Il tuo nome gira nel dark web? Te lo dice Google

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Ricercatori esperti di cybersicurezza hanno scoperto un'enorme banca dati con 16 miliardi di credenziali rubate. Si tratta di un bottino che può aprire le porte di account sensibili come Gmail, Apple o Facebook a criminali informatici pronti a sfruttare quelle falle per truffe, phishing o furti d'identità.Se questa è una cattiva notizia, ce n'è anche una buona: esiste un modo gratuito per capire se i propri dati personali sono finiti in quel mare sommerso, ossia il report sul dark web di Google. Disponibile dallo scorso luglio, senza bisogno di abbonamenti, tale strumento fa una sola semplice cosa: analizza se nome, indirizzo, telefono ed e-mail siano stati compromessi nel corso di attacchi di hacker.. Strumento gratuito. Il servizio, inizialmente riservato agli iscritti a Google One, è ora accessibile a chiunque senza costi aggiuntivi. Si trova sul sito myactivity.google.com, nella sezione "Results about you", una funzione lanciata nel 2022 per permettere agli utenti di scoprire e rimuovere informazioni personali dai risultati di ricerca. Servono diverse ore affinché il monitoraggio si concluda, ma nel tempo la piattaforma è stata aggiornata con un sistema di notifiche automatiche che avvisa quando vengono individuati eventuali nuovi dati sensibili, così da ridurre al minimo il rischio di abusi.In questo modo, Google punta a offrire un livello di protezione più immediato, rendendo la difesa della privacy parte integrante della propria esperienza digitale quotidiana. Non a caso, l'azienda ha affiancato a questo progetto anche il Privacy Sandbox, un insieme di tecnologie che bilanciano sicurezza e pubblicità online, cercando di tutelare gli utenti pur mantenendo attivo il modello economico basato sugli annunci.. Come funziona. Il controllo è semplice: basta accedere a "Results about you", cliccare su "Inizia" e inserire nome completo, indirizzo di casa, posta elettronica e numero di telefono. Si possono provare fino a tre varianti per ogni campo, così da coprire eventuali differenze nei database, come un numero di cellulare vecchio o un indirizzo di posta non più in uso. A questo proposito, per rafforzare la fiducia degli utenti, Google sottolinea che i dati immessi non vengono conservati né usati per la profilazione pubblicitaria.Una volta avviata la ricerca, il sistema scandaglia i database noti delle violazioni e segnala eventuali corrispondenze. L'utente può scegliere se ricevere notifiche via mail o app e, se compaiono risultati indesiderati, può richiederne la rimozione con un clic dal menu accanto a ogni link. Le richieste vengono valutate manualmente, per assicurarsi che non riguardino siti governativi o istituzionali e che non vengano rimosse informazioni di pubblico interesse.. Protezione crescente. L'ampliamento del servizio rappresenta un segnale preciso: le aziende tecnologiche sono chiamate a offrire strumenti di difesa immediati contro minacce sempre più frequenti. La scelta di Google è arrivata poco dopo la fuga di un database interno che documentava migliaia di incidenti legati alla privacy, avvenuti tra il 2013 e il 2018, una dimostrazione di quanto vulnerabili possano essere anche i colossi del web.Offrire al pubblico un controllo gratuito sul dark web significa restituire un margine di potere agli utenti, che oggi non possono più ignorare il valore dei propri dati personali. Strumenti come questo non eliminano il rischio, ma possono contribuire a rendere più difficile la vita dei criminali informatici e più consapevole quella di chi naviga online..