La sfida di Hamas: “Non rinunceremo alle armi”. Trump dopo l’incontro con Netanyahu: “Pagherete un prezzo”

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Alla vigilia dell’incontro tra Donald Trump e Benyamin Netanyahu, l’ala militare di Hamas ha ribadito che il gruppo islamista non rinuncerà alle armi. Proprio mentre il presidente americano si preparava a ricevere il premier israeliano a Mar-a-Lago, il nuovo portavoce delle Brigate Ezzedine al-Qassam, Abu Obeida, ha dichiarato che la resistenza armata continuerà “finché l’occupazione continuerà”, anche “a mani nude”. Poche ore dopo, al termine del colloquio con Netanyahu, Trump ha lanciato un ultimatum diretto a Hamas, avvertendo che se il gruppo “non disarma” a breve “pagherà un prezzo”. “Daremo un breve tempo ad Hamas per disarmare, altrimenti pagherà”, ha detto il presidente americano, legando l’avvio della ricostruzione di Gaza alla consegna delle armi da parte del movimento islamista.L’annuncio di Hamas“Il nostro popolo si sta difendendo e non rinuncerà alle armi finché l’occupazione continuerà, non si arrenderà, anche se dovrà combattere a mani nude”. Con queste parole Abu Obeida, nuovo portavoce delle Brigate Ezzedine al-Qassam, ala militare di Hamas, ha riaffermato in un video diffuso su Telegram la linea del movimento, proprio nelle stesse ore dell’incontro tra Trump e Netanyahu in Florida.L’incontro in FloridaIl presidente americano ha ricevuto il premier israeliano nel resort di Mar-a-Lago, a sole 24 ore dal colloquio con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Si tratta del quinto incontro tra Trump e Netanyahu da quando il tycoon è tornato alla Casa Bianca, ma il faccia a faccia arriva in una fase particolarmente delicata per il Medio Oriente, con diversi dossier aperti, a partire da Gaza. Trump ha lanciato un avvertimento esplicito a Hamas: se il gruppo “non disarma” a breve “pagherà”. “Daremo un breve tempo ad Hamas per disarmare, altrimenti pagherà un prezzo”, ha dichiarato il presidente americano dopo il colloquio con Netanyahu. La ricostruzione della Striscia di Gaza, ha aggiunto, potrà iniziare “molto presto, il prima possibile”, ma solo a condizione che Hamas deponga le armi.Il presidente degli Stati Uniti, che continua a presentarsi come il “presidente della pace”, appare sempre più impaziente di avviare la cosiddetta fase due a Gaza, dopo il fragile cessate il fuoco che aveva contribuito a finalizzare lo scorso ottobre. Una tregua che, secondo il ministero della Sanità palestinese, è stata messa a dura prova dalle continue operazioni israeliane nell’enclave, costate oltre 400 morti in pochi mesi.Il fronte israelianoSul fronte israeliano, Netanyahu continua a mostrarsi riluttante a un ulteriore ritiro da Gaza. Il premier ha posto come condizione la restituzione dei resti dell’ultimo ostaggio prima di procedere alle fasi successive del piano. La famiglia di Ran Gvili ha accompagnato Netanyahu a Mar-a-Lago e dovrebbe incontrare funzionari dell’amministrazione Trump. Israele, inoltre, non ha ancora aperto il valico di Rafah con l’Egitto, sostenendo che lo farà solo dopo la restituzione del corpo del sergente maggiore. “Faremo tutto il possibile per riavere indietro i resti di Ran Gvili, la cui meravigliosa famiglia è qui”, ha assicurato Trump.Nel corso dell’incontro, il presidente americano ha elogiato Netanyahu definendolo “un eroe di guerra” e dicendosi convinto che riceverà la grazia presidenziale nel processo per corruzione. Gaza, tuttavia, è solo uno dei “cinque argomenti” sul tavolo del colloquio, come ha precisato lo stesso Trump.Iran, Siria e LibanoLe divergenze emergono con maggiore evidenza sugli altri dossier regionali. Netanyahu ha ribadito che “Israele non ha mai avuto un amico come Trump alla Casa Bianca”, ma punta a una linea più aggressiva nei confronti dell’Iran o, quantomeno, a un via libera americano per agire contro Teheran. Trump ha minacciato un nuovo attacco qualora l’Iran tentasse di ricostruire il programma di missili balistici o di riprendere quello nucleare. “Se così fosse, dovremo intervenire per fermarli. Li fermeremo. Li distruggeremo completamente”, ha dichiarato, invitando Teheran a raggiungere un accordo con Washington.Altro tema sensibile è la Siria. Netanyahu non ha gradito l’apertura americana verso il presidente siriano Ahmed al-Sharaa, mentre Trump ha espresso l’auspicio che Israele riesca ad andare d’accordo con Damasco, definendo il leader siriano “uno tosto” che “sta facendo un grande lavoro”. Infine il Libano, dove il presidente americano spinge per la via diplomatica, mentre Israele dubita che Beirut sia in grado di contenere Hezbollah senza una nuova campagna militare.L'articolo La sfida di Hamas: “Non rinunceremo alle armi”. Trump dopo l’incontro con Netanyahu: “Pagherete un prezzo” proviene da Il Fatto Quotidiano.