Spalletti alla Juve, la Juve a Spalletti. Un connubio che potrebbe rivelarsi vincente ma anche il rischio che inneschi una miccia pronta ad esplodere. E dopo l’annuncio, tra i tifosi bianconeri e tra quelli delle squadre che Lucio ha già allenato, in molti sono d’accordo: Spalletti alla Juve è perfetto, il suo unico nemico sarà Spalletti stesso. Frasi, aneddoti, aforismi, quotes, per dirla con chi all’estero lo ha celebrato e non solo in Russia ai tempi dello Zenit, sono talmente tanti che ci si potrebbe scrivere un libro.Altro che il barzellettario di Totti, contro il quale diede vita ai suoi peggiori torbidi nella sua ultima parentesi di Roma e con il quale di recente ha ristabilito pace e stima. “Date la palla a lui, è come metterla in banca”, disse riferendosi all’ex capitano dei giallorossi nell’ultimo periodo frenetico che portò l’allora numero 10 a ritirarsi. Si parlò di ‘Detottizzazione‘ della Roma, e il responsabile per i tifosi era solo uno.Luciano Spalletti è il nuovo allenatore della Juventus ⚪️⚫️Benvenuto mister! 🗞️➡️https://t.co/JzQ2LwR2ZV pic.twitter.com/LpWc0ybkbs— JuventusFC (@juventusfc) October 30, 2025Le galline del CioniNello Spalletti pensiero, la metafora fa il paio con la vita agreste, quella di un uomo abituato a confrontarsi sempre con la natura e che dalla natura ha sempre preso spunto trasferendola nello spogliatoio: “Perché le cose accadano bisogna volerle per davvero, guardi le mani. Le tocchi, sono quelle di uno che ama potare la campagna, dar da mangiare agli animali”, recita una delle massime spallettiane. A Roma le prime che si ricordino, poi hanno fatto il giro d’Italia e d’Europa. Sempre con quell’accento toscano ormai diventato marchio di fabbrica, un’etichetta non solo in quello che il nuovo tecnico juventino dice ma anche in come lo dice: “In situazioni normali non c’è un furbo se non c’è un bischero. Ed a noi la parte del bischero garba poco farla”. Per i giornalisti e i tifosi della Roma è diventato un modo di dire “le galline del Cioni”, quando paragonò gli animali del suo vicino a Juan Jesus, salvo poi ritrovare il brasiliano al Napoli con il quale vinse il suo primo e unico scudetto in Serie A.Gli aforismi ‘spallettiani’A San Pietroburgo il primo campionato vinto, in Russia, e anche nella terra di Putin ricordano la sua sfuriata a un cronista che gli domandava dell’emozione di aver subito gol al 95′: “Ma che emozione? Ma che emozione, ma che c… dice“, sbottò Lucio. “Ero scarso, poi mi sono fatto il mazzo”, un altro aforisma spallettiano, che poi sia vera e vana umiltà poco importa. Quando c’è stato da complimentarsi con i suoi colleghi, Spalletti lo ha sempre fatto: “Se Sarri avesse continuato a lavorare in banca, ora sarebbe ministro dell’economia”, spiegò in una conferenza stampa che anticipava il match tra la sua Inter e il Napoli di Maurizio Sarri. Forse mai avrebbe immaginato di sedersi anche lui su quella panchina e diventare il Comandante del primo titolo dopo Maradona. E lo Spallettario dei tempi partenopei sarebbe un ottimo spin-off di tutta la sua carriera. Anche se nei suoi primi mesi sotto il Vesuvio, Spalletti comprese e accettò subito il fatto che nessun vincente avrebbe comunque mai potuto eguagliare la grandezza di Maradona.Gli addii di Spalletti al Napoli e alla NazionaleIl Pibe descritto da Luciano: “Per capire l’anima di Diego Armando Maradona va ascoltato quando cantava forse più che vedere le sue prodezze in campo. La sua grandezza è come faceva sentire gli altri e quanto li faceva diventare grandi”. E da buon uomo di campagna, Spalletti ha provato a piegarsi corpo e anima sotto il sole partenopeo: “Mi piacerebbe una squadra sfacciata, di scugnizzi”. Ha amato a dismisura le sue statuine a San Gregorio Armeno, e quando a Castel Volturno gli chiesero della Panda che gli avevano rubato, Spalletti rispose così: “Bisognerebbe vedere in che stato ce la ridanno, quanti chilometri hanno fatto, come sono le gomme… E se non ci sono i cd di Pino Daniele non la riprendo!”. Poi prima del travagliato divorzio con De Laurentiis seguito allo scudetto, l’ennesimo sigillo con la piazza partenopea: “I tifosi della Juve sono della maggioranza del Sud, ma c’è un Sud che non tiferà mai Juventus. Per questo Sud, essere napoletani e tifare Napoli è l’unica cosa che conta”. Dopo l’addio prematuro alla Nazionale (“Mi toglie il sonno, un pensiero che non mi passa mai”), la pace con Totti nel Far West dell’Amaro Montenegro, e ora la Juve. E anche sui bianconeri, Lucio l’aveva già anticipata: “Chi non vorrebbe allenare la Juve? Chi la allenerà sarà fortunato”. Click, parte Jovanotti, il ragazzo fortunato è proprio lui, indio, filosofo, semplicemente Spalletti. Bentornato in pista.Questo articolo Spalletti alla Juve: dalle galline del Cioni al Maradona cantante, lo ‘spallettario’ di Lucio proviene da LaPresse