La minaccia risulta estremamente realistica per i Paesi Baltici, tanto che le forze armate lituane hanno iniziato l’installazione dei dispositivi ingegneristici per far brillare i ponti al confine tra la Lituania e la Bielorussia in caso di invasione armata. E a questo si aggiunge la costruzione di strutture per lo stoccaggio di barriere mobili per contrastare l’avanzata delle forze armate nemiche. Misure che rientrano nel pacchetto approvato dal ministero della Difesa lituano lo scorso luglio per il rafforzamento del confine orientale dell’Unione europea, ma che oggi si intersecano con l’entrata in servizio in Bielorussia dei missili a raggio intermedio Oreshnik russi con capacità nucleare. Armi che, ha detto Putin, sono impossibili da intercettare perché la velocità dei missili è presumibilmente 10 volte superiore a quella del suono. Minsk, alleato di Mosca, oltre che con la Russia, condivide anche un confine con i paesi della Nato, Polonia, Lituania e Lettonia. Mosca accusa l’Occidente di prepararsi alla guerra e sottolinea con determinazione le proprie intenzioni pacifiche, ma in concreto aumenta le sue capacità di aggressione militare, come dimostrano le immagini satellitari analizzate da 007 e ricercatori Usa. Uno sviluppo inquietante che potrebbe rafforzare la capacità della Russia di attaccare in tutta Europa.I missili intermedi hanno una gittata di circa 5.500 chilometri, il che significa che potrebbero colpire qualsiasi punto dell’Europa o della costa occidentale degli Stati Uniti dalla Russia. Il video diffuso dai ministeri della Difesa russo e bielorusso non specifica dove verranno posizionati i sistemi missilistici in Bielorussia, ma mostra che vengono trasportati nelle foreste e mimetizzati con delle reti. “La divisione missilistica Oreshnik ha iniziato a svolgere compiti di combattimento in aree designate del Paese”, ha affermato il ministero della Difesa di Minsk.I piani di Putin – Lo scorso agosto il presidente russo Vladimir Putin aveva annunciato l’avvio della produzione dei nuovi missili ipersonici e ribadito i suoi piani di schierarli in Bielorussia. Seduto accanto al presidente bielorusso Alexander Lukashenko sull’isola di Valaam, vicino a San Pietroburgo, Putin disse che l’esercito aveva già selezionato i siti di schieramento per gli Oreshnik. “I lavori preparatori sono in corso e molto probabilmente li concluderemo entro la fine dell’anno”, erano state le parole dello zar del Cremlino. La Russia ha utilizzato per la prima volta l’Oreshnik, che in russo significa “nocciola”, contro l’Ucraina l’anno scorso, colpendo una fabbrica di Dnipro.Ora, l’analisi delle immagini di Planet Labs – azienda di satelliti commerciali – ha rivelato un progetto di costruzione in Bielorussia, iniziato tra il 4 e il 12 agosto, che mostra caratteristiche coerenti con quelle di una base missilistica strategica russa. Un “rivelatore inequivocabile” in una foto del 19 novembre è un “punto di trasferimento ferroviario di livello militare” racchiuso da una recinzione di sicurezza, al quale missili, i loro lanciatori mobili e altri componenti potrebbero essere consegnati via treno.A scoprirlo, scrive in esclusiva la Reuters, sono stati i ricercatori Jeffrey Lewis del Middlebury Institute of International Studies, in California, e Decker Eveleth dell’organizzazione di ricerca e analisi Cna in Virginia. I due sono “certi al 90%” che i lanciatori mobili di Oreshnik sono stati posizionati presso l’ex base aerea vicino a Krichev, circa 307 km a est della capitale bielorussa Minsk e 478 km a sud-ovest di Mosca. Conclusioni a cui sarebbero arrivati anche gli 007 americani. Lukashenko la scorsa settimana aveva annunciato che i primi missili erano stati schierati, senza menzionarne la posizione. Secondo i piani, fino a 10 Oreshnik sarebbero dislocati in Bielorussia. I ricercatori americani hanno valutato che il sito è abbastanza grande da ospitare solo tre lanciatori e che altri potrebbero essere dislocati in un’altra località.L'articolo I missili russi Oreshnik operativi in Bielorussia. Lituania pronta a fare brillare i ponti al confine in caso di invasione proviene da Il Fatto Quotidiano.