Un viaggio tra i disobbedienti del nostro tempo per raccontare storie di ribellione a sistemi sociali, economici e politici che schiacciano le persone anziché promuoverle. TS Edizioni pubblica La ribellione è una virtù. Storie, avventure e ritratti di disobbedienza civile (286 pagine, 24 euro), il nuovo libro del giornalista e scrittore Mario Lancisi che in questo caso ha firmato il volume con Maria Zipoli. Il titolo ribalta uno storico libro (L’obbedienza non è più una virtù) di don Lorenzo Milani, di cui Lancisi è uno dei massimi conoscitori e divulgatori. Tra i suoi volumi I folli di Dio, Processo all’obbedienza, Il segreto di Don Milani, Preti Verdi, David Maria Turoldo. Vita di un poeta ribelle. In La ribellione è una virtù il racconto si sviluppa attraverso 18 interviste, una carrellata che accompagna il lettore dalle battaglie di don Milani e del Mahatma Gandhi, che con i loro “no” hanno cambiato la storia, fino alle voci indomite dell’Italia di oggi: don Massimo Biancalani, che accoglie i migranti contro ogni norma disumana, Ugo Biggeri, che reinventa la finanza etica, Luca Casarini, che salva vite in mare, don Luigi Ciotti, che combatte mafie e pregiudizi, le donne che rompono l’omertà della ‘ndrangheta, Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, che accolgono i migranti dell’Est, Andrea Franzoso, che denuncia la corruzione a costo della propria carriera, Francuccio Gesualdi, che ha fatto della solidarietà un atto politico, i lavoratori della Gkn che resistono per riesistere, il Centro Storico Lebowski, contro il calcio miliardario, Franca Viola, che proclama “Io non sono proprietà di nessuno”, fino a medici come Paolo Malacarne, che disobbediscono per la cura dei pazienti e ad attivisti come Tomaso Montanari, Marco Omizzolo, Balbir Singh, Moni Ovadia, Cecilia Strada, Damiano Tommasi, don Bernardino Zanella e Nicola Pondrano, che alzano la testa contro soprusi, guerre e conformismo. Un viaggio audace, dalle tragedie greche ai fronti contemporanei, per riscoprire il coraggio della ribellione.Ilfattoquotidiano.it pubblica, nel giorno dell’uscita del libro, un breve estratto, che guida i lettori in questo viaggio.***Eteocle e Polinice, figli di Edipo e Giocasta, fratelli di Antigone e Ismene, avrebbero dovuto regnare a turno dopo l’esilio di Edipo da Tebe. Quando Eteocle si rifiuta di cedere il trono a Polinice, fra i due fratelli esplode il conflitto: Polinice lancia un esercito contro Tebe e i due si affrontano in duello, uccidendosi a vicenda. Creonte, nuovo re di Tebe, ordina per decreto che solo Eteocle venga sepolto, lasciando Polinice senza tomba in quanto traditore della patria. Antigone, sorella di entrambi, sfida la legge umana per onorare le leggi divine e fa seppellire Polinice animata dalla pietas. Arrestata, viene condannata a morte. Emone, figlio di Creonte e promesso sposo di Antigone, si toglie la vita, e poco dopo anche la regina Euridice si suicida. Creonte resta solo, sconfitto dal proprio orgoglio. Questa è, in sintesi, la tragedia dell’Antigone di Sofocle, in cui si contrappongono la legge umana, rappresentata da Creonte, e la legge morale‑divina, incarnata da Antigone, che sfida il decreto del re seguendo un principio superiore di giustizia.Il dramma esplora il conflitto tra dovere civile e coscienza etica, un tema che si perpetua nella storia e che non ha mai smesso di essere attuale. Nel 1965, sessant’anni fa, don Lorenzo Milani – protagonista di una delle disobbedienze civili più importanti del dopoguerra, quella all’obbligo militare e alle armi – scrisse L’obbedienza non è più una virtù, testo fondamentale nella storia del pacifismo e apripista all’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza. Oggi, in un tempo segnato e ferito da guerre, conflitti e soprusi, in cui la democrazia è in pericolo e la Costituzione tradita, affermiamo che la virtù non è l’obbedienza ma la ribellione: il coraggio di accorciare lo spazio tra la legge spesso ingiusta e il principio di giustizia.La disobbedienza, come vedremo più avanti, si esprime in maniera comunitaria, sociale e corale, ma anche personale e singola; in entrambe le istanze, il coraggio del “no” porta in sé il seme del futuro e di un mondo diverso. La disobbedienza non è mero ribellismo, ma si articola in forme costruttive e creative: è il seme del progresso della società e dell’umanità. Nella parte storica passeremo in rassegna i grandi disobbedienti che, con i loro “no”, hanno cambiato il corso ingiusto della storia, da Gandhi a Martin Luther King. Lo aveva ben compreso don Milani, che rispose a uno dei suoi allievi più critici, Michele Gesualdi: “La scuola deve tendere tutta nell’attesa di quel giorno glorioso in cui lo scolaro migliore le dice: ‘Povera vecchia, non ti intendi più di nulla!’ e la scuola risponde con la rinuncia a conoscere i segreti del suo figliolo, felice soltanto che il suo f igliolo sia vivo e ribelle”. Ecco: essere vivi e ribelli. Il nostro viaggio tra i disobbedienti del nostro tempo si propone di raccontare storie di ribellione a sistemi sociali, economici e politici ingiusti che schiacciano le persone anziché promuoverle.L'articolo La ribellione al sistema malato? È il seme del progresso. Viaggio per riscoprire i disobbedienti di oggi, da don Ciotti agli operai Gkn proviene da Il Fatto Quotidiano.