La separazione delle carriere punta a scardinare l’indipendenza della magistratura: i tre campanelli di allarme

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di Davide Di PisaI cittadini sono chiamati alle urne per decidere sulla cosiddetta separazione delle carriere, una riforma che promette un processo più giusto, un giudice più imparziale e un pubblico ministero (pm) meno influente, facendo leva sulla diffusa percezione degli italiani di una giustizia lenta e inefficiente. Ma quello che viene nascosto dietro questa narrazione seducente è una riforma che non solo non risolve alcun problema reale, ma vuole scardinare i principi costituzionali che garantiscono l’indipendenza della magistratura. Troppe cose non tornano, e saltano subito agli occhi.I promotori della riforma sostengono che il “pendolarismo” tra giudice e pubblico ministero minacci la terzietà del giudice. La realtà? La legge già oggi permette un solo passaggio tra le funzioni, in casi eccezionali e con l’approvazione del Csm, coinvolgendo una percentuale minima di magistrati. Forse costruire un’intera riforma costituzionale su questo punto significa usare un’espediente accattivante come pretesto politico acchiappavoti. Primo campanello di allarme.Secondo punto: non esiste nessuna riverenza del giudice verso il pm. E i fatti lo dimostrano: quotidianamente i tribunali italiani emettono sentenze che smentiscono le richieste della pubblica accusa. L’idea di un giudice “condizionato” dal pm è una mistificazione, un’invenzione che ancora una volta incanta il cittadino per sostenere la necessità di una riforma che, di fatto, non tocca la terzietà del giudice. Secondo campanello di allarme.Terzo punto: la proposta prevede la creazione di due Csm distinti, uno per i giudici e uno per i pm. “Il giudice è condizionato dal fatto che risponde ad un Csm nel quale sono presenti dei pm”. Perché allora, pur separando i due organi, si introduce poi un organismo comune, l’Alta Corte, chiamato a giudicare disciplinarmente entrambi? Un’assurdità che non si preoccupa neanche di nascondersi. In pratica: doppia burocrazia, tempi più lunghi e un vertice comunque condiviso. Si torna al punti di partenza, ma con due Csm. Terzo campanello di allarme.La domanda sorge adesso spontanea: se la riforma non risolve i problemi dichiarati, allora qual è la sua reale (celata) finalità? La risposta è logica quanto palese: indebolire il pubblico ministero, rendendolo meno autonomo e più manovrabile dal potere politico. Il nodo è proprio la trappola del doppio Csm. Il Csm dei pubblici ministeri, separato e isolato, potrà vedere aumentare il peso della componente laica, cioè dei membri del Parlamento. Non è un rischio remoto quello del controllo politico sul pm: ahimè, è quanto accaduto proprio nei sistemi democratici in cui tale separazione è stata introdotta. Eppure, nessuno dei promotori sembra volerlo ammettere apertamente.Tra le più immorali armi retoriche usate a sostegno della riforma, spiccano le dichiarazioni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, citati come sostenitori della separazione delle carriere, quando mai proposero un distacco istituzionale tra giudici e pm. Falcone parlava di maggiore specificità delle funzioni, non di separazione. Paolo Borsellino: “Separare le carriere significa spezzare l’unità della magistratura”, diceva in un’intervista del 1991. “Il magistrato requirente deve poter svolgere la sua funzione senza dover rendere conto al potere politico”. Usare la loro memoria per giustificare una riforma che indebolisce proprio quella magistratura che loro difesero è una gravissima e immorale distorsione storica, ma anche una trovata estremamente conveniente per convincere gli elettori che mai approfondiranno il pensiero dei due magistrati.Una “rivoluzione di giustizia” che gioca sull’emotività dei cittadini. Il risultato: “una giustizia più giusta” fatta di processi più lenti e complessi, e una magistratura requirente piegata al potere politico.Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!L'articolo La separazione delle carriere punta a scardinare l’indipendenza della magistratura: i tre campanelli di allarme proviene da Il Fatto Quotidiano.