Al via la Mostra del cinema di Venezia: fuochi d’artificio numerici per nascondere il fango sotto il red carpet

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Cinema e audiovisivo: a Venezia fuochi d’artificio numerici per nascondere il fango sotto il red carpet. Box office estivo a -24 % rispetto al 2024, i set in lavorazione in tutta Italia sono solo 14Chi scrive queste noterelle studia le politiche culturali e le economie mediali da almeno tre decenni e ha la presunzione di poter smascherare gli usi strumentali dei “numeri”, ovvero della pratica – frequente in Italia – di sparare spesso cifre in libertà, con obiettivi propagandistici e per supportare le proprie tesi… Purtroppo la gran parte dei giornalisti non usa gli strumenti della critica e finisce per rilanciare queste numerologie fantasiose.La validazione metodologica dei numeri, dei dati e delle statistiche è assai rara nel nostro Paese, così come non è diffusa una cultura della valutazione degli interventi della mano pubblica: nel settore della cultura, dello spettacolo, delle arti, la situazione è particolarmente grave, a causa del disinteresse mostrato sia dal Ministero della Cultura sia dall’Istat. Sia il Mic sia l’Istituto Nazionale di Statistica non si sono infatti mai dotati di un “sistema informativo” all’altezza delle esigenze di un buon governo delle politiche pubbliche in materia di cultura.A fronte di queste premesse, suscita ilarità che la Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, delegata a cinema e audiovisivo (nonché industrie culturali e creative) promuova per giovedì 28 agosto 2025 in quel del Festival di Venezia un incontro dal titolo ad effetto: “Il cinema e l’audiovisivo in numeri. Motore culturale, occupazionale e opportunità per il Paese”. Che cinema e audiovisivo siano un “motore culturale” e “occupazionale” è indubbio, ma – retorica a parte – il settore non dispone di un dataset adeguato a comprenderne il vero stato di salute. Ma i “numeri” veneziani… quali saranno?!Temo un altro flusso di numeri in libertà, come avvenuto negli ultimi anni per i dati sul “tax credit” e sul “box office”: numeri sparati strumentalmente per sostenere che il sistema cine-audiovisivo stava crescendo forte e robusto, salvo poi scoprire (e c’è voluto un “outsider” come l’ex ministro Gennaro Sangiuliano!) che “Okay, Houston, we’ve had a problem here” (cit. dalla missione dell’Apollo 13), ovvero che nell’arco di un decennio lo Stato ha iniettato un paio di miliardi di euro di danaro pubblico, stimolando una sovrapproduzione di opere che spesso nessuno ha visto e alimentando un sistema complessivamente drogato. Da settimane, però, si registra un curioso silenzio stampa: il “tax credit” scomparso dai radar!Da un paio di anni, tutto il settore cine-audiovisivo è stato rallentato da una “riforma” che non ha ancora rimesso in moto le energie. Ma la Sottosegretaria Borgonzoni, il Presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone (FdI), e finanche lo stesso Ministro Alessandro Giuli (FdI) continuano a tessere le lodi delle politiche “post-Franceschini”, che di fatto ancora ben poco si sono differenziate dall’“originale” della Legge n. 220 del 2016. Il cinema e l’audiovisivo sono gestiti dall’asse Lega-Fratelli d’Italia (Forza Italia… assente), ma la vera “domina” del settore continua ad essere la senatrice leghista, fiduciaria assoluta di Matteo Salvini.La kermesse veneziana è l’occasione ideale per ri-suonare la grancassa di questo ottimismo cieco ed egolatrico, che conferma ancora una volta un governo deficitario di sistemi di controllo e valutazione.Prima di ascoltare i “numeri” dal Lido di Venezia, un esempio recente di numerologie fantasiose è di questi giorni: lunedì 25 agosto, Assolavoro Datalab (ovvero l’Osservatorio dell’Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro – Assolavoro) ha diramato un comunicato stampa secondo il quale “sono oltre 240mila le nuove assunzioni in programma nell’anno in corso, per i professionisti del sistema Cinema e Audiovisivo”. Numeri in libertà, allorquando le stime più diffuse (elaborazioni della Fondazione Symbola, peraltro anch’esse mai validate adeguatamente, nell’ultimo report “Io Sono Cultura”) quantificano in circa 60.000 il totale dei lavoratori occupati nel settore italiano del cinema e dell’audiovisivo. E ciò basti.E che dire del “box office”? La Sottosegretaria continua a sostenere che l’andamento del cinema in sala sta migliorando in modo significativo, ma nessuno ha contestato le elaborazioni di Stefano Radice su “CineGuru 2.0/Screenweek”, che ha evidenziato come le 11 prime settimane degli incassi dei cinematografi italiani (dal 5 giugno al 20 agosto) abbiano registrato nel 2025 un -24,4% rispetto all’omologo periodo dell’anno 2024, e un cinema italiano “quasi assente”. Eppure la Sottosegretaria si autocompiace ancora nel sostenere che la misteriosa campagna promozionale “Cinema Revolution” (ignoti gli autori, ignota la creatività, ignoto il piano media, si sa soltanto che il Ministero trasferisce a Cinecittà tra i 20 e i 25 milioni di euro ogni anno, ma come siano gestiti nessuno pubblicamente sa…) sta contribuendo a risollevare le disastrate sorti del cinema italiano a livello di incassi. Attendiamo i risultati della dodicesima settimana, per intonare un opportuno requiem.E che dire delle produzioni in corso?! Quella stessa fonte che la Sottosegretaria ha spesso citato, ovvero le elaborazioni offerte dal portale “Italy for Movies” (curato da Cinecittà e Mic in collaborazione con l’Italian Film Commissions), segnala che attualmente sono in fase di produzione soltanto 14 opere in tutta Italia. Dicesi quattordici!Delle “opere sul set”, i lungometraggi sono soltanto cinque e prevalgono alcune storiche serie tv (da Doc – Nelle tue mani a Mare fuori 6 alla soap Il paradiso delle signore 8). Di queste 14 opere, una soltanto è classificata come “internazionale” (si tratta del film Artificial di Luca Guadagnino, girato tra la California e Torino) e una è una coproduzione (il lungometraggio Cercatori d’angeli di Leonardo Pescatore, tra la Svizzera e Bolzano). Il dataset è curato da Dgca Mic-Cinecittà e Slc-Cgil (in virtù di quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di lavoro delle Troupes). Dei 14 set attualmente attivi, ben dieci sono nel Lazio soltanto. Dati sconfortanti, che nessuno però rilancia…Soltanto tre mesi fa (il 15 maggio), la stessa Sottosegretaria sosteneva orgogliosa come fossero attivi in Italia ben “42 set”, dichiarando “tutti abbassino i toni, il settore non è bloccato”. Siamo ora ad un terzo di quel livello.In sostanza, il botteghino piange e il sistema produttivo è fermo. Il resto è fantasia e affabulazione. E la Amministratrice Delegata di Cinecittà Manuela Cacciamani (tanto stimata dalla sorella della premier, Arianna Meloni) ben si guarda di rispondere alla domanda che le ho posto ormai da mesi: “è possibile acquisire un dato sintetico certo, ovvero qual è il tasso di occupazione degli studi di Cinecittà negli ultimi 3 esercizi, ovvero per gli anni 2022 e 2023 e 2024, e qual è il tasso attuale (primo semestre dell’esercizio 2025)?!”. No data sulla reale occupancy degli Studios di Via Tuscolana. Secondo alcuni, per lo più vuoti. E Cinecittà è in perdita per dieci milioni di euro, a fronte di oltre 60 milioni di euro di contributi e sovvenzioni (dati bilancio 2024). Cui prodest?!A Venezia, però, ancora una volta, magicamente tutto brillerà alla grande, tra riflettori e paillettes, tartine e champagne e feste, in una macchina culturale burocratica narcisistica: nessuno nota però che la quasi totalità dei film presentati al Festival (e spesso anche quelli premiati) non arrivano nelle sale cinematografiche italiche, e restano un banchetto riservato per pochi eletti (cinefili e operatori del settore in quel del Lido). Eppure anche la macchina veneziana assorbe un paio di decine di milioni di euro di danari pubblici (13,5 milioni soltanto dal Mic) per la propria scintillante autoreferenzialità: si tratta di un budget ben speso, se si vuole (realmente) contribuire alla promozione del cinema italiano di qualità?!L'articolo Al via la Mostra del cinema di Venezia: fuochi d’artificio numerici per nascondere il fango sotto il red carpet proviene da Il Fatto Quotidiano.