Giorgia Meloni tra i grandi assenti della Cop30 di Belem. E dagli obiettivi italiani sono scomparsi piano di adattamento e legge sul consumo di suolo

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Al summit dei leader che precede l’apertura ufficiale della Conferenza delle Parti sul clima di Belém, in Brasile, mentre il segretario generale dell’Onu, António Guterres parla di “decenni di negazione e ritardi” e “fallimento morale e una negligenza mortale”, la premier Giorgia Meloni è fra i grandi assenti, insieme ai presidenti degli Stati Uniti e della Cina, Donald Trump e Xi Jinping. Al summit, però, è andato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha parlato di nucleare, biocarburanti e finanza climatica. “Abbiamo dotato il nostro Fondo per il Clima di oltre 4 miliardi di euro, che stiamo indirizzando in particolare a progetti in Africa” ha detto, sorvolando sul fatto che è stato stanziato solo un terzo delle risorse destinate a quel fondo, a causa di ritardi nell’approvazione dei progetti (Leggi l’approfondimento). Ma non è l’unico problema. Perché nel Paese che negli ultimi 11 anni ha subìto oltre 800 eventi estremi solo nelle città sopra i 50mila abitanti, nel dimenticatoio sono finiti anche la legge sul consumo di suolo e il Pnacc, il Piano di adattamento al cambiamento climatico (al centro della Cop 30 di Belém). Fermo a distanza di due anni dalla sua approvazione, come pure l’Osservatorio nazionale che doveva essere istituito con un decreto da emanare entro il 21 marzo 2024.L’assenza di Giorgia Meloni alla Cop e le parole del ministro Tajani Eppure è stato proprio il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sul palco della Cop, a ricordare (citando Bill Gates, ndr) che “salute e prosperità sono la miglior difesa contro il cambiamento climatico perché rendono le nostre comunità meno vulnerabili agli eventi estremi”. Per poi ricordare la strada seguita dal governo nazionale, il ruolo strategico del nucleare di ultima generazione e l’importanza dei biocarburanti, tema su cui l’Italia sta lanciando un’iniziativa con Brasile e Giappone per quadruplicare la produzione entro il 2035. E, così come ha fatto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel suo intervento all’apertura della sessione plenaria generale dei leader, il ministro ha citato anche l’intesa raggiunta “su un obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% per il 2040, in linea con l’Accordo di Parigi” che, però, con i crediti di carbonio internazionale, potrà scendere all’85% (Leggi l’approfondimento). Tutto questo mentre la Meloni, così come lo sono Trump e Xi Jinping, è assente dalla Cop 30 che segna i 10 anni dall’Accordo di Parigi e che quest’anno dovrebbe occuparsi prioritariamente di adattamento climatico.L’Italia dimentica il piano sull’adattamento e la legge sul consumo di suoloEppure negli ultimi 11 anni, dal 2015 a settembre 2025, sono oltre 800 gli eventi meteo estremi, di cui 97 avvenuti tra gennaio e settembre 2025, registrati in 136 comuni sopra i 50mila abitanti. E dove vivono in tutto 18,6 milioni di persone, ossia il 31,5% della popolazione nel Paese. Lo ricorda Legambiente in nel report “CittàClima. Speciale governance per l’adattamento al clima delle aree urbane”, appena pubblicato a pochi giorni dall’avvio della Cop 30 e in vista della seconda edizione del Climate Pride, la mobilitazione nazionale per il clima del 15 novembre a Roma. Il report racconta che solo il 39,7% dei comuni in questione ha messo in campo un piano o una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici. L’Italia paga i ritardi legati all’attuazione del Pnacc e l’assenza di una legge contro il consumo di suolo. “Priorità totalmente dimenticate dal Governo Meloni” denuncia Legambiente. Dopo due anni dalla sua approvazione, infatti, il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici resta ancora solo sulla carta insieme alle 361 misure da adottare su scala nazionale e regionale. Un ritardo, denuncia Legambiente, “inaccettabile dato che la mancata attuazione rallenta a cascata la redazione di Piani locali di adattamento al clima”. E neppure è stato istituito l’Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, composto dai rappresentanti delle Regioni e degli Enti locali per l’individuazione delle priorità territoriali e settoriali e per il monitoraggio dell’efficacia delle azioni. Il decreto doveva essere emanato entro il 21 marzo 2024, ossia a tre mesi dall’approvazione del Pnacc, ma ad oggi non ce n’è traccia. E manca una legge nazionale sullo stop al consumo di suolo, il cui iter legislativo iniziato nel 2012 è fermo in Parlamento dal 2016. Sono passati quasi dieci anni, più o meno l’età del’Accordo di Parigi. “La crisi climatica in atto e i pesanti impatti a livello ambientale, economico, sociale e sanitario – commenta il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti – ci ricordano l’urgenza di azioni concrete. In Italia al momento l’unica urgenza sembra essere quella legata al Ponte sullo Stretto di Messina, dimenticando la sicurezza delle persone esposte agli effetti del cambiamento climatico”.Fondo per il clima, ma è stato stanziato solo un terzo di quanto previstoAl summit dei leader, Tajani ha ricordato il fondo per il clima. Solo tre anni fa, infatti, a novembre 2022, proprio dal palco della Cop 27 di Sharm el-Sheikh, Giorgia Meloni aveva fatto un annuncio in pompa magna sui contributi italiani al clima, confermato l’impegno a triplicare il contributo fino a 1,4 miliardi di dollari entro il 2026, di cui 840 milioni di euro attraverso il Fondo italiano per il clima. Questo fondo, come raccontato in una recente analisi di Ecco, think tank italiano per il clima, è stato istituito nel 2022, gestito da Cassa depositi e prestiti sulla base delle direttive del Comitato di Indirizzo e del Comitato direttivo. Nel 2024 è stato stabilito che almeno il 70% delle risorse venissero impiegate in progetti legati al clima nell’ambito del Piano Mattei e, per questa ragione, è stato istituito un ulteriore comitato, il Comitato Tecnico – Fondo Italiano per il Clima/Plafond Africa. La dotazione iniziale era pari a 840 milioni di euro all’anno per il periodo 2022-2026 (come annunciato dalla Meloni), per un totale di 4,2 miliardi di euro. Ma il fondo è stato reso operativo con un anno di ritardo rispetto a quanto previsto, con la conseguenza che i primi 840 milioni stanziati per il 2022 sono rimasti inutilizzati. Dalla loro istituzione e fino al 1 agosto 2025, i Comitati competenti hanno approvato 19 progetti, per un valore totale dei progetti inferiore a 1,2 miliardi di euro. È stato impegnato, quindi, circa un terzo di quanto promesso.L'articolo Giorgia Meloni tra i grandi assenti della Cop30 di Belem. E dagli obiettivi italiani sono scomparsi piano di adattamento e legge sul consumo di suolo proviene da Il Fatto Quotidiano.