Nell’inchiesta sulla morte di Sara Di Vita, 15 anni, e della madre Antonella Di Ielsi, 50 anni, decedute per intossicazione a poche ore di distanza all’ospedale Cardarelli di Campobasso, tutte le ipotesi restano aperte. È quanto risulta a LaPresse da fonti investigative, secondo le quali non viene escluso alcuno scenario, nemmeno quello di un avvelenamento riconducibile a terzi, in attesa degli esiti scientifici. L’indagine della Procura di Campobasso, affidata alla Squadra Mobile, procede a 360 gradi e si fonda su accertamenti ancora in corso. In queste ore l’attenzione degli inquirenti è concentrata sulla ricerca dell’eventuale agente scatenante, che potrebbe essere una tossina o un veleno, senza che al momento vi siano conferme su natura, origine o modalità di esposizione. Ogni valutazione resta subordinata agli esiti delle autopsie e delle analisi tossicologiche e chimiche.Le autopsie, avviate all’obitorio del Cardarelli, rappresentano il primo passaggio dell’accertamento irripetibile. I risultati preliminari potranno offrire indicazioni orientative, ma per le risposte decisive – in grado di chiarire se si sia trattato di una tossinfezione alimentare, di una contaminazione tossica o di altre ipotesi – saranno necessari tempi più lunghi legati ai prelievi e alle analisi di laboratorio. Fonti investigative sottolineano che, in questa fase, nessuna pista viene privilegiata o esclusa e che l’inchiesta mantiene un approccio prudente e aperto, in attesa di riscontri oggettivi. Solo l’esito congiunto degli esami medico-legali, tossicologici e delle analisi sugli alimenti potrà consentire di restringere il campo delle ipotesi e chiarire l’origine della duplice tragedia. L’autopsia è condotta dal medico legale nominato dalla Procura, Benedetta Pia De Luca, affiancata da Francesco Battista Laterza. Presenti i consulenti della famiglia e dei cinque medici iscritti nel registro degli indagati – due in servizio di guardia medica e tre del pronto soccorso – per ipotesi di omicidio colposo, lesioni colpose e responsabilità sanitaria. L’obiettivo degli accertamenti è chiarire la causa dei decessi e individuare l’eventuale alimento o agente che avrebbe innescato la tossinfezione, valutando in particolare se il quadro sia riconducibile a funghi, pesce o ad altre sostanze di origine alimentare. Parallelamente proseguono anche le verifiche sugli alimenti sequestrati nell’abitazione della famiglia Di Vita e sulla ricostruzione dettagliata dei pasti consumati nei giorni precedenti, con un focus specifico sulla giornata del 23 dicembre, ritenuta al momento centrale nell’indagine. L’inchiesta della Procura di Campobasso, affidata alla Squadra Mobile, mira a fare piena luce sulla fonte di innesco della probabile tossinfezione che ha portato alla morte delle due donne. La maggior parte delle risposte è attesa dagli esami successivi all’autopsia: oltre ai prelievi ematici, saranno effettuate analisi chimiche e tossicologiche, i cui risultati richiederanno tempi tecnici più lunghi. Nel fascicolo è inoltre ricostruito il percorso sanitario precedente ai decessi: madre e figlia erano state dimesse senza ricovero dopo due accessi all’ospedale Cardarelli, il primo il giorno di Natale e il secondo a Santo Stefano. Gli esperti coinvolti nell’accertamento hanno ribadito, prima dell’avvio degli esami, la necessità di attendere l’esito completo dei prelievi per qualsiasi valutazione conclusiva. Questo articolo Mamma e figlia morte per intossicazione, autopsia non esclude avvelenamento terzi proviene da LaPresse