AGI - Marco Baroni dovrà lavorare seriamente e anche in fretta se vorrà restituire un minimo di dignità a un Torino senza nerbo (per non dire altro) sceso in campo ieri a San Siro a fare da sparring partner contro l’Inter. Certo, il tecnico sta facendo di tutto per finire in tempi celeri nel mirino della tifoseria assieme all’ormai ‘maltrattato Urbano Cairo’ che fra pochissimi giorni festeggerà i 20 anni da presidente (o ‘presiniente’, come rammentano gli ultrà) accompagnato dalla solita litania di insulti.Credibilità in gioco Allenatore dal buon eloquio e di nutrita esperienza professionale, dagli addetti ai lavori etichettato come un 'aziendalista', Baroni nel giro di una cinquantina di giorni, da quando è approdato in casa Toro, sta consumando quel poco di credibilità che si è costruito in 25 anni di onesta carriera. L’Inter era forse il peggior avversario che si potesse incontrare alla prima di campionato: Lautaro e compagni, non va dimenticato, hanno vinto uno scudetto due anni fa, lo hanno buttato via la passata stagione perdendo sciaguratamente anche una Champions dopo un cammino davvero strepitoso.Errori e limiti tecniciMa il Torino messo in campo ieri sera avrebbe preso schiaffoni anche con una squadra di serie C. Il precampionato non ha insegnato nulla, evidentemente: la difesa granata è la stessa che ha chiuso mestamente il campionato con Vanoli rimediando batoste in serie. Insistere con giocatori che lo scorso anno hanno mostrato chiari limiti tecnici e agonistici significa essere ciechi e ottusi, significa paradossalmente non sapere di calcio. Coco, ad esempio, se non colleziona almeno un errore a partita non è contento, Masina è un terzino e non va schierato come centrale, per Biraghi parla ormai la carta d’identità, Lazaro – versione arretrata - è quello che è, Pedersen resta il solito enigma ma almeno ci mette impegno.Necessità di rinforziLasciare in panchina Maripan, uno dei pochissimi a giocare con cattiveria, sembra essere un ostinato capriccio dell’allenatore che soltanto a dieci giorni dalla fine del mercato si deve essere accorto che la squadra ha bisogno di un regista che protegga la difesa. Vlasic ieri è partito spesso, palla al piede, dalla propria area quando dovrebbe occupare ben altra porzione di campo per risultare efficace. Ngonge, fortemente voluto dal tecnico che lo ha saputo gestire bene a Verona, non ha mai saltato l’uomo: eppure è arrivato al Toro nella speranza che creasse superiorità numerica. Simeone – che non giocava titolare da tempo immemore - ha avuto una sola opportunità (e l’ha pure malamente sprecata). Gineitis è in un periodo no. Casadei ha cominciato il torneo esattamente come lo aveva finito, cioè senza benzina. Il portiere non è un fenomeno ma in questo caso bisognerebbe chiedere a Vagnati perché sia andato a pescarlo proprio in Portogallo. Alla fine l’unico salvabile della orribile serata milanese è quell’Ilkhan che ha fatto il suo, con ordine e personalità.Mercato e futuro incerto di BaroniUrgono acquisti, inutile dirlo, ma acquisti mirati e sensati a cominciare dalla difesa, e non tanto per fare numero, altrimenti il Torino finirà male o comunque non arriverà ad alzare la famosa asticella, come invece si è augurato il direttore sportivo nelle dichiarazioni pre-partita di ieri. Baroni stesso potrebbe concludere anzitempo la sua esperienza sotto la Mole se non svolterà: il calendario di quest’anno per i granata è spietato.Nel giro di poche giornate, il Torino incontrerà quasi tutte le formazioni più forti del torneo. Domenica ospita la Fiorentina, dopo la sosta giocherà a Roma contro i giallorossi di Gasperini, poi riceverà l’Atalanta, andrà a Parma, quindi ritornerà nella capitale per sfidare la Lazio. E dopo la seconda sosta, giocherà in casa contro Napoli e Genoa, ci sarà poi la trasferta a Bologna, cui seguiranno il match interno contro il Pisa e il derby. Che la ‘manita’ milanese dia una scossa a tutto l’ambiente è l’auspicio del popolo granata. E Baroni si ricordi che Vanoli, apprezzato dalla tifoseria, è ancora sotto contratto.