Una sagoma blu a forma di barca accoglie i visitatori. Chi arriva è invitato a entrarvi e capire quanto poco spazio ci sia su un’imbarcazione in lamiera che si appresta ad attraversare il Mediterraneo, senza dire quanto ci vorrà, se arriverà mai a destinazione. Si intitola “Non è Stato il mare” la mostra sul soccorso civile nel Mediterraneo per i 10 anni della Ong Sea Watch. Ospitato dalla Fabbrica del Vapore di Milano fino al 28 settembre – ingresso gratuito dalle 10:30 alle 19:30 –, il progetto è curato da Elisa Medde e prodotto da OTM Company e Sea-Watch in collaborazione con Fabbrica del Vapore e il Comune di Milano. Ma non si tratta di una celebrazione: il percorso espositivo fa il punto sul soccorso umanitario nel Mediterraneo centrale, le politiche migratorie europee e la criminalizzazione della società civile. “Siamo testimoni scomodi di politiche che promuovono l’abbandono e causano morti”, ha detto la portavoce della Ong, Giorgia Linardi. “Quelle nel Mediterraneo centrale non vanno chiamate tragedie, perché sono il frutto di decisioni prese con una volontà precisa. Italia ed Europa hanno più volte ignorato i soccorsi facendo morire le persone: non è Stato il mare”.Oltre ai molti oggetti provenienti dalla Sea Watch 3, dai giubbotti di salvataggio alle attrezzature usate dagli equipaggi, i video presentano quattro investigazioni interattive delle agenzie Forensis, Border Forensics e Liminal. L’obiettivo è facilitare “una fondamentale conversazione” e riscrivere le “narrative derogatorie e distorte” sul tema del soccorso in mare, ha spiegato la curatrice. E infatti per tutto il mese di settembre sono previsti incontri e dibattiti (qui il calendario con tutti gli eventi). Tra gli ospiti, il 9 settembre Francesca Albanese, relatrice speciale ONU, il 12 settembre Carola Rackete e il 20 Ilaria Salis, che dialogherà con Luigi Manconi.“L’obbligo di soccorrere chiunque si trovi in pericolo in mare è un obbligo di legge, ma che nasce come obbligo morale di umanità”, spiega la portavoce Linardi, chiarendo che è grazie al soccorso fisico che le persone riescono ad avere accesso ai propri diritti. Gesto che “diventa scomodo nel momento in cui si vuol fare in modo che nessuno arrivi in Europa”. Obiettivo che Linardi spiega con la volontà di “aggirare la condanna per i respingimenti collettivi (dalla CEDU nel 2012, ndr): l’Italia e l’Europa hanno inventato il respingimento per procura, delegando a entità come la guardia costiera libica, fornendo supporto logistico e finanziario”. In questo contesto, le Ong diventano un “testimone scomodo”. Ma qual è la posta in gioco? “Le persone migranti sono diventate il nemico, il capro espiatorio, qualcosa da cui difendersi”. Secondo Linardi, la politica usa i migranti per “distrarre l’opinione pubblica dai reali problemi di un paese e dall’incapacità di gestirli”, e le Ong sono state “strumentalizzate come arma di distrazione di massa”. Ma queste politiche, basate sulla paura del diverso, genereranno nel lungo periodo “maggiore insicurezza e odio”.L'articolo La Ong Sea Watch sbarca a Milano. Una mostra sul soccorso in mare e tanti ospiti, da Albanese a Rackete proviene da Il Fatto Quotidiano.