Caso chat, Valeria Fonte replica alle accuse: «Niente insulti a Mattarella, Segre o il Papa. Guardare nel telefono senza consenso è come guardare nelle mutande» – Il video

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Con un video pubblicato sui suoi profili social, Valeria Fonte è tornata nuovamente sulla diffusione di alcune sue chat private, finite negli ultimi giorni al centro dell’attenzione mediatica. Fonte, scrittrice e attivista, ha denunciato quella che definisce una «violazione dei diritti» e un «attacco personale su scala nazionale», collegato alla pubblicazione, nell’ambito dell’inchiesta giornalistica di Selvaggia Lucarelli, di messaggi privati in cui esprimeva giudizi su politici e giornalisti. In un lungo articolo la giornalista riportava parti di conversazioni attribuite a Fonte e a un gruppo ristretto di contatti, presentate come prova di un presunto atteggiamento aggressivo verso giornalisti e figure pubbliche. La giornalista ha difeso la pubblicazione in nome dell’interesse pubblico. Fonte, dal canto suo, ha annunciato di aver «presentato denuncia» per la diffusione non consensuale di materiale privato e ha dichiarato di voler proseguire il proprio lavoro «senza farsi intimidire». Visualizza questo post su Instagram Un post condiviso da Valeria Fonte (@valeriafonte.point)«Non ho commesso alcun reato, solo opinioni private»Nel video, Fonte spiega di essere «una cittadina incensurata» che da due giorni si vede «sbattuta su giornali e telegiornali» per una chat privata diffusa senza consenso. «La mia colpa – dice – è aver espresso opinioni personali su esponenti politici e giornalisti. Niente insulti a Mattarella, Segre o al Papa, come è stato scritto: quelle parole non esistono». Secondo Fonte, le chat pubblicate sarebbero state «estrapolate da atti di indagine in corso che non riguardano quei contenuti», e «tutto ciò che è finito online non ha alcuna pertinenza con il procedimento». «Guardare nel telefono di una persona senza consenso è come guardarla nelle mutande», ha aggiunto.«Così si mette a rischio anche chi denuncia»Fonte afferma inoltre che tra i materiali diffusi ci sarebbero anche «file sensibili e conversazioni con donne» che le avevano raccontato esperienze di violenza. «La divulgazione di quei contenuti – sostiene – mette in pericolo non solo me, ma anche le donne coinvolte, che ora difficilmente troveranno il coraggio di denunciare». L’attivista accusa il sistema mediatico di aver trasformato la vicenda in «una gogna pubblica» e parla di «un precedente pericoloso» che potrebbe colpire chiunque: «Se oggi accade a me perché sto antipatica a qualcuno che ha potere, domani può succedere a chiunque».«Non devo chiedere scusa per come parlo in privato»Nel video, Fonte respinge l’idea di doversi scusare per i toni usati nelle chat, definendoli «sfoghi privati» e non espressioni d’odio. «Non sono una criminale, non rubo, non firmo le bombe che cadono su Gaza. Mi si giudica per antipatie, non per reati», afferma. Infine, invita a una riflessione più ampia sulla «tutela della privacy e dei diritti digitali»: «Se qualcuno può accedere alle mie informazioni sensibili senza passare da un giudice, significa che qualcosa nel sistema ha fallito. Questo non è solo un mio problema: è un problema di tutti».L'articolo Caso chat, Valeria Fonte replica alle accuse: «Niente insulti a Mattarella, Segre o il Papa. Guardare nel telefono senza consenso è come guardare nelle mutande» – Il video proviene da Open.