AGI - Poco rumore, molti risultati, qualche correzione in corsa. Si può riassumere così il bilancio del semestre in cui la Danimarca ha guidato il Consiglio dell'Unione europea, che volgerà al termine il 31 dicembre con il passaggio del testimone a Cipro. Sotto lo slogan "un'Europa forte in un mondo che cambia", la presidenza danese partiva con due priorità: la sicurezza del continente e la sua competitività, garantita dall'impegno nella transizione verde.Sulla difesa, Copenaghen ha portato a casa soprattutto l'accordo sul regolamento Edip, il programma per lo sviluppo dell'industria europea della difesa. Diversi sono invece i risultati ottenuti nel contesto dell'aggressione russa contro l'Ucraina: due nuovi pacchetti di sanzioni – il diciotto e il diciannove – che d'ora in poi saranno rinnovate a maggioranza qualificata, e non più all'unanimità, mettendole quindi al sicuro dalla minaccia di veto di Viktor Orban. E infine, al fotofinish, l'accordo per fornire un prestito a Kiev da 90 miliardi nei prossimi due anni.La presidenza ha però dovuto rinunciare al progetto di utilizzare a questo fine gli asset russi congelati nell'Unione europea, su cui pure Copenaghen, sotto la spinta della Commissione europea e di Paesi come la Germania, si era esposta molto: tanto che la premier danese, Mette Frederiksen, prima del vertice Ue decisivo del 18 dicembre aveva addirittura ventilato la possibilità di aggirare la contrarietà del Belgio votando a maggioranza qualificata. Da registrare inoltre anche l'accordo definitivo per lo stop alle importazioni di gas dalla Russia entro il 2027.L'approccio muscolare sulle politiche migratorieLa presidenza danese è stata molto attiva in materia di politiche migratorie, su cui da sempre il governo di Copenaghen adotta un approccio muscolare a dispetto della propria appartenenza politica di centrosinistra. Tra i provvedimenti principali sul tema, l'approvazione della lista di Paesi d'origine riconosciuti come sicuri a livello europeo (Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia) e la revisione del concetto di Paese terzo sicuro, che permette il rimpatrio di migranti anche in Paesi terzi con cui sussistono accordi di cooperazione in materia. Sul versante competitività e transizione verde, invece, le luci e le ombre si alternano più di frequente.La presidenza danese ha portato a casa i primi tre pacchetti omnibus sulla semplificazione - con qualche frizione con il Parlamento sul primo pacchetto, quello sulla due diligence – trovando un accordo tra gli Stati anche su altri tre pacchetti. Sul principale dossier ambientale sul tavolo, ovvero l'accordo per l'obiettivo climatico al 2040, la presidenza è riuscita a mantenere l'obiettivo del 90% di riduzione delle emissioni di Co2 proposto dalla Commissione europea, ma solo introducendo, rispetto alla proposta originale, diverse flessibilità chieste da un gruppo di Stati membri tra cui l'Italia: un margine riservato ai crediti internazionali di carbonio al 5%, (rispetto al 3% iniziale) e alcune 'condizioni abilitanti' esterne al testo stesso, come il rinvio di un anno dell'entrata in vigore (dal 2027 al 2028) dell'Ets2, il sistema di scambio delle emissioni per trasporti ed edifici.Rinviata di un anno anche l'entrata in vigore del regolamento europeo contro la deforestazione, che partirà quindi dal 30 dicembre 2026, con una clausola di revisione che scatterà entro il prossimo aprile. Inoltre, su quella che sarà la principale partita del prossimo anno, ovvero il nuovo bilancio pluriennale Ue, la presidenza non è riuscita a risolvere alcuni nodi politici, come la questione dei 'rebates', i rimborsi che storicamente vanno ai Paesi cosiddetti 'frugali', reintrodotti nella bozza elaborata da Copenaghen tra la contrarietà, tra gli altri, di Italia e Francia.Da segnalare infine alcuni dossier non portati a conclusione: il mancato accordo tra Consiglio e Parlamento Ue sulle norme per i diritti dei passeggeri del trasporto aereo o sul ban del 'meat sounding', i termini tradizionalmente associati a prodotti di origine animale per prodotti vegetali (i 'veggie burger'); il passo indietro sulla proposta per combattere gli abusi sessuali online sui minori (Csam), denominata 'chat control' per i rischi relativi alla violazione della privacy delle chat private degli utenti; la mancata apertura del primo cluster sull'ingresso dell'Ucraina e della Moldavia nell'Ue, su cui resiste il veto ungherese; e naturalmente il rinvio del via libera all'accordo commerciale con il Mercosur, che potrebbe invece concretizzarsi già nei primi giorni della nuova presidenza cipriota. Clicca qui e iscriviti al nostro canale Whatsapp! Le notizie, in tempo reale, dell'Agenzia Italia ora anche sul tuo smartphone