Genova, violenze contro le occupazioni scolastiche. Gli studenti: “Non è solo vandalismo, sono aggressioni”

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“In un mese a Genova sono state occupate decine di scuole per farci sentire. Ci cercano solo adesso”. Martedì sera, all’Istituto Firpo del quartiere Marassi, un gruppo di giovanissimi, sconosciuti agli occupanti, ha fatto irruzione e si è aggirato per le aule svuotando estintori ovunque. I riflettori politici e mediatici sono accesi sulle occupazioni genovesi da domenica scorsa, solo dopo le scorribande violente, e gli studenti non ne possono già più: “Indichiamo la luna e guardano la pellicina sul dito”. Attirano l’attenzione le ripetute aggressioni subite dagli studenti che occupano a opera di nutriti gruppi di loro coetanei. Prima dell’assalto avvenuto nella notte di sabato al liceo scientifico Leonardo di Castelletto, altri episodi analoghi, con esiti meno eclatanti, si erano verificati in altre scuole occupate come il Nautico San Giorgio della Darsena, il Bergese-Rosselli e il liceo Calvino di Sestri Ponente.Assalto al Liceo Leonardo, gli studenti: “Un’aggressione, altro che vandalismo”“È mezzanotte e tutto va bene”, si dicevano sabato al Leonardo, al termine di un pacifico dj set. Eppure poco prima erano arrivati messaggi poco rassicuranti: “Sono sull’autobus – aveva scritto un amico degli occupanti intorno alle 22.30 – è carico di gente che dice di andare al Leo a spaccare tutto”. Non sono un gruppo omogeneo e arrivano anche da altri quartieri, ma hanno deciso di convergere nel quartiere residenziale di Castelletto per assaltare il liceo occupato. “I ragazzi che facevano sorveglianza all’entrata – si legge nel report sui fatti della notte di sabato scritto dagli studenti – hanno compreso che la situazione stava diventando ingestibile e hanno fatto uscire tutti da scuola, iniziando a chiamare le forze dell’ordine“. Una resa alla violenza, armata di pali da cantiere, esibita da una trentina di coetanei esterni alla scuola: “Chi ha provato a ostacolare il raid si è preso anche degli schiaffi”, ammettono ora. In assenza di referti e denunce, il blitz passa per ora alle cronache come esibizione di vandalismo privo di aggressioni.Nelle due ore e mezza intercorse tra le prime telefonate e l’arrivo delle forze dell’ordine, i ragazzi estranei alla scuola hanno svuotato gli estintori ovunque, spaccato e scardinato porte e finestre, sfondato monitor e lasciato la scritta “Free Sosa”, poco distante dalla sbilenca croce uncinata finita su tutti i giornali. Nonostante quel “viva il duce” urlato da uno degli “incursori” – come vengono definiti dal giornalino scolastico “La Voce del Leo” – a distanza di qualche giorno si minimizza la portata “politica” del raid. “È una cosa idiota, ma contempliamo il fatto che dei ragazzi pensino di rompere la monotonia del sabato sera genovese per mettere a soqquadro una scuola pensando di rimanere impuniti – commentano alcuni ragazzi fuori dalla scuola – e resta incomprensibile la necessità di tracciare una svastica“.Teppisti o fascisti?Per provare a capirci qualcosa di più sentiamo Eugenio Saitto, 18 anni e diverse occupazioni alle spalle al liceo Calvino di Sestri, nel ponente genovese. “I giornali hanno parlato di fascisti e ‘maranza‘, termine usato come sinonimo di teppisti – spiega a ilfattoquotidiano.it – per me la distinzione non è così netta. Non erano di certo fini intellettuali i fascisti delle squadracce di Mussolini mandati a reprimere gli scioperi. L’estrema destra da sempre fa sciacallaggio nelle situazioni di disagio sociale e di abbandono di giovani che vivono l’esclusione sociale e non ricevono gli strumenti per emanciparsi”.Una lettura non diversa da quella che arriva da Castelletto, dove tra gli studenti del Leonardo c’è chi allarga ulteriormente la concezione di disagio: “Genova è piccola e siamo risaliti facilmente ai nomi di alcuni di questi ragazzi – spiegano dalle panchine di piazza Manin – non è vero, come hanno scritto, che si tratta di migranti di seconda generazione: erano prevalentemente italiani. Non è neanche vero che arrivassero tutti dalle periferie, anzi”.Anche grazie alla leggerezza con la quale alcuni dei protagonisti della scorribanda di sabato si sono compiaciuti delle loro gesta su TikTok – spiegano fonti qualificate – a breve si avranno maggiori informazioni sulle persone coinvolte. Tra i primi giovani identificati, nelle scorse ore, ci sono diversi minorenni e un diciottenne. A indagare, con due fascicoli distinti, ci sono la Procura della Repubblica e quella per i minorenni. Gli stessi studenti del Leonardo raccontano qualcosa di più: “Uno abita a Borgoratti e un altro in Alta Val Polcevera”. Girano nomi e, tra le voci che si accavallano, spunta anche quello di un ragazzo dell’aristocratico quartiere di Albaro.“Il disagio esistenziale che muove questi ragazzi non è certamente solo economico, per alcuni di loro non è affatto economico – dice Simone Leoncini, padre di una studentessa e consigliere municipale di Avs – il confine tra balordi e fascisti è relativo, le svastiche c’erano. Poi, certo, le modalità del raid sono state più simili a quelle da stadio che a quelle della politica”. “Non vogliamo che il dibattito si schiacci in una penosa contrapposizione tra ‘cattivi teppisti’ e ‘bravi ragazzi’ – aggiunge Eugenio Saitto – è chiaro che se chi si mobilita per fermare la collusione con il genocidio a Gaza o contrastare il riarmo viene definito criminale e violento da membri del governo; questi ragazzi, nella loro completa ignoranza, si sentono legittimati a venire a provocare e devastare”.Eugenio fa parte di Opposizione studentesca d’Alternativa (Osa), l’organizzazione politica degli studenti medi. Anche per lui questi ragazzi non sono fascisti, ma lasciarli liberi di intimidire chi contesta può tornare utile a chi vede negativamente la mobilitazione di questi ultimi due mesi: “A partire dallo sciopero generale del 22 settembre – ci tiene a contestualizzare – sulla linea del ‘bloccare tutto’, c’è stato un allargamento delle occupazioni mai visto prima a Genova”.Gli assalitori? “Ragazzi allo sbando che hanno abbandonato gli studi”Senza nulla togliere agli sforzi fatti per difendere la scuola dall’assalto, Eugenio sottolinea che una certa consuetudine con il conflitto sociale comporta contatti e capacità organizzative per garantire la sicurezza di un’occupazione. Per questo quello che è successo al Leonardo è stato scongiurato qualche settimana prima al Calvino. Non è detto che quelli che hanno provato ad assaltare il Calvino siano gli stessi che sono andati al Nautico, al Leonardo o al Firpo. Chi ne ha riconosciuti alcuni garantisce che non si tratta di fascisti, che a Genova sono una presenza irrisoria e più nostalgica che antisistema, ma “frutti della dispersione scolastica”.Per gli studenti, almeno nel ponente ligure, le tentate incursioni arrivano da comitive di ragazzi che decidono di andare in una scuola occupata come fosse un’alternativa ai vicoli o allo stadio o ad altri luoghi dove dar sfogo alle proprie scorribande. “Metti insieme diversi giri di amici e in breve si arriva a essere 50–60; tra questi la maggior parte sono ragazzi tra i 15 e i 17 anni che hanno mollato la scuola – conferma Fabio, che frequenta il Nautico – legati ad ambienti di spaccio e microcriminalità e abituati alla violenza, alla prevaricazione e all’abbandono totale a loro stessi da parte degli adulti”.L'articolo Genova, violenze contro le occupazioni scolastiche. Gli studenti: “Non è solo vandalismo, sono aggressioni” proviene da Il Fatto Quotidiano.