“Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”. Questo il tema del Meeting per l’amicizia fra i popoli – espressione del Movimento di Comunione e Liberazione fondato da Don Luigi Giussani – scelto per l’edizione 2025. Questa frase, tratta da Cori de “la Rocca” di T.S. Eliot, porta in sé tutto il senso di questo evento che si conferma di anno in anno come un vero è proprio avvenimento, come qualcosa che si rende presente, che si manifesta in maniera inaspettata nelle vite di migliaia di persone, uomini e donne, giovani e adulti, ragazzi e ragazze che desiderano solo abbeverarsi a sorgenti nuove e antiche al contempo.Nell’oggi del mondo le “periferie esistenziali” hanno mostrato il loro volto più triste: esse si sono manifestate come lande desolate, deserti senza fine, in cui l’arsura si è tramutata in aridità interiore. Ed è proprio per questo che in tali deserti è necessario costruire, spargere acqua e concime buono, impegnarsi affinché nascano non solo oasi che danno un refrigerio temporaneo ma anche e soprattutto veri e propri luoghi di crescita e di sviluppo sociale, in cui la natura umana possa strutturarsi intorno a un’ecologia integrale. Per compiere tale rivoluzione non sono sufficienti “nuovi mattoni”: essi corrono il rischio di essere solo la inutile riproposizione di un vecchio materiale di risulta.Invece, c’è bisogno di “mattoni nuovi”, ossia “mattoni rinnovati” e che sappiano “rinnovare” a loro volta sia il mondo intero sia l’essere umano d’oggi. Come ha auspicato papa Leone XIV nel suo messaggio inviato per l’apertura del Meeting di quest’anno, bisogna “dare nome e forma al nuovo, perché fede, speranza e carità si traducano in una grande conversione culturale”. Tutto questo è magnificamente espresso nel disegno che campeggia nella locandina del Meeting: una distesa di mattoni blu che vengono esaltati da due mattoni dorati, segno di un possibile e concreto rinnovamento della vita umana e sociale. A voler identificare l’essenza di questi “mattoni nuovi”, sollecitati dalle parole del Romano Pontefice, si può affermare che essi sono il Vangelo (nel quale la fede, la speranza e la carità trovano la loro espressione più alta) e la Cultura.Oggi più che mai la società ha bisogno di questi due pilastri non solo del sapere ma anche del vivere. Senza questa “tensione positiva”, l’impalcatura esistenziale umana rischia il crollo e la desertificazione. Ciò era stato già espresso da papa Paolo VI che, esattamente cinquant’anni fa nel n. 20 dell’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, così scriveva in maniera lucida e profetica: “La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre. Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esattamente delle culture. Esse devono essere rigenerate mediante l’incontro con la Buona Novella. Ma questo incontro non si produrrà, se la Buona Novella non è proclamata”.Dunque, esiste un legame ideale tra quel lontano 1975 e il Meeting del 2025. Tale rapporto si concretizza nell’importanza di porre al centro della vita del cristiano, così come degli uomini e le donne di oggi, la freschezza di un annuncio che sappia di bello, di buono e di vero. Ciò disseta e permette anche all’arsura presente nel deserto più profondo di svanire e di farsi fioritura di una società più giusta e pacifica. Tutto ciò, scuote nelle sue fondamenta la comunità ecclesiale, chiamata a rimettere a tema della sua azione nel mondo il rapporto inscindibile tra vita spirituale e approfondimento culturale.Senza questo binomio, da un lato, la fede si tramuta in cieco fideismo, in un “fervorino spirituale” che si spegne al soffio del primo vento di dottrina e, dall’altro, la cultura si insterilisce, rischiando di tramutarsi in una riflessione priva di ogni sorta di profondità esistenziale che si abbandona al nulla e alla visione di una quotidianità disperata e solitaria. Ciò implica la necessità di un rinnovamento spirituale, etico ed educativo affinché soprattutto i ragazzi e le ragazze possano assaporare il gusto per la conoscenza che si fa sapienza e, quindi, sapore pieno della vita e di un’esistenza che prende il largo su vie nuove in cui le buche piccole o grandi possano essere colmate da quei “mattoni nuovi” che ridonano speranza al cuore e permettono a ogni essere umano di continuare il cammino sulle strade del mondo.