La vita non finisce. La morte non esiste. E questa volta ce lo dimostra attraverso l’ineccepibile attività dei medium. Stephane Allix capitolo due. Il nuovo libro del giornalista francese che da decenni studia il rapporto tra vivi e morti, la sopravvivenza della coscienza a dispetto del deperire e scomparire del corpo, s’intitola Il Test (Harper&Collins). Un esperimento, appunto, che verte attorno al tentativo di interpellare sei medium francesi (due uomini e quattro donne) rispetto sia ai dettagli dell’esistenza di suo padre morto a 85 anni il 16 giugno 2013, ma soprattutto su alcuni particolari precisi, impossibili da dedurre senza conoscere il defunto, se non mettendosi realmente in contatto con lui. “Alla morte di mio padre ho riposto quattro oggetti nella sua bara, senza parlarne con nessuno. Poi ho consultato alcuni medium che sostenevano di poter comunicare con i morti”.Allix deposita nella bara del padre un pennello lungo e sottile; un tubetto di colore acrilico bianco (il padre era un professore di geografia ma amava dipingere); la sua bussola; un’edizione in brossura del Deserto dei Tartari di Dino Buzzati; un biglietto infilato in una busta beige. “Mi sono premurato di fotografare ogni oggetto appena prima di infilarlo nella bara. Poi ho parlato a mio padre, rivolgendomi al vuoto sopra di lui anziché al suo corpo. Gli ho spiegato cosa stavo facendo e gli ho affidato il compito di indicare ai medium quali erano gli oggetti”. È chiaro che parlare di Il Test significa anche spoilerare. Diciamolo subito quindi: i medium, chi più chi meno, comunicano la presenza degli oggetti presenti nella bara. Non un cinque su cinque per tutti, ma almeno un paio o anche tre, quattro oggetti riconosciuti su cinque. Così, senza cincischiare, senza colpo ferire.Come fanno? Se ridacchiate e vi mettete a fare gli Odifreddi della domenica, Il Test, come il precedente saggio La morte non esiste (2024), non fa per voi. Mettiamo subito le cose in chiaro. Allix scrive: “La morte fa parte di noi. Il nostro corpo è programmato per morire, secondo un ciclo naturale da cui dipende l’armonia sulla terra. Immaginate come sarebbe il pianeta senza di essa: che razza di caos! La morte fa essenzialmente parte della vita, è una sua componente sana e necessaria. Ma solo quella del nostro veicolo materiale. L’anima prosegue il proprio viaggio. La vita continua, ma in forma diversa”. Allix è convinto da tempo che non solo esistano stati di pre-morte (una delle sei medium l’ha oltretutto vissuto mentre faceva un’immersione subacquea e un’altra che fa l’infermiera li registra ogni giorno in pazienti di terapia intensiva in ospedale) che ha provato nel precedente volume grazie agli studi sistematici e continui di diversi medici ospedalieri, ma che appunto i defunti continuino a mandare segnali, risposte, contatti anche dopo il trapasso. “Oggi la vita dopo la morte è un’ipotesi razionale. E a permetterci di affermarlo sono proprio le ricerche scientifiche sulla medianità”.Appunto, i medium. Probabilmente i veri protagonisti di Il Test con le loro vite eccezionali e francamente irripetibili. Così se la tensione tra Stephane e il padre defunto, questo legame densissimo che spesso l’autore recupera in pagine di rara commozione e spirituale leggerezza, è una sorta di filo conduttore dell’intero scritto, è l’apparizione dei sei medium a fare da robusta e sorprendente ossatura narrativa. Ognuno con un proprio stile, ognuno con i propri tempi e modalità discorsive, si collegano al padre di Allix riportandone dettagli incontrovertibili della sua vita. Certo, i medium faticano a mettere insieme i pezzi della comunicazione da un incomprensibile aldilà. Parlare coi morti non è per nulla semplice. Anche perché, scrive Allix, “la parte del loro cervello che percepisce parole, immagini e informazioni dai defunti non è la stessa che poi verbalizza tali contenuti al cliente che va a consultarli”. Un po’ come capita quando sogniamo e usiamo una parte del cervello, mentre la mattina dopo ne utilizziamo un’altra parte per raccontare il sogno. Come spiega il medium Henry si tratta di un “incontro a metà strada” con gli spiriti dei defunti che “scendono” e lui “che sale”. “Vedo una sagoma. Tuo padre, dopo essere passato attraverso diversi stadi evolutivi, ha perso la sua forma incarnata, la sua identità. È andato oltre la persona che era prima, ha superato tutto questo. Ora è più una sagoma, una massa di energia di cui avverto la presenza”, sottolinea Loan, la medium che comunica anche con piante e animali.Come osserva un altro medium, Pierre, “la comunicazione con i morti non ha niente a che vedere con una banale conversazione. È una sorta di osmosi tra il defunto e il medium, atta a favorire la condivisione della conoscenza”. Per tutti i sei protagonisti di Il Test l’avvicinamento a questo scambio è avvenuto grazie ad un “essere di luce disincarnato” apparso a loro quando erano bambini o ragazzi. Una chiamata gentile e luminosa da un lato, ma anche dolorosa e violenta dall’altro, volta ad aiutare il prossimo, le persone che hanno perso i propri cari e che stanno elaborando con fatica un lutto. Ulteriore problematica nel rintracciare spiriti e sussurri dei defunti è la loro possibile permanenza eccessiva di blocco nel regno terreno, vuoi per una morte violenta (nel libro ci sono pure dei racconti del terrore modello case e terreni invasi da spiriti cattivelli), vuoi per l’incapacità di comprendere o l’impreparazione spirituale dinanzi all’accettazione che la vita non finisce con la morte.Insomma, le sei sedute che Allix fa non sono solo la descrizione copia carbone domanda e risposta serrate tra lui e il medium di turno sulle tracce di babbo; ma anche l’occasione per rinfrescare alcuni concetti chiave delle teorizzazioni del nostro. “Noi siamo innanzitutto esseri celesti venuti qui per fare un’esperienza terrena. E lo stesso vale per tutto ciò che è vivo: un corpo umano, una pianta, una pietra ecc… (…) Loan, che ha studiato biologia, suggerisce un parallelo con la termodinamica. In questa disciplina si distinguono tre stati fondamentali: solido, liquido e gassoso”, scrive Allix. “Quando l’essere discende nel grembo materno, il gas passa a poco a poco allo stato liquido. All’interno del ventre l’ambiente è altrettanto liquido, così come la struttura dell’essere stesso: persino le ossa somigliano a una specie di gelatina”. Allo stato liquido segue nel feto un processo di solidificazione che ha il suo apice sui 21 anni, stadio solido che conserviamo per diversi decenni in base alle nostre condizioni di salute, fino a quando verso i 60/70 anni seguirà la vecchiaia con il ritorno allo stato liquido, e infine uno stato gassoso alla morte fisica: “Ora capisco meglio perché mio padre, che attualmente si trova in uno stato gassoso, a volte fatica a trasmettere informazioni”, si permette pure di ironizzare l’autore.Informazioni che però giungono a lui per sei volte con indiscutibile precisione. “Sono le prove che mio padre non ha mai cessato di essere presente durante le sedute”, conclude Allix. “Ogni medium mi ha descritto la stessa persona, che è ancora viva. Tutti e sei sono entrati in comunicazione con lui. Come tutti coloro che abbiamo amato e che ci hanno lasciato, mio padre è ancora vivo altrove”.L'articolo “Alla morte di mio padre ho messo 4 oggetti nella bara, senza parlarne con nessuno”. “Il Test” di Stephane Allix per dimostrare che la vita non finisce e la morte non esiste proviene da Il Fatto Quotidiano.