Implosione, anziché invasione. Fonti Usa confermano che, al di là delle navi da guerra a poche miglia di Caracas, la strategia di Washington punta a “rovesciare il presidente venezuelano Nicolas Maduro dall’interno”, fomentando “sospetti, rotture e tradimenti” dentro al ventennale movimento chavista. “Maduro dovrebbe dormire con gli occhi aperti”, ha scritto mercoledì sera su “X” il senatore repubblicano dell’Ohio, Bernie Moreno; facendo riferimento alla taglia posta dal Dipartimento Stato Usa nei confronti del leader venezuelano ha aggiunto: “Presto qualcuno in Venezuela sarà 50 milioni più ricco”. Anche il congressista repubblicano del Florida, Carlos Giménez, si dice a conoscenza di “fratture interne nel regime”, con figure chiave “in fuga o che hanno già cambiato casacca”.In risposta alle ultime provocazioni Maduro ha convocato i Paesi dell’Alba, Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América, che in un vertice da remoto hanno condannato la pretesa statunitense di “imporre politiche illegali, interventiste e contrarie all’ordine costituzionale degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi”. Qualche giorno fa è arrivato anche il sostegno di Teheran, irriducibile alleato di Maduro, e venerdì sera quello di Mosca, mentre rimane, nel momento in cui si scrive, il silenzio di Pechino.Nel frattempo il governo venezuelano volge lo sguardo anche al suo interno e ordina l’intervento del Servizio bolivariano dell’Intelligence (Sebin) e della Direzione generale di controspionaggio militare (Dgcim) all’interno del proprio gabinetto. L’intervento, che si è verificato intorno alle 16 di mercoledì, ha portato all’arresto di una ministra la cui identità non è stata svelata dalle autorità venezuelane. “È stata portata via perché indagata per cospirazione”, ha rivelato il giornalista venezuelano Jesús Medina Ezaine, aggiungendo che “ci saranno più detenzioni nelle prossime ore”.Nelle stesse ore il presidente dell’Assemblea nazionale, Jorge Rodríguez, ha annunciato l’arresto del deputato per il Partito socialista, Julio César Torres Molina, accusato di narcotraffico, e la rinuncia “irrevocabile” di Gladys Requena – veterana dentro le file chavismo – all’incarico di ispettrice generale dei tribunali venezuelani. “Non ha rinunciato, ma l’hanno fatta rinunciare e anche lei è accusata di cospirazione”, confermano fonti dell’Assemblea nazionale. L’offensiva dell’Intelligence non si ferma al vertice, ma assume un carattere capillare raggiungendo anche dirigenti e impiegati della statale petrolifera Pdvsa, dell’azienda di telecomunicazioni Cantv e di altri servizi pubblici. “Diversi di loro sono stati convocati”, conferma a Ilfattoquotidiano.it il giornalista Carlos Miura Uzcategui: “Non c’entrano nulla con le attuali tensioni politiche, ma non sanno cosa aspettarsi: hanno paura”.Contro dissidenti e stranieri “non autorizzati” – La sorveglianza nelle strade è aumentata, tra agenti in borghese, forze armate, oltre ai 4mila miliziani già mobilitati. “Se qui succede qualcosa vi verremo a prendere a casa”, ha detto il ministro dell’Interno e della Giustizia Diosdado Cabello rivolgendosi agli oppositori. È già successo qualche sera fa nella prigione dell’Helicoide, dove gli agenti hanno fatto irruzione nelle celle per aggredire i reclusi, tra cui l’italo-venezuelano Biagio Pilieri, detenuto da più di un anno. Non c’è scampo neppure per gli stranieri. “Chiunque entri senza autorizzazione rimarrà qui, in Venezuela, sotto arresto”, ha detto sempre Jorge Rodríguez in seduta parlamentare. “Vietato viaggiare a Caracas”, è il promemoria Usa ai concittadini.L'articolo Venezuela, gli Usa provano a rovesciare Maduro: “Dovrebbe dormire con gli occhi aperti”. E a Caracas iniziano le purghe proviene da Il Fatto Quotidiano.