Tre piscine comunali all’aperto attive su otto. È questa la (scarna) offerta di svago e rinfresco per chi rimane a Milano in una delle estati più calde di sempre, attenuata solo negli ultimi giorni da qualche giornata di piogge e temporali. Romano, Cardellino e Sant’Abbondio: soltanto tre piscine aperte per oltre un milione e trecentomila milanesi. Le altre cinque? Chiuse. Là dove c’era la vasca oggi ci sono gli arbusti. O le gru. Già, perché alcune di queste sono destinate a essere ristrutturate, ma dai privati che hanno ottenuto concessioni di oltre quarant’anni.È il caso dello storico centro balneare Lido di Milano. “Ci dicevano che il Comune non aveva i soldi per rimetterla a posto e così l’hanno data in mano a multinazionali che la gestiranno per un sacco di tempo” spiega una residente del quartiere e attivista del centro sociale Cantiere, che in questa vasca ci è cresciuta come tante e tanti della zona ovest della città. “Come è stato possibile?” si chiede incredula. “Anche perché quando riaprirà ci saranno prezzi inaccessibili”. E così quello che era “un presidio sociale” rischia di diventare un posto non più per tutti. “Qui siamo a due passi da San Siro, uno dei quartieri con più bambini e giovani della città. Con la privatizzazione c’è il rischio di uno sbarramento per le persone che fanno più fatica”. La paura, condivisa da un altro abitante del quartiere, è che “Milano diventi una città non più per le persone normali, ma per ricchi e persone cattive”. Per questo il centro sociale Cantiere, che si trova a pochi metri dalla Lido, ha lanciato un appello per una mappatura sociale della città. “Giù le mani dalla città. Se volete un rifugio termale in cui barricarvi da soli nel vostro lusso, forse non è una città che state cercando – scrivono in una nota le militanti – siamo la città e senza di noi Milano muore”.Se si cambia quartiere, la situazione non varia. In zona Niguarda, il centro balneare Scarioni è chiuso da anni. “Che vergogna” racconta una bidella che abita in zona dal 1982. “Tutte le estati venivo qui. Era la nostra ancora di salvezza per noi bambini”. E i bambini di oggi? “Sono in mezzo alla strada” racconta un altro pensionato. E da Niguarda dove si va in piscina all’aperto? “Alla Lido?”. No quella è chiusa. Tocca andare alla piscina Romano, zona Città Studi, uno dei tre centri balneari scoperti rimasti attivi. Di sabato mattina, la coda si forma ben prima dell’orario di apertura. “C’è sempre gente” racconta un istruttore di nuoto che frequenta abitualmente la piscina. “Del resto la gente non può più permettersi di andare in vacanza per gli affitti e il carovita”. Lui ne è la dimostrazione. Con il suo contratto a tempo indeterminato, quest’anno non è riuscito ad andare al mare con figlio e moglie. E così passa la sua estate in una delle poche piscine aperte.Per questo il collettivo Sai Che Puoi ha lanciato la petizione “Milano balneare” che in un anno ha raccolto più di diecimila firme. “Per decenni Milano ha garantito a chiunque spazi pubblici per il refrigerio e la socialità: i centri balneari comunali, dove a tariffe popolari si poteva trascorrere l’estate in città – si legge nel testo della petizione – tre su quattro di questi luoghi storici – Lido, Scarioni e Argelati – sono chiusi da anni, però, e rischiano di essere trasformati in spazi privati, accessibili solo a pochi”. La richiesta al sindaco, alla Giunta, al Consiglio Comunale e ai Municipi è quella di “riaprire i centri balneari Scarioni e Argelati con un progetto a guida pubblica che garantisca l’accesso a tariffe comunali e preservi la destinazione degli spazi, aprire alla balneazione estiva e gratuita il lago del Parco Nord a Niguarda (progettato per essere balneabile, ma mai aperto) e la Darsena (con le adeguate misure di sicurezza) e valorizzare il tema dell’acqua come fonte di refrigerio delle superfici nella progettazione degli spazi pubblici della città”L'articolo A Milano soltanto tre piscine aperte per più di un milione di abitanti. E c’è il rischio privatizzazione: “Città per ricchi, non per le persone normali” proviene da Il Fatto Quotidiano.