Firenze. Un ministero del futuro, l’avviso “sono sindaca di Genova”, la promessa: “Sono in contatto con Elly Schlein, ci vedremo presto” Ecco a voi Silvia Salis, l’ospite più attesa della Leopolda 2013, l’altra leader del Campo largo, la possibile candidata la premier, la sindaca. Non è la prima volta di Salis alla Leopolda, ma è la prima da politica, da quasi leader. Arriva un po’ in sordina affiancata dalla ligure Lella Paita nel ruolo di Virgilio: è lei che la presenterà anche sul palco due ore dopo. In platea dicono: “È una figlia della Leopolda”. La giacca doppiopetto blu e sneakers. Sorrisi, selfie. La fermano, azzardano un paragone con la scalata politica di Maria Elena Boschi, poi la sindaca si infila nel backstage che nelle kermesse renziane conta quasi più di quello che succede sul palco. Squilla il telefono di Marco Agnoletti, il responsabile della sua comunicazione, che corre: “È Silvia Salis, devo andare”. Si infila anche lui nel dietro le quinte. Matteo Renzi, in versione “Pippo Baudo” (copyright di Enrico Borghi) ha fretta perché è in ritardo sulla scaletta e sa che i giornalisti hanno più fretta di lui. Finiti gli interventi dei ministri del governo Meloni, è tutto un: “Salis quando parla?”. Parla dopo i sindaci Gualtieri e Gaetano Manfredi e si presenta così: “Buonasera, Firenze!”. Tono deciso, ma il pubblico resta tiepido, è curioso. Il leader di Italia Viva - logo praticamente scomparso in sala sostituito da quello della Casa Riformista - la guarda orgoglioso seduto in seconda fila. E’ un Renzi che sceglie il basso profilo, si presenterà poi in sala stampa alla sua maniera per sottolineare ai cronisti che c’è un altro sindaco, quello calabrese che Avs avrebbe voluto candidare alle regionali, che parlerà a breve da tenere d’occhio. La sindaca parla a braccio per quasi tutto il tempo, cita lo scrittore premio Nobel John Galsworthly: “Chi non pensa al futuro, non avrà un futuro” e lancia l’idea di un “ministero del futuro”. Dalla Liguria al governo nazionale, la strada può essere anche brevissima come sa bene l’ex premier Renzi. Ma oggi, come da quattro mesi a questa parte, Salis frena e lo fa tutto l’entourage renziano. Basso profilo. Si concede una pausa sigaretta e dice: “Io ho intenzione di fare la sindaca di Genova, e di lavoro ce n’è tanto”. Le chiediamo: “Sindaca, che effetto le fa sentire Franceschini o Renzi che guardano già a lei in chiave nazionale?” e lei risponde al Foglio: “Credo che sia un attestato di stima e li ringrazio. Però io sono la sindaca di Genova, da soli 4 mesi”. Nel discorso sul palco parla della sfida dell’intelligenza artificiale, cerca l’empatia con i più giovani di cui “la politica non si occupa più”. Conosce la Leopolda, la kermesse renziana, lei che l’ha respirata da tempo: prima, con le regie del marito Fausto Brizzi, poi da atleta medagliata e dirigente del Coni. Adesso, a 40 anni, non vuole farsi di certo bruciare politicamente. Anche la presentazione sul palco che la precede non è troppo carica. Ma di politica nazionale in una sola giornata, Salis ne accumula parecchia. Dopo la solita corsa giornaliera di 10 km, questa mattina è partita per Roma, ospite di una conferenza di Avs per parlare delle aree interne. E’ qui che fa il primo appello all’unità, ricordando il sostegno di Bonelli e Fratoianni per la sua elezione a Genova. L’importanza dell’unità del centrosinistra la ribadisce davanti ai renziani, co-protagonisti del “modello Genova” alle comunali di maggio. “L’Unione è la forza della classe dirigente del centrosinistra, una classe dirigente che la destra non ha” dice Salis. Fuori dalla sala, l’ex atleta ostenta tranquillità: “Andrò a tutti gli eventi dei partiti della coalizione in cui mi inviteranno. Sono sempre in contatto con Elly e ci vedremo presto”. Elly, avvisata.