La deforestazione in Amazzonia continua ad aumentare, crescendo del 4 per cento tra agosto 2024 e luglio 2025, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E a pochi mesi dalla Cop 30 sul clima che si terrà a novembre a Belèm, le autorità brasiliane hanno sospeso ad agosto la moratoria che imponeva alle aziende di non acquistare soia da terreni deforestati in Amazzonia. Una sospensione che, dal 2006, aveva contribuito alla protezione della foresta amazzonica, evitando la deforestazione di circa 17mila chilometri quadrati. In occasione della Giornata Mondiale d’Azione per l’Amazzonia, le associazioni ambientaliste, dal Wwf a Greenpeace, lanciano l’allarme sullo stato di conservazione della più grande foresta pluviale del Pianeta. E lo fanno, ricordando proprio la decisione, presa anche e soprattutto per la pressione politica della lobby dell’agroindustria, da parte del Consiglio amministrativo per la difesa economica (Cade, l’autorità garante della concorrenza), secondo cui la moratoria “costituisce un accordo di non concorrenza tra contendenti che danneggia le esportazioni di soia” per il Paese che ne esporta di più in tutto il mondo. Ma quanto accade in Brasile è lo specchio degli ostacoli posti in Europa all’applicazione del Regolamento sulla deforestazione (Leggi l’approfondimento).Aumenta la deforestazione in AmazzoniaLa procedura del Cade è stata avviata su iniziativa della commissione Agricoltura della Camera dei deputati. Il Congresso brasiliano è prevalentemente conservatore e molti parlamentari eletti rappresentano la potente lobby agroalimentare, uno dei motori della crescita della più grande economia dell’America Latina. “Si stima che con questa decisione potrebbero essere deforestati per la produzione di soia altri 10mila chilometri quadrati” racconta il Wwf. Eppure, il Paese sudamericano si è posto l’obiettivo di raggiungere il target Deforestazione Zero entro il 2030. Calano del 74% gli incendi rispetto al 2024, ma perché lo scorso anno milioni di ettari erano andati in fumo a causa di una forte siccità. “Va tuttavia ricordato che gli incendi hanno conseguenze su scale temporali ampie – spiega il Wwf – provocando per decenni un aumento locale della temperatura di circa 2,6°C, come dimostrano i dati raccolti da una missione satellitare della Nasa e da uno studio della Columbia University”.Cosa si sta facendo in Europa?Una situazione che va letta alla luce di quanto sta avvenendo anche in Unione europea, dove industria e parte della politica chiedono di indebolire il Regolamento Ue sulla Deforestazione (Eudr), che richiede alle aziende che importano e trasformano in Ue materie prime a rischio deforestazione (soia, olio di palma, cacao, caffè, carne bovina, legno e gomma) di garantire tracciabilità e controlli lungo la filiera, proponendo esenzioni per alcuni Paesi, l’esclusione di parte degli operatori della filiera e la rimozione dell’obbligo di geolocalizzazione delle aree di produzione. Secondo il Wwf, queste modifiche “ridurrebbero drammaticamente l’efficacia della normativa e rischierebbero di lasciare spazio a pratiche illegali e al degrado delle foreste a livello mondiale”.Come la deforestazione cambia il climaUno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications evidenzia anche che la deforestazione è il fattore dominante che, influendo sulle temperature dell’aria superficiale, altera le precipitazioni. “In base ai dati raccolti e analizzati da un team di scienziati appartenenti a università e istituti di ricerca brasiliani, tedeschi e cinesi, tra il 1985 e il 2020 la stagione secca in Amazzonia è diventata più calda e più siccitosa – ricorda Greenpeace – e la deforestazione ha contribuito per il 74% al calo di circa 21 millimetri di precipitazioni nella stagione secca e per il 16,5% all’aumento di 2°C della temperatura massima dell’aria superficiale. I ricercatori hanno analizzato i dati relativi ai cambiamenti atmosferici e alla copertura del suolo a lungo termine in 29 aree dell’Amazzonia brasiliana nel periodo di 35 anni, utilizzando modelli statistici parametrici per distinguere gli effetti della perdita di foreste e delle alterazioni della temperatura, delle precipitazioni e dei rapporti di miscelazione dei gas serra. Mentre l’aumento dei rapporti di miscelazione del metano (CH4) e dell’anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera è determinato principalmente dalle emissioni globali (di circa il 99%), la deforestazione ha aumentato significativamente le temperature dell’aria superficiale e ridotto le precipitazioni durante la stagione secca amazzonica. “Senza un intervento – spiega Greenpeace – le proiezioni suggeriscono che la regione potrebbe affrontare un ulteriore riscaldamento di 0,6 °C e un’ulteriore diminuzione di 7 millimetri delle precipitazioni per stagione secca entro il 2035, spingendo l’ecosistema amazzonico verso stati sempre più instabili”.L'articolo Giornata Mondiale per l’Amazzonia: cresce la deforestazione tra le pressioni delle lobby in Brasile (e in Europa) proviene da Il Fatto Quotidiano.