Viviamo in un’epoca in cui la realtà sembra rincorrere — e spesso raggiungere — le visioni più estreme della distopia: non solo quelle immaginate da Orwell, che ci ha mostrato come la cattiveria possa essere fredda, sistemica e perfettamente razionale, ma anche quelle portate sullo schermo da film come La notte del giudizio (2013, James DeMonaco) o The Lobster (2015, Yorgos Lanthimos), dove l’umanità, spinta all’estremo, si trasforma in una parodia grottesca di sé stessa.In questo contesto, l’arte non può che fare ciò che ha sempre fatto: abitare il proprio tempo, raccontarlo, sublimarlo, oppure semplicemente accettarlo. Ma, soprattutto, ha il compito di scuotere le coscienze — in particolare quelle di un pubblico occidentale ormai assuefatto, che è al tempo stesso vittima e carnefice di un sistema capitalistico esausto, epigonale, che ha svuotato simboli, linguaggi, affetti e persino la memoria, ridotta anch’essa a merce.Può allora un giocattolo raccontare il male dei nostri tempi? Sì, se diventa arte. E può diventare arte anche un oggetto che sembra provenire dall’infanzia, ma che in realtà fa leva sul bambino cresciuto — malamente e disincantato — che abita dentro ciascuno di noi. Le opere di Andy Sahlstrom, con cui abbiamo parlato a lungo, non sono semplici provocazioni ludiche: sono pugni nello stomaco mascherati da sorrisi plastificati. Il suo progetto più noto, Kids Toys, Adult Issues, affronta il lato oscuro dell’età adulta in modo visivamente pop e concettualmente perturbante. Opere come Cozy Hearse — un carro funebre ispirato alla celebre macchinina Little Tikes — o Electric Chair, una sedia elettrica in versione giocattolo, sono esempi emblematici di un’estetica che mette in crisi la nostra percezione: il cortocircuito tra forma e contenuto è deliberato e destabilizzante.Queste opere ammiccano, seducono, ma poi colpiscono. Sono immagini che tornano alla mente prima di addormentarsi o appena svegli, quando l’inconscio è più esposto. Davvero siamo arrivati a tanto? Facciamo la guerra per la pace? Uccidiamo per prevenire altre uccisioni? È in questo scenario che l’ironia — caustica, tagliente, inquietante — si rivela forse l’unica arma ancora efficace: capace di insinuarsi tra le crepe dell’assuefazione collettiva, di rompere l’indifferenza. Ed è proprio con questa ironia lucida e brutale che Sahlstrom costruisce i suoi giocattoli cattivi, anzi cattivissimi: oggetti che ricordano il mondo dell’infanzia, ma che parlano senza filtri del nostro presente disturbato.Com’è nata l’idea di trasformare oggetti dell’infanzia in simboli di temi adulti e spesso oscuri?Qualche anno fa, mentre andavo al lavoro, ho visto dei bambini giocare con una macchinina. In quel momento stavo attraversando un attacco di panico esistenziale — cosa che mi succedeva spesso. Guardando quella macchinina, la Cozy Coupe gialla e rossa, mi è venuta l’idea di immaginarla come un carro funebre. Per contestualizzare: la Cozy Coupe è quel classico giocattolo rosso e giallo prodotto da Little Tikes. Alla fine, ho disegnato una possibile versione di come potesse apparire e, quando ho migliorato la mia tecnica di modellazione 3D, ne ho realizzata una versione in scala da casa delle bambole.Come cambia il rapporto tra spettatore e oggetto quando nelle tue opere entra in gioco il movimento o l’interattività?L’aspetto accessibile, invitante, amichevole dei giocattoli coglie di sorpresa lo spettatore nel momento in cui ne scopre il lato più oscuro. È quel momento di transizione tra l’impressione visiva iniziale e il momento in cui capisce davvero cosa sta guardando.La serie Kids Toys, Adult Issues ha avuto molta risonanza — come e perché è nata?Dopo aver realizzato il carro funebre, ho elaborato il tema Kids Toys, Adult Issues: in pratica un esperimento mentale e sociale in qualche senso che accostava i giocattoli nostalgici dell’infanzia agli aspetti più oscuri dell’età adulta. In quel periodo mi ero anche impegnato in una sfida personale: 100 giorni di modellazione 3D per fare pratica e migliorare. Ho deciso di concentrare quel lavoro quotidiano su questo tema e ho finito per creare un’opera ispirata ai giocattoli ogni giorno — un esercizio quotidiano di modellazione, estetica e sviluppo concettuale.Nel nostro sistema capitalistico “maturo”, che ruolo ha l’opera d’arte? Non sei mai turbato dalla sua riproducibilità?Per me, l’arte è connessione — un modo per esprimere idee ed emozioni che le parole da sole non riescono a trasmettere. È l’intersezione tra concetto, abilità, sforzo e impatto. Che sia fisica o digitale, duratura o effimera, l’arte è creata da chi la realizza e la porta nel mondo. La riproducibilità è frutto del nostro tempo e per me non è “la questione”.Eppure, la stampa 3D che impieghi è una tecnologia che consente a chiunque di riprodurre in casa qualsiasi cosa: da un’arma a un’opera d’arte.Anche se qualcosa viene copiato mille volte, l’idea originale, la scintilla da cui è nata, può restare unica. Per me un “pezzo unico” non è solo quello che esiste in un’unica copia — è una questione di intenzione. Conta se l’opera porta con sé un vero peso emotivo, un punto di vista, un’esperienza umana autentica che non si può fingere. La stampa 3D mi consente di creare le forme base per testare pezzi che hanno geometrie complesse e che possono richiedere tolleranze molto precise. Posso anche usare questi pezzi come prototipi, prove di concetto o riferimenti. A seconda dei materiali che utilizzo, posso trasformarli in pezzi unici: li rifinisco, li levigo, li dipingo e applico una finitura protettiva per ottenere l’estetica che sto cercando. Perciò 3D non è sinonimo di riproducibilità in ogni caso.Come vedi il rapporto tra i “giocattoli” e le tue opere cinetiche precedenti?Anche se gli strumenti sono cambiati e sono più accessibili, la ragione per cui creo è rimasta la stessa. Entrambe rappresentano momenti diversi della mia vita e riflettono ciò su cui stavo studiando o lavorando in quel periodo. Ma in entrambi i casi rispondono al mio bisogno di espressione creativa e alle idee che avevo su di essa. Le sculture cinetiche risalgono a quando svolgevo principalmente attività di ingegneria meccanica nel mio lavoro, mentre i lavori ispirati ai giocattoli sono nati in una fase in cui mi stavo concentrando sullo sviluppo delle mie capacità di modellazione 3D. Poi il mondo è cambiato e son cambiato anche io.L'articolo “Il lato oscuro dell’infanzia”: dal carro funebre alla sedia elettrica, i cattivissimi giocattoli pop di Andy Sahlstrom denunciano le ossessioni malate degli adulti proviene da Il Fatto Quotidiano.