“Mi hanno dimenticato, voglio tornare”: l’appello di Michele Piccirillo, ex campione del mondo di boxe

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A sedici anni dall’ultimo match di una lunga carriera, che lo ha visto campione del mondo in due sigle diverse, Michele Piccirillo si sente dimenticato dal mondo della boxe, che per trentasei anni è stato il suo. “Mi hanno completamente dimenticato – dice a ilfattoquotidiano.it – non ho mai avuto l’onore di parlare con la Federazione Pugilistica Italiana. Tempo fa uscì questa voce che io non volessi più stare in questo ambiente: è falso. Nessuno mi ha mai fatto una telefonata per chiedermi qualcosa, né i presidenti che nel frattempo si sono succeduti né i vari dirigenti”. Piccirillo ha voglia di sentire nuovamente l’odore delle palestre, dopo essere stato un protagonista del ring per decenni. La sua è stata una buona carriera da dilettante, che lo ha portato a partecipare ai Giochi Olimpici di Barcellona. Straordinaria invece quella da professionista, con un record di 50 vittorie e 5 sconfitte (quasi tutte all’estero). Ha conquistato il titolo italiano, il titolo europeo, il mondiale IBF e WBU (per un totale di dieci match titolati vinti). Il suo soprannome era “The Gentleman”, per come combatteva sul ring e il suo modo di fare fuori dal quadrato. “Forse sono stato troppo ‘gentleman’, ho sempre parlato poco. Ma ora lo dico: ho voglia di ritornare. Mi manca, sono passati tanti anni. Ho iniziato che avevo quattro anni, ero sovrappeso e dovevo dimagrire. Facevo due allenamenti al giorno, per 36 anni, feste comprese. Ora provo nostalgia, ma non è stato facile neanche all’inizio. La prima settimana è bella, ma poi ti manca. Puoi avere un tracollo anche a livello psicologico, è comune a tanti sport. Potrei fare tante cose, ma un rientro come pugile no, è molto pericoloso e non mi interessa. Sono contrario anche ai match di esibizione, quando non sei allenato e sei fermo da tempo”.Juan Martin Coggi, Frankie Randall, Cory Spinks: sono tanti i pugili di livello che ha affrontato. “I match più belli non sono stati necessariamente quelli delle sigle più importanti. La sigla non fa il match e neanche il campione. Ho incontrato Vernon Forrest, tra l’altro anche da dilettante, ed era più alto, quasi un peso medio, e in quel momento era più forte. Non ho rimpianti per quella la sconfitta. Ho fatto due match con Alessandro Duran, un pugile esperto: in quel momento abbiamo rivitalizzato la boxe italiana. Due vittorie. Il primo match è stato il migliore: sono arrivato sfavorito e ho vinto per KO. Il secondo, invece, l’ho vinto ai punti”.Piccirillo, nato a Bari e residente a Modugno, ha avuto anche un contratto in America con Don King, 94 anni e ancora attivo in attività organizzative e manageriali. “Non è mai stato facile con King. Conta ancora adesso, alla sua età, anche se organizza poco. Avevo un contratto di tre anni, ma dopo un anno e due mesi lo ruppi. Lui ti faceva combattere solo se c’era la televisione, se ci guadagnava. Ha sempre pensato ai suoi interessi. Ho rischiato di finire là la mia carriera. Non è facile niente con lui… Ne ho passate tante negli States. Il 12 o 13 settembre 2001 dovevo combattere con Pineda. Caddero le torri gemelle, e il match fu posticipato. Ero a New York in un quel momento drammatico, non riuscivo a mettermi in contatto con mia moglie”.Com’era la boxe nei suoi anni, negli anni Novanta e Duemila? “Le borse non erano come negli anni Ottanta, anche se io ho avuto tante dirette Rai. Una volta non era facile neanche studiare l’avversario. Il manager poteva mandarti qualche video, ma erano davvero pochi. Per alcuni dovevi basarti su un solo filmato. Io me li studiavo, ero bravo a leggere il match anche davanti alla tv. Oggi la boxe italiana non se la passa bene. La ricetta? Si deve ripartire dai bambini. Bisogna invogliare i ragazzi nelle scuole a venire in palestra, sono loro il futuro. Dobbiamo mostrare e saper raccontare i valori del pugilato”.L'articolo “Mi hanno dimenticato, voglio tornare”: l’appello di Michele Piccirillo, ex campione del mondo di boxe proviene da Il Fatto Quotidiano.