La Bielorussia e il grande gioco caucasico

Wait 5 sec.

di Lorenzo Riva – Una recente indagine, condotta da OCCRP, Hetq e Buro Media, ha esposto gli aiuti militari forniti da Minsk a Baku negli ultimi anni. In particolare l’industria bielorussa Tetraedr è responsabile della firma di almeno sedici contratti volti a vendere armi ed equipaggiamenti al Paese caucasico, rafforzando così la difesa antiaerea azerbaigiana. Alexander Lukashenko non solo sarebbe quindi stato a conoscenza dei piani bellicisti di Ilham Aliyev, ma avrebbe garantito concreto sostegno agli stessi.La vicinanza tra le due nazioni post-sovietiche, ormai nota da tempo, incide fortemente sulle relazioni coltivate dalla Bielorussia con l’Armenia, come dimostrato dalla storia recente. Per esempio, il 17 maggio 2024 l’autocrate bielorusso visitò il Nagorno Karabakh conquistato militarmente dall’Azerbaigian nel settembre precedente, dopo una disputa trentennale con Yerevan. Il presidente bielorusso, incontratosi con l’omologo azero a Shusha, definì la guerra dei 44 giorni una “battaglia per la libertà”, suscitando malumori in Armenia.Il mese seguente Politico Europe pubblicò informazioni rivenute in documenti trapelati, le quali dimostravano chiaramente i rapporti militari tra Bielorussia e Azerbaigian. La prima infatti è responsabile della consegna di armi avanzate a Baku, avvenuta tra il 2018 e il 2022, finalizzate a modernizzare l’artiglieria e le tecnologie per la guerra elettronica. Inutile dirlo, la diffusione di questa notizia incrinò i rapporti con Erevan, tanto che il primo ministro Nikol Pashinyan giurò di cessare ogni incontro diplomatico tra i due Paesi, almeno fin quando Lukashenko fosse rimasto al potere.Nell’agosto dello stesso anno il presidente bielorusso, intervistato dalla televisione russa, rilasciò una serie di dichiarazioni controverse, in cui accusava alcune nazioni postsovietiche di beneficiare dai legami con la Russia senza contraccambiare. Tra gli Stati citati figurava anche l’Armenia, alla quale veniva rimproverato l’avvicinamento alla Francia:“Chi ha bisogno dell’Armenia oltre a noi? Nessuno (…). Un domani, quando (Emmanuel Macron) non sarà più al potere, tutti dimenticheranno gli armeni”. Quest’ultimi, oltraggiati dalle affermazioni rilasciate, organizzarono una protesta davanti all’ambasciata bielorussa di Erevan, lanciando uova e altri oggetti contro l’edificio. Il giorno successivo, la Bielorussia condannò la manifestazione, parlando apertamente di “atti vandalici” esecrabili.Nonostante le frizioni tra i due Paesi, essi appartengono, almeno teoricamente, alla medesima alleanza, data la comune appartenenza a organizzazioni sovranazionali come l’Unione Economica Eurasiatica (CEE), la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) e l’Organizzazione per il Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC).Nondimeno, da qualche anno Pashinyan si è fatto promotore di una svolta filo-occidentale, nel tentativo di trovare nuovi partner capaci di garantire sicurezza all’Armenia. Non a caso, nel 2024 Yerevan ha congelato la sua affiliazione all’OTSC, pur rimanendo membro formale dell’alleanza militare. Secondo il primo ministro infatti l’organizzazione non avrebbe adempiuto ai suoi doveri, riferendosi al mancato intervento durante gli scontri armeno-azerbaigiani del 2021-2022, quando gli azeri strapparono al nemico alcune zone strategiche.