Battisti, nuovo strappo in Acqua Azzurra: gli eredi e la Universal sfiduciano il liquidatore

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«Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano», cantava qualcuno. Ma per quello che riguarda l’eredità di Lucio Battisti, a non finire, sono i conflitti. L’ultima puntata della saga si consuma attorno a un nome che in pochi conoscevano fino a oggi: Luigi Saporito, il liquidatore giudiziale di Edizioni Musicali Acqua Azzurra, la società che dal 1969 amministra la maggior parte del repertorio Battisti–Mogol. Gli eredi del cantautore – tra cui la vedova Grazia Letizia Veronese – detengono il 56% del capitale, e la Universal, socia con il 35%. Entrambe le parti hanno deciso di sfiduciare Saporito, ritenendo il suo compenso eccessivo rispetto all’impegno svolto e giudicando troppo onerosa la gestione. La situazione finanziaria di Acqua AzzurraLa cifra contestata è di 93 mila euro annui, un costo che da solo assorbe una parte significativa del fatturato, già eroso dalle continue spese legali. Ma Saporito non se ne andrà. Nominato dal tribunale, non ha alcun obbligo di dimissioni. Andrà avanti per la sua strada, forte della protezione giudiziaria che lo accompagna. La situazione finanziaria della società è paradossale. Nel 2024 Acqua Azzurra ha registrato ricavi per circa 540 mila euro, quasi la metà dei quali volatilizzati in spese di governance e di avvocati. A bilancio rimangono comunque utili, nell’ordine di 252 mila euro, ma il liquidatore ha scelto di non distribuirli, preferendo la prudenza in attesa che si chiariscano i rischi legali. Nel frattempo, cinque milioni di euro giacciono immobilizzati: sono il frutto di un risarcimento che gli eredi Battisti – in questo caso Grazia Letizia Veronese e dal figlio Luca – hanno dovuto versare dopo una condanna per mala gestione quando erano al timone della società. Quei soldi non si possono toccare, perché sulla condanna pende ancora un ricorso in Cassazione. Per questo Saporito li ha parcheggiati in strumenti di investimento a basso rischio, tra un certificato di deposito Crédit Agricole e un fondo Amundi, in attesa che la magistratura decida se debbano restare vincolati o se, al contrario, possano tornare disponibili.Il nodo del ricordo di Sony MusicIl contesto è reso ancor più complesso dall’intreccio di cause che negli anni hanno circondato Acqua Azzurra. Proprio a maggio di quest’anno, la Cassazione ha chiuso in modo definitivo un altro capitolo, respingendo il ricorso di Sony Music. In quel caso si parlava di una richiesta risarcitoria da otto milioni di euro, il contenzioso più pesante in termini economici. La decisione della Suprema Corte ha ridotto notevolmente i rischi di bilancio, ma non ha tolto di mezzo l’incertezza legata ai cinque milioni per mala gestio. E qui nasce il dissidio con il liquidatore: gli eredi e Universal ritengono che, con un rischio in meno e una cassa disponibile, ci sia spazio per distribuire dividendi e valorizzare il catalogo. Saporito invece insiste sulla linea attendista, temendo che ogni mossa possa trasformarsi in un boomerang se la Cassazione dovesse confermare la condanna sugli eredi. Insomma, il liquidatore preferisce aspettare che si chiariscano prima tutti i contenziosi legali in corso.1969: l’inizio dei conflittiPer capire come si sia arrivati a questa impasse bisogna tornare indietro di decenni, fino al 1969. È in quell’anno che Battisti e Mogol fondano Acqua Azzurra, la casa editrice che avrebbe amministrato i diritti del loro repertorio. Dentro ci finiscono le canzoni incise nei dodici album pubblicati fino al 1980, da Lucio Battisti a Una giornata uggiosa. È un blocco imponente, che comprende classici assoluti della canzone italiana, da Il mio canto libero a Emozioni, da Ancora tu a Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi. Non a caso è il cuore del tesoro che oggi fa gola alle major internazionali e che, invece, continua a restare fermo, “invendibile” e strattonato da un tribunale all’altro.La gestione della vedova Grazia Letizia VeroneseMa la vera “guerra”, com’è facile immaginare, si è scatenata dopo la morte di Battisti, nel 1998. All’epoca, la vedova, Grazia Letizia Veronese, ha imposto una gestione rigidissima dell’eredità, impedendo per anni utilizzi commerciali, sincronizzazioni pubblicitarie e perfino festival o cover che celebrassero la memoria dell’artista. Questa scelta, motivata come un atto di rispetto nei confronti del volere di Battisti, si è trasformata in una gabbia che ha finito per alimentare contenziosi con ex soci e con le case discografiche, primo fra tutti il paroliere Mogol. Nel 2016, dopo un lungo processo, quest’ultimo ha ottenuto un risarcimento da 2,6 milioni di euro da Acqua Azzurra per inadempienze contrattuali. Meno dei quasi otto che aveva chiesto, ma comunque una cifra significativa che ha aggravato le difficoltà finanziarie della società.Nel 2017 la liquidazione della societàNel 2017, di fronte all’impossibilità dei soci di trovare un’intesa, il tribunale ha disposto la liquidazione della società, nominando un amministratore giudiziario. Da allora Acqua Azzurra vive in una sorta di limbo: non è mai riuscita a vendere in blocco il catalogo, come era stato ipotizzato, e continua a essere gestita in un regime di commissariamento che consuma molte risorse in avvocati e spese di gestione. Solo nel 2019 è arrivata una svolta positiva: il ritorno dei dischi 1969–1980 sulle piattaforme di streaming, dopo anni di assenza clamorosa che aveva alimentato il mito dell’inaccessibilità e il malcontento dei fan.L’eredità degli album bianchiParallelamente a questo primo blocco, esiste un altro pezzo di eredità musicale che sfugge ad Acqua Azzurra: i cosiddetti “album bianchi”, quelli scritti con Pasquale Panella e pubblicati tra il 1986 e il 1994, da Don Giovanni a Hegel. Album lontani dai lavori con Mogol, più ermetici e sperimentali, caratterizzati da copertine minimaliste e chiare (da qui il nome). Giuridicamente appartengono a un’altra stagione di diritti e contratti, ma culturalmente rappresentano l’altra metà del lascito battistiano, quella che ancora oggi divide pubblico e critica tra chi li considera opere minori e chi, invece, li vede come un’avanguardia mai davvero capita. Anche questo repertorio, per motivi diversi, ha vissuto vicende travagliate di disponibilità e rimozioni dalle piattaforme digitali. Anche in questo caso, gli eredi hanno per molto tempo limitato l’accesso agli “album bianchi”, preferendo non autorizzarne la diffusione in streaming e rendendoli reperibili solo in formato fisico o per periodi limitati.L'articolo Battisti, nuovo strappo in Acqua Azzurra: gli eredi e la Universal sfiduciano il liquidatore proviene da Open.