di Emiliano Ficalbi e Lisa Marino, Rete dei Santuari di Animali Liberi*“Donate i vostri animali domestici, saranno cibo per gli animali carnivori”. È l’appello dello zoo di Aalborg, in Danimarca, che ha recentemente invitato la cittadinanza a “donare” animali domestici non più desiderati per darli in pasto ai predatori in gabbia. L’obiettivo? Imitare la catena alimentare naturale degli animali, sostengono i gestori della struttura, in nome di presunti naturalità, benessere e sostenibilità.Ma siamo di fronte a salvaguardia della natura o a crudeltà e arroganza umana?A seguito dell’iniziativa dello zoo danese, animali anziani, non più voluti oppure indesiderati, potranno dunque essere portati vivi nella struttura, per essere dati in pasto a tigri, linci, lupi e leoni. In che modo? Passando direttamente allo zoo, nei giorni feriali e senza necessità di fissare un appuntamento, portando con sé un numero massimo di quattro animali alla volta.Parliamo di animali domestici come conigli, porcellini d’india, galline e capretti, ma anche di cavalli di piccola taglia per i quali, udite udite, chi “dona” potrà beneficiare di un bonus fiscale.La scelta fa discutere e sta sollevando accese polemiche. Ma non è la prima volta che la Danimarca fa parlare di sé. Nel 2014, al Copenhagen Zoo, il caso del giovane giraffino Marius aveva già mostrato al mondo l’orrore che si cela dietro la retorica “educativa” e “conservazionista” degli zoo. Marius era un cucciolo di diciotto mesi, perfettamente in salute, nato in cattività all’interno della struttura. Facendo appello a ragioni legate al suo Dna che, a detta dei gestori, avrebbe potuto dar vita a problemi di consanguineità per via della presenza di “troppi soggetti con lo stesso patrimonio genetico”, il destino del piccolo Marius fu presto tracciato.A nulla valsero le proteste degli attivisti e gli appelli della cittadinanza per salvare la vita del giraffino, di cui venne infine confermata e organizzata la pubblica esecuzione: freddato con un colpo di pistola alla testa, sventrato, dissezionato e, infine, fatto a pezzi, per essere dato in pasto ai leoni in gabbia dello zoo. Il tutto davanti al gruppo di persone in visita quel giorno e alle scolaresche presenti.Tutela della biodiversità o arroganza umana? Progetto educativo o spettacolarizzazione della violenza?Queste scelte hanno scatenato e scatenano profonda indignazione. Ma non è un problema solo di questi zoo. Il problema sono tutti gli zoo. Tutti i luoghi in cui gli animali sono reclusi, privati della libertà, strumentalizzati per il profitto e per l’intrattenimento umano. Luoghi in cui si nasce e si muore per scopi che nulla hanno a che fare con il rispetto della vita.Non esiste nulla di “educativo” nel mostrare a dei bambini un animale sezionato. Non c’è nulla di “naturale” nel rinchiudere un leone in una gabbia, e poi dargli da mangiare un coniglio ucciso a pochi metri di distanza. Non c’è natura in una struttura fatta di cemento, vetro e acciaio. C’è addomesticamento, prigionia, spettacolarizzazione della sofferenza.Non c’è tutela nella cattività. Non c’è sostenibilità nell’arrogarsi il diritto di decidere per la vita e la morte di un animale cosiddetto “predato”, cui non si pongono alternative. La natura non ha bisogno della mano umana per regolarsi e per mantenere il suo equilibrio.Gli zoo non insegnano il rispetto: insegnano la dominazione. Gli zoo non conservano le specie: le gestiscono, le selezionano, le riproducono e le sopprimono a piacimento, come se fossero oggetti in una collezione. Gli zoo non salvano gli animali: li imprigionano per sempre.Un mondo più giusto non si costruisce educando i bambini alla gabbia. Si costruisce mostrando loro che ogni animale ha il diritto di camminare libero su una terra libera, di vivere secondo i propri bisogni, non in funzione dei desideri umani. Per questo, come Rete dei Santuari di Animali Liberi in Italia, diciamo chiaramente: no a ogni forma di detenzione e sfruttamento animale. No agli zoo, agli acquari, ai circhi, ai bioparchi e a tutte le varianti del dominio. No alla logica che divide gli animali in specie da coccolare, da rinchiudere o da mangiare.Esiste un solo zoo giusto: quello chiuso, svuotato, riconvertito in un luogo di memoria e liberazione.* La Rete dei Santuari di Animali Liberi è un network che riunisce e coordina rifugi per animali, così detti da reddito, scampati dall’industria zootecnica. Conta 26 santuari aderenti, disseminati per tutto il Paese. I santuari della Rete non sono solo semplici rifugi. Sono antispecisti. Antifascisti. Sono spazi politici di resistenza, pace e libertà, in cui ogni animale torna ad essere ciò che è: ovvero una persona. Un individuo, unico al mondo. I santuari praticano la Cura e, insieme, testimoniano storie di prigionia e libertà, raccontando quotidiane rivoluzioni, silenziose, e gesta di inaudito coraggio e resistenzaL'articolo Lo zoo danese che cerca animali vivi per nutrire i predatori non è il problema: il problema sono tutti gli zoo proviene da Il Fatto Quotidiano.