“Abbiamo interrotto i test molti anni fa. Ma visto che altri li stanno facendo, penso sia opportuno farli anche noi”. Con queste parole, sull’Air One, di ritorno dal viaggio in Asia, Donald Trump ha giustificato la ripresa dei test nucleari statunitensi. Nell’affermazione c’è una cosa vera e una falsa. È vero che gli Stati Uniti hanno interrotto i test nucleari da anni. L’ultimo risale al 1992, quando alla Casa Bianca c’era George H.W. Bush. Non è vera però l’altra parte della dichiarazione. Nessuno ha ripreso i test nucleari. Gli Stati Uniti si preparano – ma è tutto da vedere – a testare le proprie armi nucleari sulla base di una falsa premessa. La cosa rischia di alimentare nuove tensioni, anche se molti esperti del settore fanno notare che non sarà facile dare attuazione pratica alla decisione di Trump.Quando Trump ha per la prima volta parlato di test nucleari, in un post su Truth Social, si trovava appunto in Asia. Nel corso del meeting con il presidente cinese, Xi Jinping, si è premurato di dire che la mossa non è diretta alla Cina, i cui ultimi test risalgono a 29 anni fa (anche se il governo cinese sta approntando il sito di Lop Nur, nel caso dovesse riprenderli). Il pensiero di tutti è quindi andato alla Russia, che sale e scende di continuo nel gradimento di Trump. Un giorno Putin è “un grande amico”. Il giorno dopo ha “problemi psichici”. La Russia ha comunque di recente annunciato di aver testato due vettori di lancio per armi nucleari: un missile da crociera a propulsione nucleare e un siluro sottomarino, il Poseidon, in grado di attraversare il Pacifico e colpire la costa occidentale degli Stati Uniti. È possibile che Trump abbia scambiato questo annuncio con la scelta di riprendere i test, ma appunto non è così. L’ultimo test nucleare russo risale a 35 anni fa. E per ritrovare un test nucleare della Corea del nord, l’altro Paese che può preoccupare il governo USA, bisogna tornare al 2017.L’annuncio di Trump rivela la vaghezza, spesso l’imprecisione, con cui il presidente americano affronta le questioni internazionali e della sicurezza, che dovrebbero invece essere trattate col massimo della prudenza e della precisione. L’annuncio di Trump ha però soprattutto sorpreso la comunità scientifica, americana e non, e molti tra i suoi stessi collaboratori. I test nucleari non appaiono al momento necessari, sono esageratamente costosi, e potrebbero alla fine risultare controproducenti proprio per gli Stati Uniti. Non è un caso che quando lo scorso aprile Brandon Williams, l’uomo che Trump ha nominato responsabile dei test nucleari, si è presentato al Senato per le audizioni di conferma, abbia detto: “Non consiglierei i test. Penso che dovremmo semplicemente basarci sui dati scientifici” – con rifermento a quelli raccolti attraverso i modelli matematici dei sistemi computerizzati. Nessuna potenza nucleare ha del resto mai fermato i propri test, “nemmeno per un giorno, nemmeno per un’ora”, come ha dichiarato il ministro della difesa russo Serghei Shoigu dopo l’annuncio di Trump. Il fatto è che non si tratta più di test fisici, ma di prove effettuate attraverso modelli matematici.In altre parole, gli Stati Uniti non hanno alcuna necessità di riprendere i test. Il governo americano è in possesso di tutti i dati necessari per costruire nuove armi e testarne l’efficacia. Ecco perché l’annuncio di Trump, oltre che impreciso, è apparso sorprendente, fuori sincrono con la realtà del progresso tecnico-scientifico. A tutto questo, si aggiungono ulteriori elementi di dubbio. I test nucleari statunitensi dovrebbero essere condotti dal Dipartimento all’energia. Il Pentagono si occuperebbe invece delle armi utilizzate per trasportare gli ordigni nucleari. Proprio il segretario alla difesa, Pete Hegseth, si è allineato alle dichiarazioni di Trump – “dobbiamo avere un deterrente nucleare credibile”, ha detto – ma significativamente si è mantenuto vago su tempi e modi. Non è difficile capirne le ragioni. Il Nevada National Security Site, 96 km circa a nord-ovest di Las Vegas, è attualmente l’unico luogo negli Stati Uniti dove possa essere testata un’arma nucleare. Il sito ha una superficie molto vasta, pari a circa 3300 chilometri quadrati. Per tutti gli anni Cinquanta, gli esperimenti qui effettuati sono stati atmosferici, esterni. Dal 1962 al 1992 sono stati realizzati in profondità. Lo stesso procedimento dovrebbe essere seguito nel caso di ripresa. Enormi cavità dovrebbero essere scavate sottoterra o nel fianco di una montagna. In esse verrebbe inserito e poi sigillato l’ordigno nucleare. Ls successiva detonazione verrebbe contenuta nella roccia, riducendo il rischio di ricaduta nell’atmosfera. I test sotterranei sono ovviamente più sicuri di quelli effettuati nell’atmosfera, ma presentano comunque dei rischi. Nel passato, alcune ricadute radioattive sono fuoriuscite dalle cavità di prova. Non è poi escluso che la deflagrazione potrebbe essere sentita a Las Vegs, con alcuni degli edifici più recenti e alti – tra questi c’è il Trump Hotel – a rischio di danni non indifferenti.A parte i rischi, preparare ai test il Nevada National Security Site costerebbe centinaia di milioni di dollari e necessiterebbe di almeno due anni di lavoro. Ecco perché l’annuncio di Trump appare singolare. Non sono solo i suoi dettagli tecnici a essere obsoleti. Sono anche i tempi e i costi dell’operazione a suggerire di lasciar perdere. C’è infine un ultimo elemento che molti esperti segnalano. Se a Washington si decidesse di riprendere i test, l’unico soggetto a beneficiarne davvero sarebbe la Cina, cui verrebbe offerta la possibilità di usare la ripresa dei test per ampliare e modernizzare il proprio arsenale. In conclusione, se i test nucleari dovessero riprendere, non sarebbe nell’immediato e non sarebbe una scelta particolarmente felice per gli Stati Uniti. Alcuni, per spiegare i motivi dell’annuncio di Trump, affermano che il presidente potrebbe in questo modo aver voluto forzare la Russia alla firma di un nuovo trattato di non-proliferazione. Se davvero così fosse, la mossa rischia di creare più problemi che benefici.L'articolo Costi esorbitanti, efficacia tutta da valutare, rischi ambientali e geopolitic: cosa non torna nell’annuncio di Trump di riprendere i test nucleari proviene da Il Fatto Quotidiano.