I festini milanesi di Alberto Genovese diventano una docu-serie. Arriva mercoledì 5 novembre su Netflix “Terrazza Sentimento”, 3 episodi che ripercorrono la vicenda dell’imprenditore noto come “il re delle startup” finito in manette nell’autunno 2020 per aver drogato e violentato una 18enne durante una festa nel suo attico con vista sul Duomo di Milano. Un avvenimento, questo, che occupò a lungo le pagine della cronaca nostrana e che portò alla luce una realtà sommersa fatta di droga, potere e abusi. La serie Netflix non si ferma al processo, ma – come scrive il “Corriere della Sera” che l’ha vista in anteprima – “ricostruisce il crollo di un uomo e, insieme, quello di un’intera mitologia”.Genovese non è il solo protagonista di “Terrazza Sentimento”. Con lui c’è la città di Milano, che non si limita a fare da sfondo agli accadimenti, e da capitale della produttività diventa “palcoscenico di un divertimento tossico”. “In quel periodo di Covid c’era voglia di esplodere, di liberarsi. E in quel clima si sono allentate tutte le difese” spiega Alessandro Garramone, che con Davide Bandiera e Annalisa Reggi ha ideato e scritto la serie diretta da Nicola Prosatore. E poi ci sono loro, le ragazze che partecipavano ai festini: “Allora furono giudicate duramente, quasi colpevoli – continua l’autore – . Ma erano la parte fragile di quella storia. Mettevano noi adulti davanti allo specchio: potevano essere le nostre figlie, le nostre sorelle”.La docu-serie si configura anche come un esperimento. Le scene ambientate nell’attico di Genovese sono state ricostruite digitalmente, grazie all’intelligenza artificiale, sulla base di atti e fonti giudiziarie, senza utilizzare le immagini originali delle telecamere. A tal proposito ancora Garramone osserva: “Ci serviva far capire, non mostrare. È un modo nuovo di raccontare la realtà, che va comunque usato con giudizio”.E naturalmente c’è lui, Alberto Genovese, arrestato con le accuse di violenza sessuale, detenzione e cessione di stupefacenti, sequestro di persona e lesioni. “Nessuna biografia autorizzata, nessuna indulgenza – specifica l’autore –. Genovese è uno che fino a 38 anni non tocca niente: è uno che ha preso più master che una classe intera del liceo. Uno che lavorava 16 ore al giorno. Poi a un certo punto, in questa storia, c’è una quantità di cattiveria, di scarso rispetto dell’altro, che fuoriesce da qualsiasi logica. Terrazza Sentimento racconta ovviamente la sua perdizione, ma racconta anche un mondo in cui tutti si sono un po’ persi”. Nei giorni dell’interrogatorio con il gip di Milano Tommaso Perna, l’imprenditore aveva detto di essere “da quattro anni dipendente dalla cocaina” e si era aperto in questi termini: “Quando sono sotto gli effetti della droga non riesco a controllarmi e non capisco più quale sia il confine tra ciò che è legale e ciò che è illegale. Ho bisogno di curarmi”.La docu-serie di Netflix si chiude con un frame piuttosto forte. Quello dello stesso Genovese, “seduto in uno studio, lo sguardo fermo, il volto quasi disteso”. Il 48enne, scrive il “Corriere”, “appare irriconoscibile rispetto a come l’avevamo lasciato, consumato dal vortice che lui stesso aveva innescato. Ovvero quasi trasfigurato, prosciugato del veleno”. Da re delle startup a protagonista di una rovinosa discesa agli inferi.L'articolo “Alberto Genovese è irriconoscibile, quasi trasfigurato, prosciugato dal veleno”: i festini di “Terrazza Sentimento” diventano una docu-serie per Netflix proviene da Il Fatto Quotidiano.