Guinea Equatoriale. Isole contese con il Gabon: la Cig dà ragione a Malabo

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di Giuseppe Gagliano – La Corte Internazionale di Giustizia ha assegnato alla Guinea Equatoriale la sovranità sulle isole Mbanié, Conga e Cocoteros. Dietro il contenzioso territoriale si nasconde la vera posta in gioco: le riserve energetiche del Golfo di Guinea, fondamentali per due economie fragili e dipendenti dall’oro nero.Mbanié è poco più di uno scoglio: trenta ettari di superficie, a una decina di chilometri dalla costa gabonese. Eppure da oltre mezzo secolo è al centro di una disputa tra Libreville e Malabo. La Corte ha stabilito che l’isola, con Conga e Cocoteros, appartiene alla Guinea Equatoriale, basandosi sul Trattato di Parigi del 1900 che spartiva tra Francia e Spagna i possedimenti africani. Nel 1968, con l’indipendenza della Guinea Equatoriale, Malabo ereditò formalmente anche queste isole.Il Gabon però non ha mai rinunciato a presidiare Mbanié con un avamposto militare, né a rivendicare l’appartenenza di quelle acque alla propria zona economica esclusiva. Le interpretazioni divergenti dei trattati successivi, come la Convenzione di Bata del 1974, hanno alimentato la confusione giuridica e il conflitto diplomatico.Dopo anni di tensioni la disputa è riesplosa nel 2006 con il sospetto di ricchi giacimenti petroliferi nell’area. Non trovando un accordo bilaterale, i due Paesi si sono rivolti all’Aja. La Corte ha dato ragione alla Guinea Equatoriale, respingendo le pretese gabonesi e dichiarando invalida la linea di confine proposta da Libreville.Il verdetto però non risolve tutto. Se da un lato sancisce la sovranità formale di Malabo sulle isole, dall’altro lascia aperto il nodo delle delimitazioni marittime. Gabon e Guinea dovranno ancora negoziare, perché in gioco non c’è solo la sovranità simbolica, ma lo sfruttamento delle risorse dei fondali.Tanto Libreville quanto Malabo affrontano un calo drastico della produzione di greggio. La Guinea Equatoriale ha visto crollare del 79% la propria estrazione, dai 289mila barili al giorno del 2015 ai soli 60mila del 2024. Anche il Gabon, pur stabilizzatosi a oltre 210mila barili giornalieri, non è in grado di invertire la curva discendente.La ritirata di ExxonMobil dal giacimento offshore Zafiro, passata sotto gestione della statale GEPetrol, aggrava la fragilità di Malabo. Per entrambi i Paesi, dunque, le acque attorno a Mbanié rappresentano una speranza di rilancio. Se le prospezioni confermassero la presenza di idrocarburi, si tratterebbe di un jolly energetico in grado di influenzare le rispettive bilance commerciali e i rapporti di forza nell’area.Il Golfo di Guinea è da anni una delle aree più strategiche dell’Africa. Le potenze occidentali, e in particolare gli Stati Uniti, hanno interessi diretti alla stabilità della regione, crocevia di traffici marittimi e fornitore alternativo di energia rispetto al Medio Oriente.La disputa tra Gabon e Guinea Equatoriale si inserisce in questo quadro, complicandolo. Il rischio è che le tensioni bilaterali diventino terreno fertile per nuovi protagonisti esterni: compagnie cinesi, russe o mediorientali pronte a inserirsi nel vuoto lasciato dalle major occidentali. In un contesto di crisi energetica globale e riallineamenti geopolitici, anche pochi ettari di roccia possono diventare il fulcro di una competizione internazionale.Formalmente, la sentenza dell’Aja dovrebbe chiudere la partita. In realtà, le reazioni mostrano il contrario. Libreville appare riluttante ad accettare il verdetto, mentre Malabo, pur rafforzato giuridicamente, non ha i mezzi economici e tecnologici per valorizzare da sola eventuali risorse petrolifere.Le due capitali restano intrappolate in una logica win-lose, mentre la vera soluzione sarebbe cooperare per lo sfruttamento congiunto delle acque contese. Ma in un’Africa occidentale segnata da instabilità politica, crisi economiche e crescente militarizzazione, la strada della collaborazione sembra più difficile di quella della contrapposizione.