Care navigatrici, cari navigatori,in un periodo difficile per l’editoria, per la libertà di stampa e di parola c’è un modo semplice per misurare la salute di un giornale: capire quanta parte del suo destino dipende dai lettori e quanta dai poteri che dovrebbe controllare. Per questo oggi ci sentiamo in dovere di iniziare questa lettera di fine anno con un ringraziamento, anzi con un “grazie di cuore”. Perché anche nel 2025 il nostro destino è dipeso soltanto da voi.A dirlo sono i fatti e non le opinioni. I 41mila abbonati al giornale digitale, gli oltre 20mila sostenitori, i 2 milioni e 31mila utenti unici che ogni giorno navigano il sito fanno del nostro quotidiano il terzo giornale più letto in Italia nella versione digitale e sull’online. Mentre i 16mila lettori in edicola sommati a quelli in digitale, ci classificano quinti per numero complessivo di copie vendute.È un dato importante, perché dimostra quanti cittadini ancora oggi non vogliano piegarsi a un’informazione sempre più omologata: quando partimmo, oltre 16 anni fa, non eravamo neppure nella Top Ten. Ma purtroppo è un dato ancora insufficiente per garantire un futuro sereno alla nostra comunità. Per questo vi rinnoviamo il nostro invito ad abbonarvi. Solo un giornale finanziariamente forte sarà in grado di affrontare a testa alta le tante sfide che ci attendono.Per poter restare una voce libera e controcorrente abbiamo avviato una profonda riorganizzazione del nostro modo di lavorare incrementando, grazie all’impegno profuso dalle redazioni di Milano e Roma, il numero di contenuti di qualità che a ogni ora del giorno e della notte vi arrivano online. Stiamo investendo sui nostri canali YouTube, sulla sezione podcast e sulle newsletter. Stiamo potenziando su ilfattoquotidiano.it le nostre sezioni storiche e i nostri canali verticali: da FqMagazine a Salute, da Sport fino a Motori. Lo facciamo per entrare in contatto con un pubblico diverso che si appassioni al Fatto e per mantenere alti gli introiti della pubblicità indispensabili per far crescere la nostra testata.Stiamo insomma cercando di creare un sistema che possa raggiungere con le nostre notizie, le nostre esclusive, le nostre inchieste e analisi il maggior numero di persone possibile.Vogliamo allargare ancora la nostra comunità. Dimostrando che essere buoni o cattivi giornalisti non dipende dal mezzo che usiamo per informare, ma solo da cosa scegliamo di raccontare. Come ha sempre fatto Mauro Del Corno, il collega e amico che ci ha lasciati nel 2025 e che oggi ci manca sempre più.Farlo in questo momento è particolarmente importante. L’informazione sulla guerra in Ucraina è uniformata a un delirio bellicista allergico alla pace, che per molti versi ricorda quello precedente alla Prima guerra mondiale; la quasi totalità dei governi occidentali (e dei paesi arabi) non vuole muovere un dito per tentare di fermare gli orrori che Israele continua a perpetrare a Gaza e in Cisgiordania; in Italia il governo, con la complicità delle classi dirigenti e di gran parte dell’ “informazione”, smantella uno dopo l’altro ogni controllo di legalità. Dopo aver abolito l’abuso d’ufficio, limitato le intercettazioni, ridotto al lumicino la possibilità di pubblicare atti giudiziari e depotenziato la Corte dei Conti, ci ha regalato una legge costituzionale – che per fortuna potremo bocciare al referendum – per separare le carriere togate, sdoppiare il Csm e affidare i giudizi disciplinari a un altro carrozzone detto “Alta Corte”: non una riforma, ma una vendetta contro la magistratura.Avere un giornale come il Fatto che, con tutti i suoi limiti ed errori, continua a fare il cane da guardia del potere è importante non solo per noi che vi scriviamo e per voi che ci leggete, ma per la democrazia.In questi anni, in nome di principi in teoria giusti e condivisibili (la lotta all’antisemitismo, alla disinformazione e alle fake news) si sono moltiplicati in Europa e in Italia norme e disegni di legge per imporre censure e bavagli.Da questo punto di vista, nella speranza che il 2026, ci porti finalmente la pace, una cosa dobbiamo purtroppo dirla: Putin ha già vinto, perché in materia di libertà di parola e di stampa, ha reso le nostre democrazie sempre più simili alle autocrazie. Che Europa è quella che sanziona l’analista svizzero Jacques Baud perché ritenuto responsabile di disinformazione sulla guerra? Davvero si può pensare che in democrazia un organismo politico possa perseguire, senza un regolare processo, un cittadino per quello che pensa, dice o scrive? Lo stesso vale per tutti i tentativi di censura, riusciti o comunque tentati, a cominciare da quelli contro Francesca Albanese.Ecco, il Fatto Quotidiano, in un mondo di “liberali alle vongole” resta fedele alla celebre frase da molti erroneamente attribuita a Voltaire. “Non condivido una parola di quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo”.Anche questo crediamo sia un buon motivo per abbonarsi al Fatto.Se vi abbonate, state dicendo una cosa semplice: che non volete un’informazione addomesticata; che non volete un Paese in cui la verità dipende dalla convenienza; che non volete una democrazia che chiude gli spazi e la bocca a chi critica e dissente. Comunque la pensi.Noi, da parte nostra, faremo l’unica cosa che sappiamo fare: continuare a raccontare fatti, documenti, responsabilità. Continuare a dare fastidio quando serve. Continuare a non confondere la prudenza col silenzio. A chi già ci sostiene, quindi, diciamo grazie: non è una gratitudine retorica e cerimoniale, ma la consapevolezza che questo giornale lo state costruendo voi.A chi ci legge e basta, diciamo solo questo: se questa voce vi serve, se vi è utile un giornale che non chiede il permesso ai superiori, difendetelo e abbonatevi. Buon anno a tutti dal Fatto Quotidiano!Peter Gomez e Marco TravaglioL'articolo Buon anno dal Fatto! Siamo un giornale libero grazie a voi lettori proviene da Il Fatto Quotidiano.