Aurora Livoli, i messaggi inquietanti su Instagram: “Ho Lucifero dentro di me”. I timori dei genitori per le “brutte compagnie”

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“Aveva avuto qualche difficoltà, per questo era seguita da uno psicologo. Ma non c’era nulla che potesse farci pensare a un epilogo simile”. Massimo Basile parla a Repubblica dalla caserma di Fondi, dove ha portato il cognato, Ferdinando Livoli, per firmare le carte che certificano la morte della figlia Aurora, ritrovata cadavere e con segni di violenza sul corpo in un androne di un palazzo di via Paruta, a nord di Milano. Aurora aveva 19 anni, ed è stata ritrovata senza vita lunedì 29 dicembre: frequentava la stessa scuola di Paolo Mendico, lo studente di 14 anni di Santi Cosma e Damiano che a settembre si era tolto la vita perché non ne poteva più, secondo la denuncia dei genitori, degli episodi di bullismo. Come confermato dalla preside dell’istituto, l’Itis Pacinotti, la ragazza si era diplomata lo scorso anno nella sede di Fondi, e non in quella distaccata di Santi Cosma e Damiano, frequentata invece da Paolo Mendico. Aurora non dava più notizie di sé dal 26 novembre, quando aveva contattato per l’ultima volta i genitori adottivi: in quell’occasione, aveva detto alla mamma e al papà che non aveva intenzione di tornare a casa, senza fornire alcuna indicazioni sul luogo in cui si trovasse.Gli investigatori proseguono nelle indagini, alla ricerca di quell’uomo che nei fotogrammi delle telecamere di sorveglianza è entrato con lei nello stabile da cui la ragazza non è mai uscita. Dalle testimonianze dei famigliari riportate dai quotidiani emerge un quadro di difficoltà e disagio: adottata a sei anni, tredici anni fa, Aurora in passato si era allontanata da casa, ma non c’era nulla che potesse fare pensare a una fuga senza ritorno. Si era anche iscritta alla facoltà di Chimica, a Roma, segno che volesse andare avanti e proseguire gli studi. Sui social postava messaggi inquietanti: “Ho Lucifero dentro di me”, “Troppo tempo per pensare fa pensare male”, aveva scritto su Instagram. L’ultimo contatto coi genitori il 26 novembre, poi il silenzio. E il giorno in cui i genitori avevano presentato denuncia, il 10 dicembre, avevano detto ai carabinieri: “Siamo preoccupati perché Aurora frequenta brutte compagnie”. Un timore basato anche sulle frequentazioni del passato: a Milano, scrive il Corriere, Aurora aveva “amici di strada”, giovani che come lei soffrivano di problemi caratteriali e disagio giovanile e dai quali ha ricevuto ospitalità. Nelle mani degli investigatori anche il numero di telefono di Aurora e i suoi ultimi contatti. Tutti elementi che nelle prossime ore andranno a comporre un quadro sempre più completo sulla tragedia di una ragazza di 19 anni, trovata seminuda e senza vita dentro uno stabile a Milano.L'articolo Aurora Livoli, i messaggi inquietanti su Instagram: “Ho Lucifero dentro di me”. I timori dei genitori per le “brutte compagnie” proviene da Il Fatto Quotidiano.