Condividiamo la riflessione del dott. Frajese circa gli ultimi avvenimenti che stanno demolendo gli accordi di pace, producendo ulteriori orrori a Gaza.La pace, sempre più fragile rischia seriamente di franare in queste ore, ma una riflessione amara ci coinvolge tutti.“Secondo me, bisogna inquadrare le cose nel nostro contesto culturale, diciamo così. Se uno riflette su questo, fino a prima di questa storia, la prima cosa che mi viene in mente come la più grande strage di bambini della storia è la strage di Erode, che fa parte della nostra tradizione culturale. In quella vicenda, vengono uccisi 10.000 bambini, un episodio che appartiene a una storia ormai millenaria e che, tra l’altro, segna la nascita della nostra religione, almeno quella italiana.Oggi, però, ci troviamo di fronte a un quadro in cui quel numero di 10.000 bambini uccisi è stato superato, non so esattamente di quante volte — 3, 4, 5, non sono in grado di dire il numero preciso. Ma di fronte a una strage di bambini di questo tipo, la società cosiddetta civile sembra essere in grado di giustificare l’accaduto, per una ragione o per l’altra. L’ultima giustificazione, per esempio, riguarda la storia del cadavere non restituito, anche se non sono esattamente sicuro di come sia andata la cosa, ma ovviamente ciò sembra consentire l’uso di missili per uccidere altri 30 bambini.In altre parole, se la vita dei bambini diventa insignificante quando appartiene a una certa etnia, evidentemente tutto diventa permesso. Io, invece, credo che nel momento in cui la vita dei bambini diventa insignificante, non solo per chi gliela toglie, ma anche per chi, come noi, assiste a ciò che sta accadendo — non da giorni, ma da anni — senza battere ciglio e andando a dormire la notte sereno, il quadro della nostra società è davvero oscuro. Non solo chi commette questi atti orribili, ma anche noi, che assistiamo in silenzio, siamo responsabili di questo buio.Se ci sono persone che si sperticano a giustificare la morte di bambini innocenti, uccisi solo perché appartengono a un popolo piuttosto che a un altro, è un problema che non riguarda semplicemente il luogo in cui accade questo male. È un problema che è trasversale nella nostra società. Abbiamo perso il senso dell’umanità da lungo tempo. Se guardiamo bene, la strada che è stata tracciata ci sta facendo diventare, sempre più velocemente, macchine senza empatia, incapaci di comprendere la sofferenza dei bambini o dei loro genitori — un dolore che è il più grande che si possa immaginare.Se tutto questo viene normalizzato, come sta accadendo in questo periodo, la domanda da porsi è un’altra: che cosa siamo diventati e dove stiamo andando? Se la gente non si pone questa domanda e non capisce che l’unico modo per cambiare è un movimento che nasce dall’interno delle persone — che dicano veramente “basta, io questa barbarie non la voglio neanche immaginare” — allora i governi e le persone di buona volontà dovranno impegnarsi, in qualunque modo possibile, per fermare queste atrocità, a prescindere dal colore politico, religioso o etnico di chi le commette.Credo che ciò che abbiamo guadagnato dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, stiamo rischiando di perderlo nel nulla, e ci stiamo dirigendo verso un abisso che riguarda la nostra coscienza umana. Continuo a sperare che ci sia una luce che emerga, che ci mostri che è possibile vivere in modo diverso, perché è l’unica strada che ci riporta all’umanità”.The post Gaza, la pace di carta ▷ “Accadono orrori ai bambini su cui stiamo zitti e ci diciamo civili” appeared first on Radio Radio.