Lo scivolone dell’Agcom sui siti porno: nell’elenco pubblicato spuntano nomi e link di ricerche private

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È diventato pubblico l’elenco dei 48 siti porno o piattaforme di condivisione contenuto a cui dal prossimo 12 novembre si potrà accedere solo dopo una verifica dell’età, tra cui Pornhub e Onlyfans. Nella tabella compilata da Agcom, accanto al nome del sito, i link connessi non sono però tutti uguali. Alcuni si limitano a riportare l’indirizzo internet della homepage, altri ne hanno uno ben più lungo. Vi si legge, tra i tanti: «ragazze», «sesso», «gay porno daddy». In altri ancora, addirittura, dopo la categoria di video hard è leggibile la parola «session» seguita da un codice alfanumerico. Come se qualcuno avesse copiato e incollato nel file il link dopo aver concluso una sua personalissima ricerca.I link di ricerca e il nome dell’autore leggibile nei metadatiA scoprire lo scivolone dell’Autorità è Paolo Dal Checco, che sull suo account @forensico su X ha mostrato con due semplici screenshot come il pdf pubblicato da Agcom non sia stato pulito da alcune informazioni base. Oltre alle query specifiche di ricerca, rimangono leggibili da chiunque anche le pagine visitate dall’utente, gli ID di sessione, i metadati internet e quelli delle fotografie o immagini (i cosiddetti exif). Proprio tramite questi dati, come ha dimostrato lo stesso Dal Checco, è quasi banale risalire al nome e al cognome dell’autore, opportunamente censurato dall’utente X. November 1, 2025 Il muro per i minorenni e la difficoltà a farlo rispettareDal 12 novembre gli utenti di siti hard dovranno prima autenticarsi tramite un sito o un’app terza e certificata. I metodi di identificazione, che non comprendono lo Spid come inizialmente invece si credeva, dovrebbero proprio servire a impedire l’accesso di minorenni a contenuti 18+. Le problematiche però si sommano l’una all’altra. Dal fatto che, con una Vpn neanche troppo forte o chat su Telegram, sarà possibile aggirare l’ostacolo. Fino alla già prevedibile protesta e reazione dei siti stessi, che vedranno crollare il loro traffico. Un precedente di pochi mesi fa è quello francese, dove piattaforme come Pornhub hanno protestato con veemenza sospendendo il loro servizio e sottolineando come la norma costringesse gli utenti a inserire i loro dati online. La contestazione, simboleggiata dal quadro La libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix, ha poi dato ragione alle piattaforme, dato che il Parlamento francese è tornato sui suoi passi bloccando la legge. Chissà se il governo italiano terrà duro più a lungo. L'articolo Lo scivolone dell’Agcom sui siti porno: nell’elenco pubblicato spuntano nomi e link di ricerche private proviene da Open.