Dal Mediterraneo all’Indo-Pacifico. Ecco come l’Italia può trainare il passaggio europeo a Sud-Est

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In vista del Gruppo dei 20 (G20) di Johannesburg del novembre 2025, l’Italia ha l’opportunità di consolidare la propria strategia verso Africa e Asia. In un mondo in rapido cambiamento, nuovi equilibri si formano a Sud e a Est e le rotte economiche vengono ridefinite. India, Medio Oriente e Africa emergono come nuovi centri di crescita economica e politica, aprendo spazio a un plurilateralismo senza schieramenti rigidi. L’Italia può fare la differenza, trasformando la propria strategia verso questi Paesi in leva concreta, puntando su progetti come il corridoio India-Medio Oriente-Europa (Imec) e il Piano Mattei per l’Africa. Uno schema inedito che vede l’Europa e l’Italia a un bivio: restare passive ai nuovi equilibri globali, oppure ripensare attivamente la propria proiezione esterna. Ciò significa investire nella diversificazione delle rotte energetiche, industriali e infrastrutturali del Sud globale. È su questo terreno che l’Italia può giocare un ruolo chiave. Trasformando la propria centralità mediterranea in leva strategica per l’Europa, Roma può diventare il fulcro di una diplomazia europea integrata, capace di combinare cooperazione economica, sicurezza energetica e sviluppo condiviso.La posizione geografica, la tradizione diplomatica e la proiezione mediterranea pongono l’Italia al centro di un hub naturale tra Africa, Medio Oriente e Asia. Grazie a rapporti consolidati con Paesi come India e Marocco e progetti strategici come il Corridoio India-Medio Oriente-Europa e il Piano Mattei per l’Africa, Roma può consolidarsi come piattaforma diplomatica e logistica dell’Europa nel Mediterraneo allargato. Essi rappresentano quindi leve complementari: il primo punta alla connettività economica e infrastrutturale, il secondo alla cooperazione energetica e allo sviluppo sostenibile. Imec collega India, Golfo e Mediterraneo, valorizzando porti strategici come Trieste. Nel 2024 lo scalo giuliano ha movimentato 59,5 milioni di tonnellate di merci, confermandosi snodo chiave per prodotti industriali e tecnologia. Componenti dall’India possono arrivare in nave e, in meno di due giorni, raggiungere i poli industriali di Monaco o Rotterdam. Allo stesso tempo, Trieste può diventare anche snodo europeo per l’idrogeno verde proveniente da India e Golfo, contribuendo a soddisfare la quota di importazioni prevista dal piano nazionale italiano di 252.000 tonnellate/anno entro il 2030. Il corridoio ha il potenziale di ridurre i tempi di trasporto tra India ed Europa fino al 40 %, migliorando l’efficienza logistica e aprendo nuove opportunità commerciali. Roma trasforma così le infrastrutture in leve concrete di politica estera, facilitando il dialogo tra Bruxelles e Nuova Delhi in tempi di ridefinizione geoeconomica, e rafforzando la voce europea in forum chiave come il G20, con impatti diretti su commercio, energia, tecnologia. Il Piano Mattei consente all’Italia di consolidare una presenza concreta in Africa, superando la logica dell’assistenza per costruire partnership paritarie basate su energia, sviluppo e infrastrutture. Già oggi emergono progetti concreti, dai corridoi energetici verdi tra Nord Africa e Mediterraneo alla produzione di energia solare in Marocco (centri rinnovabili e startup con oltre 100 partecipanti da 14 Paesi africani). Il valore aggiunto italiano sta nella capacità di unire risorse europee e competenze industriali nazionali, accelerando tempi e risultati.Ed è in questa intersezione che si gioca la vera opportunità per l’Italia: essere non solo un beneficiario, ma un costruttore di connessioni euro-mediterranee tramite Imec e Piano Mattei. Le opportunità sono notevoli, ma la sfida è duplice — politica e operativa. Il Piano Mattei ha un potenziale significativo per diventare uno strumento chiave con cui l’Italia può giocare un ruolo più strategico. Ha l’obiettivo di rafforzare infrastrutture, collegamenti internazionali e cooperazione economica, e può massimizzare questo impatto integrando efficacemente i fondi europei, come quelli del Global Gateway, con il settore privato. L’Imec, se accompagnato da tempi certi e coordinamenti efficaci — dai collegamenti portuali alla dogana — può davvero trasformarsi in un’opportunità concreta per rafforzare le relazioni commerciali e industriali tra Italia, Europa, India e Golfo. Insieme, questi strumenti possono rafforzarsi a vicenda, diversificando approvvigionamenti e aumentando la resilienza energetica. L’Italia dipende per circa il 75 % dalle importazioni energetiche e l’Unione Europea importa oltre l’80 % delle materie prime critiche. Nuovi canali con Africa, India e Medio Oriente possono garantire forniture più stabili e aprire mercati in crescita, rafforzando la posizione strategica dell’Italia in Europa e nel mondo.Coordinamento politico, mobilitazione di risorse pubbliche e private e diplomazia economica coerente saranno decisive per trasformare le opportunità in risultati concreti. Non basta evocare il “ponte tra Nord e Sud”: serve renderlo operativo, con progetti, investimenti e alleanze concrete. Per trasformare la posizione geografica in leva strategica concreta, l’Italia può creare una cabina di regia unica per Imec e Piano Mattei, accelerando così tempi e coordinamento. Inoltre, è importante mobilitare finanza pubblica e privata per favorire partnership industriali e infrastrutturali con partner africani, indiani e mediorientali. Infine, serve sviluppare una strategia di diplomazia economica che includa Africa, Medio Oriente e India in modo uniforme. Agendo insieme su questi fronti, Roma può diventare garante di un’agenda multilaterale tra Nord e Sud Globale, consolidando la propria voce e quella dell’Europa nel nuovo ordine multipolare.