di Mario Lettieri e Paolo Raimondi * –Fonti finanziarie svizzere, tra cui il quotidiano di Zurigo Neue Zürcher Zeitung (Nzz), evidenziano una crescente e pericolosa dipendenza del Tesoro americano dagli hedge fund (hf).Con il denaro affidato loro dagli investitori, gli hf operano in tutti i settori economici, dalle monete alle merci, dalle azioni ai bond, ai derivati. Sempre alla ricerca di alti profitti, sperimentano tecniche molto speculative. Inoltre, usano il cosiddetto leverage, investendo capitali superiori alla dotazione del fondo utilizzando denaro preso a prestito.Si sottolinea che il 70% di tutti gli hedge fund ha la sede nelle Isole Cayman, cioè fuori dai confini statunitensi e, quindi, non sono soggetti alle leggi americane.Secondo i dati della Security Exchange Commission (Sec), l’ente federale che vigila sulle borse valori, pubblicati dalla Federal Reserve, tra gennaio 2022 e dicembre 2024 questi hedge fund hanno acquistato circa il 37% di tutte le emissioni del governo Usa. Dal 2022, le partecipazioni in titoli di Stato statunitensi nelle loro mani sono più che raddoppiate, raggiungendo 1.839 mld di dollari. In altre parole sono diventati il primo creditore degli Usa. Detengono più titoli di Stato rispetto al Giappone, che arriva a 1.151 mld di dollari, e più del doppio delle obbligazioni americane detenute dal Regno Unito e dalla Cina. Interessante notare che le statistiche del Tesoro tendono, invece, a diminuire di ben 1.400 mld di dollari i dati relativi ai fondi sopra riportati.Il cambiamento è di grande rilevanza poiché si è passati dai detentori istituzionali, governi e banche centrali, a entità private spesso molto opache e difficilmente identificabili. Il problema è che gli hedge fund hanno finanziato la gran parte dei loro acquisti di obbligazioni con il debito. In seguito li hanno usati anche per transazioni speculative sul mercato dei futures.Inoltre, le obbligazioni acquistate fungono da garanzia per altre operazioni di leverage. E’ un meccanismo alchemico molto fragile e rischioso. Questo rende i fondi vulnerabili alle variazioni dei tassi d’interesse e dei prezzi che possono verificarsi a seguito di impreviste perturbazioni politiche o economiche.Il nervosismo dei mercati finanziari è stato recentemente evidenziato a seguito della notizia che due banche regionali statunitensi hanno dovuto accantonare fondi per frodi sui prestiti. Il fallimento del fornitore americano di finanziamenti auto Tricolor Holdings, come da noi già riportato, aveva causato disordini sui mercati.Kristalina Georgieva, direttrice operativa del Fondo Monetario Internazionale, ha recentemente affermato che i rischi nell’attività di prestito delle banche le stavano causando “notti insonni”. Il motivo è il “cambiamento molto rilevante nei finanziamenti” dal settore bancario a quello non bancario, cui appartengono appunto gli hedge fund.Anche l’agenzia di rating Moody’s teme l’arrivo di segnali di una nuova crisi finanziaria. Ci possono essere molte variabili in campo. Alcuni temono altre azioni “imprudenti” da parte del presidente Trump, come già successo in primavera a seguito della presentazione dell’elenco di dazi contro i partner commerciali.Più gli Stati Uniti si affidano agli hedge fund per finanziare il proprio bilancio, maggiore è anche il rischio di un freno da parte degli acquirenti istituzionali tradizionali. In caso di un forte scricchiolio, ci si aspetta un intervento di salvataggio della Fed con l’acquisto di titoli di Stato. Ciò significherebbe immissione di nuova liquidità nel sistema bancario con il conseguente rischio di un aumento dell’inflazione. Se così fosse, anche la Fed perderebbe credibilità e il dollaro finirebbe sotto pressione minando la stabilità dell’intero sistema finanziario internazionale.Oltre al ruolo crescente e pericoloso degli hedge fund, recentemente il presidente Trump ha spalancato le porte ai gestori di stablecoin e di criptomonete. L’intenzione, apertamente ammessa, è di agevolarli nell’acquisto di titoli del Tesoro per coprire la crescita del debito pubblico Usa.E’ chiaro che i governi, le grandi istituzioni e il sistema bancario internazionale considerano questi andamenti con preoccupazioni e sospetto.Non è sorprendente che queste avvisaglie vengano proprio dalla Federazione Svizzera che recentemente è stata colpita da Trump con dazi punitivi del 39%, mettendo in discussione anche il decennale privilegio delle banche svizzere nella gestione ultra confidenziale di grandi capitali provenienti da ogni parte del mondo.* Mario Lettieri, già deputato e sottosegretario all’Economia; Paolo Raimondi, economista e docente universitario.