Ti ricordi… Davor Cop, l’alternativa dell’Empoli a Romario che lasciò il segno solo nei bar

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Donatella Rettore esce con Kobra nel 1980, il pensiero indecente all’Empoli di Salvemini viene nell’estate di sette anni dopo. Si chiama Romario, ha 19 anni e di lui si dice un gran bene. Tanto bene che piace a troppi, e quando qualcosa piace a troppi, si sa, si alza il prezzo di tanto. Tra il tanto e il pochissimo, quasi nulla, c’è una bella differenza, la stessa che passa con ogni rispetto tra Romario, che ancora oggi nelle partite tra over è incontenibile, e Davor Cop.L’Empoli dell’anno prima era riuscita a conquistare una bella salvezza al primo anno di Serie A: c’è già una buona base dunque con un Jonny Ekstroem che era riuscito a farsi ammirare nella sua prima stagione in Toscana. Certo, c’è poi una tara pesantissima di cinque punti di penalizzazione per illecito sportivo. Serve un attaccante forte per riuscire a ripianare quel gap: Romario, magari, ma come detto costa troppo. E allora si guarda a Est, in quella che allora era ancora considerata Jugoslavia, dove al Vinkovci gioca e segna Davor Cop.Ha già 29 anni, poiché nato il 31 ottobre 1958. Ed è il 1987, dunque le carriere dei calciatori non sono lunghe come adesso, però costa poco, pochissimo: 40 milioni di lire, che per il capocannoniere del campionato jugoslavo possono pure andar bene. Specie se, come pare, la dritta su Davor arriva direttamente da Vujadin Boskov. In Toscana Davor si cimenta subito nello studio dell’italiano, e lo impara anche bene: si paragona ad Altobelli in fase di presentazione e specifica che il suo cognome si pronuncia “Ciop”, cosa che terranno a mente in particolare i tifosi empolesi. Scende in campo per la Coppa Italia contro il Piacenza ma non impressiona, va meglio contro la Cremonese dove con uno stacco perentorio metterà il pallone alle spalle del portiere avversario.Non sarà malissimo, è la riflessione dei tifosi dell’Empoli che ovviamente si aggrappano all’idea di un campione in potenza. E pare che un campione Cop lo fosse davvero, ma a flipper: si racconta infatti di sue partite memorabili nei bar empolesi. Ma in campo la storia è diversa: nelle prime partite non scende in campo, poi esordisce alla quinta di campionato contro l’Ascoli, giocando ancora qualche spezzone di gara tutt’altro che memorabile.E allora i tifosi dell’Empoli ricordano, anche in considerazione della scarsa vena della squadra in campionato e di una retrocessione che, complice la penalizzazione di cinque punti, appare praticamente inevitabile, della pronuncia del cognome di Davor. E al Castellani compare lo striscione: “Dopo Ciop vogliamo anche Cip”. Scivolerà sempre più ai margini del progetto, con il mister che gli preferisce sempre Beppe Incocciati, ma lo fa in maniera silenziosa, tant’è che dai giornali dell’epoca verrà additato sempre come un oggetto misterioso. Persino la sua figurina Panini lo diventa, comparendo pochissime volte nelle bustine di bambini e collezionisti.Conclusa la stagione con 9 spezzoni di gara, mai da titolare, in Serie A, e 9 partite spesso partendo dall’inizio in Coppa Italia torna in Jugoslavia, segnando ancora diversi gol con il suo Vinkovci per poi appendere le scarpette al chiodo ed intraprendere la carriera da allenatore. Anche suo figlio Duje è passato per l’Italia, giocando nel Cagliari, con esiti poco migliori rispetto a quelli del papà: 4 gol in una manciata di partite in Serie A tra il 2015 e il 2017. Troppo poco quel gol a Rampulla per tener vivi i ricordi di Davor, ma quando si sente il rumore vintage del flipper forse sì, allora ci si ricorda di “quanto era forte Cop”.L'articolo Ti ricordi… Davor Cop, l’alternativa dell’Empoli a Romario che lasciò il segno solo nei bar proviene da Il Fatto Quotidiano.