Un articolo de Il Riformista, pubblicato il 28 agosto 2025 e firmato da Claudio Velardi, punta il dito contro la giornalista Cecilia Sala, accusandola di aver condiviso su X uno scatto fotografico falso: «non è un documento fotografico, ma un prodotto dell’intelligenza artificiale, fabbricato per suggestionare». La foto non è un falso generato dall’AI.Per chi ha frettaLa giornalista ha replicato mostrando che la fonte è Associated Press, sostenendo che quest’ultima verifichi le immagini prima della pubblicazione.Della stessa scena esistono più scatti, anche da angolazioni diverse, pubblicati da AP e da Anadolu.Sono disponibili anche due video che riprendono lo stesso momento, confermando l’autenticità della scena.Dopo la verifica, l’autore dell’articolo, Claudio Velardi, ha pubblicato una rettifica e chiesto scusa a Cecilia Sala.AnalisiL’articolo (archiviato qui) è stato condiviso sui social la mattina del 28 agosto 2025.Circola anche lo screenshot dell’articolo, condiviso con il seguente commento:Evelyn Beatrice Hall, una saggista inglese che la usò nel suo libro “The Friends of Voltaire” (1906) scrisse la frase «Non la penso come te, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo».Non rinnego di avere difeso la Sala al tempo della prigionia in Iran e lo rifarei, ma pongo il dubbio se sia davvero una giornalista seria con i controcoglioni o una semplice imbrattacarte.Avere un’opinione e difenderla è un conto. Propagandare un falso e scriverlo come fosse vero è altra cosa.E ancora:Cecilia Sala è stata allieva di Michele Santoro… Una fotografia generata dall’intelligenza artificiale spacciata per vera, scattata da una dei reporter vittime dell’attacco israeliano all’ospedale Nasser.Eppure è facile riconoscere la falsità dell’immagine: Una sorta di affresco caravaggesco, privo del pathos che il grande pittore sapeva imprimere alle sue figure, scarso anche come opera artistica.Il botta e risposta tra Cecilia Sala e Claudio VelardiLa giornalista, in un post su X, replica a Il Riformista:Velardi sostiene che questa fotografia da Gaza è falsa, generata con l’intelligenza artificiale. Invece la foto – che ho pubblicato in un post – è autentica ed è di Associated Press, una delle tre agenzie di stampa più importanti del mondo, che (ovviamente) verifica le immagini prima della diffusione. È stata scattata dalla fotoreporter palestinese Mariam Dagga al funerale di Rashad Qasas – ucciso a Gaza mentre era in coda per una distribuzione di aiuti – l’11 giugno.Velardi, a sua volta, replica così:Gentile Cecilia, che la fotografia sia generata (o artefatta, la cosa cambia pochissimo) è indiscutibile. Ho già spiegato nei dettagli perché (lo sfondo, i volti, i colori: tutto assolutamente innaturale). Che la conferma della sua autenticità arrivi da Associated Press, che non produce foto da Gaza ma le riceve dai reporter locali, vuol dire meno di niente: come sai c’è una sterminata quantità di documenti che testimoniano innumerevoli episodi di “staging”, anche sanzionati da agenzie internazionali. Quanto poi alla conferma di Grok o di Gemini, è la conferma del tragico loop nel quale il giornalismo contemporaneo è immerso: si cerca la conferma di un artefatto ricorrendo ad un artefatto superiore, prescindendo sempre più dalla realtà, cioè da fonti inoppugnabili. Quando la realtà tornerà di moda (perché tornerà, puoi esserne certa), il giornalismo vero potrà dire la sua. Tieniti pronta, hai l’età giusta per farlo.La tesi de Il RiformistaNell’articolo leggiamo:L’altra sera Cecilia Sala, collega piuttosto seguita in rete, ha postato su Twitter/X una “fotografia” attribuita a una “reporter” morta nell’attacco all’ospedale di Gaza. L’immagine espone il dolore di una famiglia intorno a un cadavere, in un contesto drammatico e straziante: una sorta di affresco caravaggesco che mostra un corpo disteso, avvolto in un sudario bianco, circondato da alcune figure che lo vegliano.I volti sono rigidi, come congelati, senza le imperfezioni tipiche di uno scatto reale. I tessuti degli abiti presentano pieghe innaturali, ripetute come un motivo grafico più che come un vero drappeggio. Le espressioni sono impersonali, prive di quella varietà di dettagli che la sofferenza imprime nei lineamenti reali. Lo sfondo è indistinto, piatto, non ha niente del disordine che accompagna un’autentica scena ospedaliera o familiare. A un primo sguardo l’immagine può commuovere, ma a un occhio appena più attento rivela subito la sua natura: non è un documento fotografico, ma un prodotto dell’intelligenza artificiale, fabbricato per suggestionare. Non è lo scatto di una “reporter”, ma un volantino di propaganda.Più foto testimoniano l’accadutoMariam Dagga aveva fornito ad AP più di uno scatto della stessa scena (1 – 2 – 3). Attualmente, risulta difficile che un’Intelligenza Artificiale riesca a produrre con tale coerenza più immagini di un medesimo momento.In un articolo di Anadolu, datato 11 giugno 2025, troviamo una foto della stessa scena, ripresa da un’angolazione differente. Questo pone in dubbio l’accusa di uno scatto generato dall’Intelligenza Artificiale.Confrontando le due foto, coincidono le persone, l’ambientazione e i diversi dettagli (evidenzio un orologio, la maglietta del bambino e gli indumenti delle due donne a destra).I video che riprendono l’episodioTraducendo i nomi in arabo delle persone ritratte (Ata Qasas e il figlio deceduto Rashad Qasas, citati su AP), è stato possibile trovare due video (1 – 2) pubblicati su Instagram che mostrano la stessa scena, ripresa da altre angolazioni.La rettifica di VelardiDopo che le verifiche hanno smentito l’accusa iniziale, l’autore dell’articolo sul Riformista, Claudio Velardi, pubblica un thread su X ammettendo l’errore e chiedendo scusa a Cecilia Sala:1) Oggi sul @Riformista ho sostenuto che una foto postata da @ceciliasala – realizzata da una donna poi morta nell’attacco all’ospedale di Gaza di pochi giorni fa – aveva tutte le caratteristiche di un’immagine generata dall’Intelligenza Artificiale. Fatte le verifiche del caso, non risulta essere così. E quindi l’accusa di superficialità rivolta a Sala cade e me ne scuso con lei. Ho fatto come i pifferi di montagna, che andarono per suonare e furono suonati…2) E ringrazio coloro – come @DavidPuente – che hanno fatto una ricostruzione attenta delle ragioni per cui non è plausibile che sia stata l’IA a generare la foto. Detto questo, ne consegue una domanda, che mi sto facendo con serietà in queste ore. Perché ho pensato subito che l’immagine fosse un prodotto dell’IA? E perché con me l’hanno pensato centinaia di persone nei commenti? Ci sono due risposte possibili.3) La prima è che io sia in malafede, per così dire, e che non veda l’ora di sfruttare ogni occasione per attaccare quello che viene definito il fronte proPal, senza valutare con oggettività le notizie che ci arrivano da Israele o da Gaza. È un’interpretazione possibile, ma permettetemi di non prenderla in esame, perché non penso di essere in malafede. E non penso che lo siano i tantissimi che hanno visto nella foto una costruzione dell’IA.4) La seconda risposta è che ci sia un pregiudizio, un bias, nel mio sguardo sulle immagini che ci giungono da Gaza. Questo è vero, il pregiudizio c’è. Ma perché? Perché immagini artefatte, costruite, montate ad arte per coinvolgere emotivamente non aiutano, secondo me, a creare consenso intorno ad una causa ma generano sospetti e diffidenze (e questo è un punto che sviluppavo nel mio articolo).5) Di qui la conclusione. Ho sbagliato a esprimere un giudizio tranchant sull’immagine, ma se il mio errore può contribuire a far maturare in tutti un approccio più razionale e critico sui materiali sensibili e dolorosi da cui siamo sommersi ogni giorno, la brutta figura resterà, ma forse faremo un passo avanti nella discussione pubblica. Buona giornata.ConclusioniLa foto condivisa da Cecilia Sala non è un prodotto dell’Intelligenza Artificiale, ma una foto autentica pubblicata da Associated Press, confermata da più fonti fotografiche e video. L’accusa del Riformista si è rivelata infondata, tanto che lo stesso autore dell’articolo ha chiesto pubblicamente scusa.Questo articolo contribuisce a un progetto di Meta per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Meta.L'articolo Cecilia Sala non ha condiviso una foto di Gaza generata dall’Intelligenza Artificiale proviene da Open.