La Spagna, nonostante l’embargo, autorizza scambi con l’industria militare di Israele: “Servono ai programmi di Airbus”

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A tre mesi dall’approvazione del Real Decreto-ley che annunciava “misure urgenti contro il genocidio a Gaza” e il divieto di importazione ed esportazione di armi verso Israele, il governo spagnolo ha autorizzato nuove transazioni di materiale militare israeliano. Lo ha fatto ricorrendo alla clausola di eccezione prevista dallo stesso decreto, consentendo trasferimenti di “materiale di difesa e a duplice uso” destinati ad Airbus.La decisione emerge dalla delibera del Consiglio dei Ministri del 23 dicembre, pubblicata sul sito della Moncloa. L’esecutivo giustifica l’autorizzazione come “eccezionale”, invocando la tutela degli “interessi generali nazionali”, una formula già contenuta nel testo di legge e che, di fatto, apriva fin dall’inizio alla possibilità di deroghe, minando la portata reale dell’embargo annunciato.Secondo il documento ufficiale, i materiali serviranno a programmi aeronautici di Airbus considerati strategici e ad alto potenziale industriale: l’A400M, l’A330 MRTT, il C295 e il drone SIRTAP. Il governo non fornisce tuttavia dettagli sui componenti autorizzati né sulle aziende israeliane coinvolte nelle transazioni. Secondo fonti non ufficiali, per gli aerei C295 potrebbero essere coinvolti i radar ELM-2022A di Elta Systems, controllata da Israel Aerospace Industries (IAI). Anche il programma SIRTAP, assemblato negli stabilimenti Airbus di Getafe, prevedeva l’impiego di radar ELTA, mentre per gli aerei cisterna A330 MRTT alcuni clienti internazionali hanno recentemente selezionato sistemi di autodifesa forniti dall’azienda israeliana Elbit.La ministra della Difesa spagnola, Margarita Robles, ha giustificato lunedì, in un’intervista alla televisione pubblica TVE (La 1), l’autorizzazione al trasferimento sostenendo che essa “non ha alcuna relazione con le politiche militari o di difesa, ma riguarda esclusivamente l’ambito commerciale, industriale e delle esportazioni”. Secondo Robles, la decisione risponde alle esigenze di Airbus di poter esportare determinati materiali e di proseguire lo sviluppo di programmi aeronautici come l’A400M e il C295, che richiedono tecnologie israeliane, precisando che “non è in alcun modo collegata al settore delle armi”. La ministra ha inoltre ribadito che “la Spagna non ha mai acquistato armi da Israele”, ma avrebbe utilizzato esclusivamente tecnologia, aggiungendo che i programmi del Ministero della Difesa rientrano in un piano di progressiva disconnessione volto ad affidare tali progetti all’industria nazionale spagnola. In questa cornice, l’esecutivo sostiene che tali programmi siano “indispensabili per la sostenibilità economica delle linee di produzione” e per la tutela di “migliaia di posti di lavoro altamente qualificati in Spagna”, sottolineando al contempo che “non esistono alternative immediate” in grado di sostituire alcune tecnologie israeliane considerate cruciali.L’autorizzazione è stata preceduta dal parere favorevole della Junta Interministerial Reguladora del Comercio Exterior de Material de Defensa, i cui verbali restano classificati come segreti in base alla Legge sui Segreti Ufficiali del 1968, mantenuta in vigore da un accordo del 1987. Un regime di opacità che, secondo numerose organizzazioni non governative, impedisce qualsiasi controllo pubblico sulle motivazioni che giustificano tali “eccezioni”.La Campagna per la Fine del Commercio di Armi con Israele, sostenuta da oltre 600 organizzazioni della società civile, ha reagito duramente. In un comunicato afferma che la decisione “conferma ciò che denunciamo da mesi: il decreto non rappresenta un vero embargo”. “Ogni clausola di eccezione è un varco attraverso cui passa la complicità”, avverte la RESCOP, la Rete de Solidarietà contro l’Occupazione della Palestina, promotrice della campagna, che chiede al Parlamento – in particolare a PSOE e Sumar – di chiudere il periodo di emendamenti e trasformare il testo in un embargo totale e vincolante. Secondo uno studio sviluppato dalle entità della Campagna, dal 2023 la maggior parte delle operazioni militari con Israele è stata giustificata come “eccezionale”: in questo modo la Spagna avrebbe firmato 46 contratti, superando il miliardo di euro, e sarebbe diventata uno dei principali importatori europei di armamenti israeliani nel 2025.Anche settori pacifisti e antimilitaristi, come il Centre Delàs di Studi per la Pace e Alternativa Antimilitarista–MOC, denunciano che il Real Decreto-ley approvato a settembre non interrompe realmente i flussi dell’industria bellica, ma garantisce ampi margini di discrezionalità politica. In diversi rapporti, queste organizzazioni sottolineano come la clausola degli “interessi generali nazionali” trasformi il divieto in una misura puramente simbolica e consenta di mantenere una cooperazione militare strutturale con Israele sotto forma di eccezione. Il Centre Delàs evidenzia inoltre che il ricorso alla Legge sui Segreti Ufficiali impedisce ogni controllo democratico su autorizzazioni che riguardano armi e tecnologie potenzialmente utilizzabili in contesti di gravi violazioni dei diritti umani.Il decreto vieta formalmente le importazioni e le esportazioni di armamenti, ma lascia intatti i contratti con l’industria militare israeliana, non esclude l’assistenza finanziaria e non introduce meccanismi efficaci di controllo sui transiti. Nonostante il divieto, diverse navi coinvolte nelle rotte militari verso Israele continuano a transitare o a fare scalo in acque e porti spagnoli. In questo contesto, l’embargo annunciato dal governo appare sempre più come una misura prevalentemente formale, priva di effetti sostanziali.Il Real Decreto-ley limita infatti solo le operazioni dirette, senza interrompere la cooperazione industriale, senza bloccare i flussi finanziari e senza impedire il ricorso sistematico alle deroghe. La possibilità di sospendere o revocare le restrizioni in qualsiasi momento, in assenza di vincoli legati alla cessazione delle operazioni militari israeliane o al rispetto del diritto internazionale, solleva seri interrogativi sulla credibilità della posizione spagnola. Così, mentre il governo continua a denunciare pubblicamente la tragedia umanitaria a Gaza, nei fatti mantiene aperti canali che alimentano l’industria bellica israeliana, trasformando l’“eccezione” in regola e svuotando l’embargo di significato politico e giuridico.L'articolo La Spagna, nonostante l’embargo, autorizza scambi con l’industria militare di Israele: “Servono ai programmi di Airbus” proviene da Il Fatto Quotidiano.