Negli ultimi dieci anni la conversazione pubblica italiana sui temi della diversità e dell’inclusività (Diversity&Inclusion) si è fatta più intensa: per 62% della popolazione, infatti, se ne parla di più e con un impatto rilevante visto che il 58% degli italiani afferma di essere più consapevole rispetto a dieci anni fa su questi temi. I giovani e le donne sono i più consapevoli, così come chi è stato più esposto a contenuti informativi (67%) e a film e serie tv (73%). Insomma: consapevolezza e media sono strettamente collegati, soprattutto quando si parla di genere e identità di genere, Etnia, disabilità, LGBTQ+, e aspetto fisico. Nonostante questo, però, l’Italia è su molti aspetti ancora indietro.Il rapporto – Il rapporto tra i temi della diversità e i Media che si è sviluppato nell’ultimo decennio è raccontato nella ricerca Diversity Media Research Report 2025 realizzata dalla Fondazione Diversity in collaborazione con 2B Research e con il sostegno di H&M. È stata presentata il 1 ottobre all’Associazione Stampa Estera in Italia di Roma, in occasione del 10° Anniversario dei Diversity Media Awards.I motivi trainanti – Dall’approfondimento emerge, ad esempio, che i grandi fatti di cronaca guidano la riflessione così come il dibattito politico culturale. Entrambi vengono veicolati da canali informativi per un italiano su due. Ma anche cinema, serie e programmi tv fanno la loro parte per una persona su tre, soprattutto tra i giovani. Questi ultimi arrivano più delle relazioni personali (24%), dei libri (13%) e delle canzoni (8%). “I femminicidi di Giulia Cecchettin e Giulia Tramontano sono gli eventi di cronaca degli ultimi 10 anni che hanno portato a un aumento maggiore di consapevolezza nelle persone” spiega la ricerca. Sono stati citati dal 38% degli intervistati, seguiti dalla Guerra in Ucraina (35%), dalla Guerra a Gaza (28%) e dall’emergenza migranti a Lampedusa (16%). Sui giovani 18-34 anni, poi, impattano maggiormente, rispetto alle generazioni più adulte, le grandi battaglie globali (come Black Lives Matter) e i dibattiti sui diritti civili (DDL Zan), mentre le donne hanno un’attenzione superiore agli uomini rispetto alle tematiche femminili (#Mee Too, “Non una di meno”).La qualità: un problema in tv – Per il 40 per cento, però, non c’è abbastanza qualità nel modo in cui questi fatti sono raccontati, soprattutto tra gli adulti e soprattutto in tv: modi poco rispettosi e corretti secondo la metà di chi segue quotidianamente le notizie. Questi dati sono confermati anche dall’analisi che la Fondazione realizza ogni anno con l’Osservatorio di Pavia sulla rappresentazione della diversità nei Tg italiani. “Guardando al trend degli ultimi 5 anni (2018- 2023) emerge la necessità dei Tg di cercare una narrazione della società più complessa e articolata, più rappresentativa delle storie e delle persone”.Trascurati – In Italia, poi, il 10% della popolazione si dichiara appartenente alla comunità LGBT+, oltre il 20% delle persone ha una qualche forma di disabilità e il 9% è straniera residente. Eppure. spiega la ricerca, “la trattazione delle diversity nei Tg appare inadeguata e fuorviante”. La disabilità è trattata solo nell’1,1% delle notizie totali e dominata da narrazioni eroiche come le Paralimpiadi; ispirazionali, quindi storie di gravi incidenti, da come Zanardi a Bortuzzo; pietistiche, dunque fragilità, malattie, tematiche mediche. “Quando si parla di etnia se ne parla solo riferendosi a guerre (18,5%), a migrazioni e questioni razziali (22%) e crimini violenti (11,6%)”. Non molto diversa la dinamica sulle questioni di genere, affrontata per lo più in casi di crimini violenti e femminicidi. “I temi e le persone LGBT+ sono praticamente assenti dall’agenda mediatica italiana con uno 0,4% di incidenza sul totale delle notizie”.L’inclusività in film e serie tv – I film e le serie tv sono invece percepiti dalla popolazione come i media che trattano i temi sociali e inclusivi nel modo più rispettoso e corretto (rispettivamente dall’84 e dall’82% del campione), seguiti dai programmi tv (73%) e questa percezione cresce con l’aumentare dell’esposizione. Il loro potere si basa sulla “narrative transportation”: l’immersione emotiva, si legge, riduce le barriere difensive e rende più permeabili atteggiamenti e credenze, soprattutto tra i giovani. Ancor più se prolungata su diverse stagioni.Va meglio, ma… – Insomma, negli ultimi dieci anni l’intrattenimento si è evoluto per la trattazione di due aree di diversity – LGBT+ e Genere – con una narrazione più efficace, più realistica e meno stereotipata. “Le serie tv straniere, insieme al digitale, si confermano le categorie mediali più evolute, distinguendosi per la pluralità di temi affrontati, profondità narrativa e approccio intersezionale capace di raccontare un’umanità complessa e sfaccettata”.E l’Italia? – Lo stesso però non vale per l’Italia. “Alcune aree di diversity – si legge – restano molto indietro sul piano rappresentativo. La trattazione dell’Etnia è incerta e altalenante negli anni, con prevalenza di stereotipi e narrazioni emergenziali”. La Disabilità è trattata “con approcci pietistici e assistenzialistici, incapaci di raccontare la normalità delle esperienze di vita” mentre l’aspetto fisico “è l’area meno – e peggio – rappresentata nei prodotti di intrattenimento italiani, con narrazioni stigmatizzanti su corpi grassi o non conformi (nelle rare volte in cui sono presenti)”. Emerge “la necessità di un lavoro di de-stereotipizzazione e di coinvolgimento reale delle comunità rappresentate, sia on-screen che off-screen, per restituire finalmente autenticità al racconto della società italiana contemporanea e liberarsi dallo sguardo bianco-centrico e abilista”.Il prodotto ma anche chi produce – “Il nodo da affrontare riguarda non solo i contenuti, ma anche le filiere di produzione, le pratiche decisionali, le logiche di accesso ai ruoli creativi e istituzionali – Francesca Vecchioni, Presidente di Fondazione Diversity – La vera trasformazione passa dall’apertura di luoghi e ruoli a chi è stato sistematicamente escluso dalla possibilità di raccontare, scegliere, dirigere, produrre”.Le nostre preferenze – Lo studio traccia anche la mappa delle preferenze degli italiani su contenuti che hanno maggior impatto. C’è ancora domani è il film che, per il pubblico italiano, negli ultimi 10 anni è stato capace di generare più riflessione (19%) affrontando il patriarcato e i diritti delle donne, seguito da Bohemian Rhapsody; per la rappresentazione dell’identità LGBTQ+ (15%) e Perfetti sconosciuti per la messa in discussione delle relazioni e dei pregiudizi (13%). “E se negli older (55+) prevalgono titoli con una connotazione realistica (“Io capitano”), gli younger sono maggiormente colpiti dal registro fantastico ed espressivo di titoli come Barbie, mentre nelle donne cresce l’attenzione per titoli su tematiche femminili e inclusive (Il diritto di contare, Mio fratello rincorre i dinosauri)”. E ancora Doc – nelle tue mani (12%), L’amica geniale (11%) e Mare Fuori (10%) sono le serie tv più citate dal pubblico come portatrici di riflessione su tematiche trasversali e intersezionali.Da Sex education a Gomorra – Tra i giovani cresce l’impatto trasformativo di serie dallo spiccato tono ironico come Sex Education (16%) e Modern Family (9%) mentre Gomorra colpisce particolarmente gli uomini (14%) e gli older (12%). Tra i programmi tv, spiccano alle prime posizioni nella capacità di generare riflessione due talk storici, Che tempo che fa (16%) e Propaganda Live (13%), seguiti dalle Paralimpiadi (11%) e da un programma di intrattenimento, Pechino Express (10%), con un impatto significativo dei talent show come Italian’s Got Talent e X Factor Italia nel target 18-34 anni (dove raggiungono il 12% di citazioni grazie alla forza emotiva delle narrazioni).Infine, sono stati presentati i candidati per l’edizione di quest’anno del Diversity Award, nei diversi ambiti. È possibile consultarli, insieme alle motivazioni, sul sito www.diversitymediaawards.it.L'articolo Media e diversità, il report: “Cresce la consapevolezza. Telegiornali inadeguati e fuorvianti, promosse le serie tv straniere” proviene da Il Fatto Quotidiano.