Si è verificato con la pubblicazione della “Dilexi te” quello che era accaduto all’inizio del pontificato di Francesco, quando papa Bergoglio aveva recepito ed integrato nel 2013 l’enciclica di Benedetto XVI “Lumen Fidei”.Papa Leone tiene a sottolineare nella Esortazione la continuità con tutti i pontefici che l’hanno preceduto: Paolo VI, Benedetto XVI, del quale ricorda in particolare che “la religione, specificatamente quella cristiana, non può essere limitata all’ambito privato” e Giovanni Paolo II che viene spessissimo citato.Il Santo Padre vuole e deve fare un’opera di ricostruzione dell’unità della Chiesa, per cui vuole e deve assicurare la continuità con il suo immediato predecessore, ma nello stesso tempo deve marcare e segnare la discontinuità per recuperare tutti quei cattolici che si erano disimpegnati negli ultimi anni.Si tratta perciò di un percorso difficile ed arduo che potrebbe andare, da un canto, a scontentare i cattolici conservatori, dall’altro gli orfani di Papa Bergoglio.“Dilexi te” riporta anche riferimenti alla tradizione cattolica con la citazione dei Padri della Chiesa, dei santi della carità e della storia monastica. E la fede concreta di sempre, che traduce il comandamento dell’amore in servizio e misericordia, non solo materiale, all’uomo ed alla comunità.La cura dei poveri non è una novità della Chiesa di oggi, ma appartiene al cristianesimo fin dalla sua nascita e “non indica mai un esclusivismo o una discriminazione verso altri gruppi, che in Dio sarebbero impossibili”.Nell’esortazione apostolica i poveri secondo il Papa, “sono sempre più numerosi” ed hanno più volti: quello di chi soffre per la “mancanza di acqua e di cibo”; delle “famiglie che non arrivano alla fine del mese in Europa”; delle “donne” vittime di “esclusione, maltrattamenti, violenza”; di coloro che fronteggiano la povertà “morale” e “spirituale” o di chi non può studiare.Tutte queste povertà si sono diffuse – ne è convinto il Pontefice – nell’ambito di un sistema economico e di ‘“ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria”, in pratica sotto il dominio di un capitalismo, o come fu definito da qualcuno, di quel turbo capitalismo, cosi come si è venuto configurando negli ultimi decenni.Il Papa punta l’indice contro i “nuovi e drammatici squilibri”… “vediamo crescere alcune élite di ricchi che vivono nella bolla di condizioni lussuose”… “una visione dell’esistenza imperniata sull’accumulo della ricchezza e sul successo sociale a tutti i costi, da conseguire anche a scapito degli altri”… “dove sembra che abbiano meriti solo quelli che hanno avuto successo nella vita” e la “scelta” di chi ritiene “ragionevole organizzare l’economia sacrificando i popoli”… “i cristiani” che “si lasciano contagiare da atteggiamenti da ideologie mondane che portano a ingiuste generalizzazioni”.Stigmatizza “criteri pseudoscientifici” secondo cui “la libertà del mercato porterà spontaneamente alla soluzione del problema della povertà”.Di fronte a questo cumulo di rovine materiali e spirituali il Santo Padre constata che “l’impegno a favore dei poveri rimane insufficiente”, rilevando che a vecchie povertà se ne aggiungono “di nuove, talvolta più sottili e pericolose”.“Infatti , esistono molte forme di povertà: quella di chi non ha mezzi di sostentamento materiale, la povertà di chi è emarginato socialmente e non ha strumenti per dare voce alla propria dignità e alle proprie capacità, la povertà morale e spirituale, la povertà culturale, quella di chi si trova in una condizione di debolezza o fragilità personale o sociale, la povertà di chi non ha diritti, non ha spazio, non ha libertà” ed allora fa un appello perché “le strutture d’ingiustizia vanno distrutte con la forza del bene”.Non in nome di un rivendicazionismo di tipo politico o sindacale, ma di un impegno morale e caritativo, il cui fondamento è teologico e spirituale.Per questo il Santo Padre raccomanda le opere di misericordia, come l’elemosina che attualmente risulta essere una pratica dimenticata.Quando il Papa dice che attualmente impera “la dittatura di un’economia che uccide” si riferisce, appunto, a quelle “ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria”.A questo primo documento dovrebbe seguire tra qualche mese un altro – una enciclica – probabilmente centrato sulle sfide antropologiche e sociali dell’Intelligenza artificiale, un tema assai caro al Papa statunitense.Ma anche la speranza potrebbe essere l’altro tema che il Pontefice potrebbe trattare, perché “Sperare è scegliere perché chi non sceglie si dispera. Una delle conseguenze più comuni della tristezza spirituale, cioè dell’accidia, è non scegliere niente”. Allora chi la prova è preso da una pigrizia interiore che è peggio della morte… “Sperare, invece, è scegliere”.