Finanza, tecnologia e multifunzionalità: il futuro degli stadi in Italia nelle esperienze di Legends, NTT DATA e Clifford Chance

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Il futuro degli stadi italiani, con uno sguardo agli Europei del 2032 e ad altre sfide internazionali, è stato il tema centrale del convegno “EURO 2032 e oltre. Finanziamento e valorizzazione degli stadi come asset strategici”, ospitato mercoledì 29 ottobre nella sede milanese di Clifford Chance, studio legale tra i leader mondiali nel settore.L’evento, articolato su due tavole rotonde, è stato promosso e ideato da Stella Riberti, responsabile del settore sport & entertainment in Italia di Clifford Chance, avvocata per altro che vanta solida expertise nel settore dello sport.La moderazione è stata curata da Luciano Mondellini, direttore di Calcio e Finanza, testata che è stata Media Partner esclusiva del convegno.Nello specifico la kermesse si è tenuta nell’agorà all’ultimo piano del palazzo di via Broletto, sede milanese dello studio internazionale. E nonostante la pioggia e la giornata di campionato, ha visto l’ampia sala gremita oltre i suoi posti a sedere a testimonianza di come il tema stadi e infrastrutture venga percepito sempre più come di primaria importanza dalla la business community italiana.Non a caso l’evento ha riunito istituzioni, club, investitori e operatori del mondo sportivo, con l’obiettivo di confrontarsi su strategie e strumenti per valorizzare e modernizzare le infrastrutture calcistiche italiane, in vista di grandi eventi internazionali e di una crescita sostenibile del settore.In particolare, il parterre della seconda tavola rotonda era formato da manager di altissimo profilo come:Eduardo Garcia, Global Financial Markets Partner, Clifford ChanceJoe Rizzello, Managing Director, Legends Global – ItalyFrancesco Petullà, Vice President, EDGE & System Engineering di NTT DATA ItaliaStella Riberti, resonsabile del settore Sports & Entertainment Sector, Clifford ChanceGarcia: «Il ruolo della finanza privata e la nuova centralità degli investitori»Eduardo Garcia ha aperto i lavori sottolineando come il panorama europeo stia attraversando una trasformazione profonda nel rapporto tra investimenti pubblici e privati. «Un tempo – ha ricordato – la maggior parte degli stadi era costruita o finanziata da autorità pubbliche. Oggi stiamo passando a modelli in cui i capitali privati, provenienti da fondi e investitori istituzionali, giocano un ruolo sempre più decisivo».Garcia ha citato i casi del Santiago Bernabéu (del cui finanziamento si è occupato in prima persona) e del Camp Nou, esempi di progetti interamente sostenuti da capitali privati e strutturati su ricavi diversificati: biglietteria, hospitality, eventi e spazi commerciali. «Il clima politico rende oggi più difficile ottenere fondi pubblici – ha aggiunto – ma le amministrazioni possono comunque sostenere questi progetti con strumenti indiretti, come investimenti in trasporti o infrastrutture urbane».Secondo Garcia, il modello americano — basato su stadi multifunzionali e leghe chiuse — sta influenzando anche l’Europa, pur con le dovute differenze culturali. «Il futuro passa da un approccio più sofisticato al finanziamento, con strutture contrattuali solide e flussi di ricavi sostenibili. Gli stadi devono diventare veri ecosistemi economici, capaci di durare decenni».Rizzello: «Gli stadi devono vivere tutto l’anno»Joe Rizzello, Managing Director di Legends Global – Italy, ha portato la prospettiva di una realtà che gestisce oltre 500 impianti in cinque continenti, tra cui i celebri stadi dei Dallas Cowboys e dei New York Yankees. «Non esistono due stadi uguali – ha spiegato – anche se hanno la stessa capienza. Ogni progetto deve adattarsi al contesto urbano, economico e culturale. Basti pensare al food & beverage: quello che piace all’estero a livello di cibo non è detto che piaccia in Italia, dove siamo abbastanza esigenti».Rizzello ha insistito sulla necessità di garantire la sostenibilità economica nel lungo periodo: «Lo stadio deve poter sopravvivere anche se la squadra retrocede o cambia proprietà. Altrimenti rischia di diventare una cattedrale nel deserto».Altro punto centrale è il controllo dei costi e l’efficienza gestionale. «Dobbiamo progettare impianti non solo belli, ma anche economici da mantenere, perché in 30 o 50 anni i costi di manutenzione possono superare l’investimento iniziale».Negli Stati Uniti — ha ricordato — gli stadi vengono concepiti anche come infrastrutture civili, utilizzabili in caso di emergenza. «Dopo l’uragano Katrina, il Superdome di New Orleans fu trasformato in rifugio. Oggi la FEMA ha accordi con molte squadre NFL: entro 48 ore, uno stadio può diventare un centro operativo. È una lezione di responsabilità sociale che dovremmo importare anche in Europa».Guardando al contesto italiano, Rizzello ha richiamato la necessità di un cambio culturale: «Non dobbiamo solo inseguire gli altri, ma costruire qualcosa di migliore. Gli stadi italiani devono vivere tutto l’anno, non solo il giorno della partita. Dovrebbero inoltre essere progettati sin dall’inizio per ospitare anche altri sport come il football americano o il rugby».La Lazio negli USA tra Nasdaq e incontri con Legends per il progetto Flaminio La delegazione ha incontrato anche i  vertici internazionali di DAZN, broadcaster globale e partner strategico della Lega Serie A e della Media Company della Lazio.Petullà: «L’infrastruttura digitale è la chiave del futuro»Francesco Petullà, Vice President, EDGE & System Engineering di NTT DATA Italia, ha evidenziato come la rivoluzione tecnologica sia ormai parte integrante della progettazione e gestione degli impianti sportivi. «Oggi la base di tutto è un’infrastruttura digitale solida – ha spiegato. Il percorso del tifoso, dall’acquisto del biglietto alla partecipazione all’evento, fino al ritorno a casa, può diventare una fonte costante di interazioni».Petullà ha sottolineato che in Italia la tecnologia consente già oggi di immaginare stadi pienamente connessi, capaci di offrire esperienze personalizzate tramite 5G, realtà aumentata e realtà virtuale. «Il tifoso non è più solo uno spettatore, ma un utente connesso. L’obiettivo è passare da un modello transazionale a uno relazionale: lo stadio deve continuare a generare valore anche dopo l’evento».Un altro fronte è quello della sostenibilità: la digitalizzazione, infatti, consente anche una gestione più efficiente di energia, sicurezza e manutenzione degli impianti. «Siamo pronti a portare in Italia modelli già sperimentati in altri Paesi, anche grazie a partnership pubblico-private. L’innovazione è la condizione per rendere gli impianti davvero competitivi a livello internazionale».Riberti: «Innovazione e regole chiare per attrarre investitori»Stella Riberti, Counsel di Clifford Chance e promotrice dell’evento, ha posto l’accento sulla necessità di rendere più fluido e competitivo il quadro regolatorio italiano. «Costruire o rinnovare uno stadio in Italia è ancora un processo lungo e complesso, ma il quadro normativo sta migliorando. Servono però ulteriori riforme per facilitare l’accesso ai capitali e attrarre investitori internazionali».Riberti ha illustrato come i nuovi stadi debbano essere concepiti in tre fasi integrate: finanziamento, progettazione e innovazione. «Il design incide direttamente sulla capacità di generare ricavi. Gli impianti moderni devono integrare sostenibilità, accoglienza e digitalizzazione, offrendo esperienze di ospitalità capaci di rafforzare il fan engagement e contribuire all’aumento del valore medio del biglietto». Un confronto con l’estero rende chiaro il margine di crescita: «Il prezzo medio di un biglietto in Italia è di circa 40 euro, contro i 137 della Premier League. Colmare questo divario significa migliorare la qualità complessiva dell’esperienza».Riberti ha infine sottolineato il ruolo dei naming rights e dell’utilizzo polifunzionale degli impianti come elementi chiave per la sostenibilità economica. «Gli stadi devono diventare centri di vita urbana, non solo spazi sportivi. La sfida è costruire un ecosistema che generi valore ogni giorno, per club, città e tifosi», ha concluso.