Da Rimini – Dopo settimane di silenzio nella pausa estiva per ricaricare le batterie, Giorgia Meloni torna a riprendersi la scena. Lo fa al Meeting di Rimini, con un discorso che supera le attese per durata e intensità. La premier parla dal palco di Comunione e Liberazione per un’ora e regala alla platea che l’ha accolta con una standing ovation «preventiva» un discorso-manifesto tutto fondato sui valori: la persona, la famiglia, il lavoro come fondamenti della dignità umana e della società. E l’importanza della fede e della spiritualità, sottolineata con una lunga sere di citazioni di leader cattolici di ieri e di oggi, a partire da Don Giussani. Musica per le orecchie del popolo di Cl che affolla l’auditorium della Fiera di Rimini. Meloni condisce il tutto con una serie di affondi «valoriali» più prettamente legati al programma di centrodestra: la riforma della giustizia per dare una lezione ai «giudici politicizzati», la lotta senza quartiere contro l’immigrazione (illegale), il premierato insieme con l’autonomia differenziata per rafforzare l’esecutivo e dire per sempre basta «a governi di segno opposto a quelli sanciti dalla volontà popolare».Lo slalom tra le polemiche e le sponde a Tajani e Salvini Meloni arrivava alla 46esima edizione del Meeting per la prima volta nelle vesti di presidente del Consiglio (tre anni fa, nel 2022, era in corsa per diventarlo) per rompere un silenzio tenuto per tutto agosto – fatta salva la missione fuori programma a Washington con gli altri leader europei per scongiurare un accordo Trump–Putin sulla testa dell’Ucraina. Nei giorni scorsi aveva evitato con cura ogni intervento (pubblico) sule polemiche politiche estive: quella sulla commissione scientifica sui vaccini su cui ha rischiato di scivolare il ministro della Salute Orazio Schillaci, lo scontro con la Francia dopo gli attacchi di Matteo Salvini ad Emmanuel Macron sulle truppe in Ucraina. Se n’è tenuta alla larga pure al Meeting, dove ha evitato ogni domanda dei cronisti per concentrarsi sul suo discorso. In cui ha sottolineato invece a più riprese la solidità del suo governo anche in chiave internazionale. Ha reso omaggio ad Antonio Tajani quando ha difeso con forza l’operato dell’Italia sulla crisi di Gaza (dedicandosi a «salvare le vite di bambini» anziché «urlare slogan o scrivere mozioni»). Ma anche a Salvini, sminando implicitamente il campo dalle polemiche, quando ha sottolineato di star lavorando proprio con lui all’unica vera misura annunciata nel discorso: «un grande piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie». Gaza e Ucraina: la ricetta di Meloni per la pace Rivendicato con orgoglio di aver riportato l’Italia al centro della scena internazionale, tanto che con buona pace di certi «cattivi maestri» ora la stampa estera non dipinge più l’Italia come «la grande malata d’Europa», ma al contrario come «un’anomalia positiva», Meloni ha ribadito la sua posizione sul conflitto russo-ucraino: sostegno convinto agli sforzi diplomatici guidati dall’Amministrazione Usa, ma omaggio più convinto alla «resistenza eroica del popolo ucraino», che col sostegno di Italia, Europa e Occidente ha consentito di respingere lo sfondamento delle forze russe. La premier ha rivendicato poi ancora una volta che in concreto l’idea avanzata dall’Italia di garanzie di sicurezza a Kiev sul modello dell’articolo 5 della Nato « ora è la principale sul tavolo» della diplomazia. Quanto a Gaza, se l’Italia è stata in prima fila nel sostegno a Israele dopo «l’orrore del 7 ottobre», ora, affonda Meloni, «non possiamo tacere di fronte a una reazione che è andata oltre il principio di proporzionalità mietendo troppe vittime innocenti e arrivando a coinvolgere anche le comunità cristiane, da sempre fattore di equilibro nella regione». Urge quindi, ha ribadito la premier, che Hamas rilasci tutti gli ostaggi, e che dal canto suo Israele «cessi gli attacchi, fermi l’occupazione militare a Gaza e la costruzione di insediamenti in Cisgiordania e consenta il pieno accesso agli aiuti umanitari».Famiglie e periferie, gli aiuti e il «cambiamento culturale»Sulla legge di bilancio che il governo sta iniziando in questi giorni a mettere a punto Meloni invece non si sbottona. Piano casa per le giovani coppie a parte, si limita a snocciolare gli aiuti e sostegni vari alle famiglie già messi in campo dal suo governo, e contro l’inverno demografico invita se mai tutti gli attori della società a porre le condizioni di un «clima culturale nuovo e diverso da costruire insieme». Che passi appunto in primis dalla rimessa al centro del valore della genitorialità, anche contro certe derive fintamente moderne come quella dell’utero in affitto di donne povere. Sul fil rouge della speranza da ridare a persone e territori Meloni rivendica pure con forza il lavoro fatto da Caivano in avanti per ridare vita e speranza alle aree dimenticate del Paese o «desertificate dalle mafie». Rilancia la battaglia contro la droga: «Fa schifo, distrugge la vita, ti riduce a uno schiavo. Ma se cadi in dipendenza devi sapere anche che non sei perduto, che troverai qualcuno a prenderti per mano uscire dall’oscurità», dice annunciando la sua visita seguente alla Comunità di San Patrignano (dov’è stata ieri dopo il Meeting pure la presidente del Parlamento europeo Roberta Mestola). La battaglia contro i giudici politicizzati L’ultima battaglia su cui Meloni cerca e a tratti trova gli applausi convinti della platea di Cl è quella contro i giudici, o meglio «certi» giudici. In primis quelli che si sono messi di traverso sulle iniziative del suo governo per contrastare l’immigrazione illegale – i centri di smistamento in Albania: «Voglio dire con chiarezza che ogni tentativo che verrà fatto di impedirci di governare il fenomeno dell’immigrazione illegale verrà rispedito al mittente: non c’è giudice, politico o burocrate che possa impedirci di fare rispettare la legge dello Stato italiano, di garantire la sicurezza dei cittadini, di combattere gli schiavisti del terzo millennio e di salvare vite umane». La platea di impostazione cattolica reagisce incerte. Ma esplode invece quando Meloni in chiusura torna di nuovo sul tema per ribadire che intende andare avanti con la riforma della giustizia, «nonostante le invasioni di campo di una minoranza di giudici politicizzati che provano a sostituirsi al Parlamento e alla volontà popolare: non per sottomettere il potere giudiziario a quello politico, ma al contrario per rendere la giustizia più efficiente per i cittadini e meno condizionata dalla malapianta di correnti e ideologie, per liberarla», quasi urla la premier. «Sono venuta qui non a cercare consenso, ma a chiedervi una mano perché senza la società viva la politica non ce la può fare», conclude Meloni. E il Meeting quella mano pare tendergliela.L'articolo Gaza, migranti, famiglia e giustizia: il discorso-manifesto di Giorgia Meloni che conquista il Meeting (e fa felici Tajani e Salvini) – I video proviene da Open.