“Lo sgombero del Leoncavallo? Avevo appena fatto una serata al Cantieri, l’ex Derby, l’11 sarei dovuto andare al Leoncavallo, penso che la serata sia saltata, mi sono perso una birra gratis come cachet. È una sconfitta per Milano, mi viene in mente un film come ‘Miracolo a Milano’. In teatro i miracoli accadono, e visti certi miei precedenti…”. Paolo Rossi, attore e comico milanese, commenta così a LaPresse lo sgombero dello storico centro sociale autogestito. “Che dire, Milano è una città che sta volando via, come i luoghi dove si ritrovavano le persone, non solo i centri sociali ma anche i teatri che sembrano aperti ma sono chiusi, sta chiudendo gli spazi. Vorrà dire che il teatro sarà l’unico luogo che dovrà tornare alla comunità, dove si deve far accadere qualcosa”, chiarisce l’artista, ricordando qualche titolo letto oggi su internet: “’Tutto accaduto velocemente’ e ‘Messo fine a 31 anni di attività illegale’. Quindi per loro il contrario è che l’unica cosa legale è frantumare giovani, anziani, per farli ritrovare da soli in casa con il cellulare sul divano. Se è così allora il mio teatro sceglierà l’illegalità”, conclude. “Regimi anche totalitari di destra e di sinistra avevano degli spazi da cui sono venute fuori persone che la pensavano anche diversamente dallo spirito di quegli spazi, si parlavano, si toccavano. Perfino nel regime democristiano c’erano oratori dal quale sono venuti fuori sovversivi non da poco”, dice ancora Paolo Rossi. “Non riesco più a ragionare di destra-sinistra ma ragiono su ‘alto’ e ‘basso’, dove il basso è la cultura popolare”. Al contrario, sembra che Milano abbia scelto “le sfilate, certi eventi ristretti a cerchie. Diventerà illegale fare cultura popolare, anche io sono cresciuto in un oratorio”, specifica ancora Rossi. A Roma invece Casapound resta dov’è: “Questo è un fatto. Farò partire una petizione, una raccolta firme per far fare il controllo antidoping all’ingresso e all’uscita del Parlamento e della Rai. Poi voglio ridere, vediamo chi è davvero illegale”, incalza l’attore, che ricorda un aneddoto di una sua esibizione sul tetto del Leoncavallo: “Mi ricordo che ci han fatto una canzone anche i Gang, bene che sono ancora qui a raccontarlo, sono stato molto fortunato. Forse è un segno del destino”. Questo articolo Leoncavallo sgomberato, Paolo Rossi: “Sconfitta per Milano, se così scelgo illegalità” proviene da LaPresse