Migranti, Mediterranea disobbedisce al Viminale: “Genova lontana, rotta su Trapani in nome della Costituzione”

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“Abbiamo appena comunicato al Centro di coordinamento del soccorso marittimo che cambiamo rotta e siamo diretti a Trapani per lo sbarco delle dieci persone”. Così la ong Mediterranea Saving Humans che sarebbe dovuta andare a Genova, porto assegnato dalle autorità italiane per lo sbarco dei dieci migranti tratti in salvo nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi. La nave umanitaria aveva chiesto l’indicazione di un approdo più vicino. Poi, alle 16.16, mentre si trovava al largo dell’arcipelago delle Egadi, il comandante e il capomissione hanno comunicato al Mrcc di Roma che “visto il peggioramento delle condizioni psicofisiche delle dieci persone soccorse a bordo, non sussistono le condizioni di sicurezza per proseguire la navigazione per quasi tre giorni di mare verso Genova”. Da qui il cambio di rotta, con l’arrivo al porto di Trapani è previsto intorno alle 20.“Ci assumiamo il comandante Paval Botica e io la piena responsabilità di questa scelta – dice Beppe Caccia, capomissione a bordo – la nostra prima e unica preoccupazione sono le condizione delle persone a bordo, già provate e traumatizzate da tutto quello che hanno passato in Libia e in mare. Non possiamo tollerare giochetti politici sulla pelle di dieci ragazzi che stanno male e devono essere curati. Che il governo se la prenda con noi, non con i naufraghi superstiti. Disobbediamo – conclude – a un ordine ingiusto e inumano del ministero dell’Interno. Ma così facendo obbediamo al diritto marittimo, alla Costituzione italiana e alle leggi dell’umanità”. La scorsa notte, Mediterranea aveva commentato così l’indicazione del Viminale sul “luogo sicuro di sbarco” (pos): “Il tentativo di imporre Genova per lo sbarco avviene senza che il Viminale tenga minimamente conto delle difficili condizioni psico-fisiche dei dieci superstiti, come ampiamente attestato negli ultimi due giorni dal report e dalla certificazione individuali prodotti dallo staff medico di bordo”.I migranti soccorsi sono cittadini kurdi di Iran e Iraq, egiziani e siriani, tra cui tre minori non accompagnati di 14, 15 e 16 anni. Tutti gettati in mare da miliziani libici, aveva denunciato la ong dopo il salvataggio nella notte tra mercoledì e giovedì. “Dieci persone gettate in mare a calci e pugni, di notte, con onde oltre il metro e mezzo, da un assetto di tipologia militare che ha affiancato a dritta la nostra nave e poi ha buttato in mare degli esseri umani, come fossero rifiuti. Solo la prontezza e la professionalità dei nostri rescue team ha evitato che qualcuno morisse. Tuttavia ai miliziani libici glielo hanno insegnato le autorità italiane ed europee che quelle vite non valgono niente: che si monetizzano, per fermare o per fare partire, ma sul piano umano sono vite sacrificabili”, aveva scritto Mediterranea in una nota.Precisando che “il sistema delle ‘Run Away Boat‘ (Rab), cioè delle imbarcazioni veloci che ti affiancano per poi scaricare – anche direttamente in mare come questa volta – persone che tentano di fuggire dalla Libia e che, pur avendo lo status di profughi e rifugiati, non hanno alcun modo legale per arrivare in Europa, è una articolazione del complesso reticolo di interessi e soggetti che si muovono in Libia e dalla Libia attorno al business del traffico di esseri umani”.L'articolo Migranti, Mediterranea disobbedisce al Viminale: “Genova lontana, rotta su Trapani in nome della Costituzione” proviene da Il Fatto Quotidiano.