Il Comitato Artico della Commissione Esteri della Camera dei Deputati ha avviato i propri lavori con l’obiettivo di approfondire in chiave strategica, scientifica e geopolitica il ruolo dell’Italia nella regione, seguendo l’esempio del Comitato Indo-Pacifico, che ha concluso la sua fase di studio ma operativo come punto di riferimento per le relazioni con quell’area del mondo.Il programma ufficiale del nuovo Comitato spiega chiaramente la portata del lavoro in corso: “L’Artico, esteso per 30 milioni di km² e abitato da circa quattro milioni di persone, è oggi al centro di dinamiche geopolitiche complesse e di cambiamenti climatici che amplificano le sfide globali”. Il documento sottolinea come il riscaldamento globale abbia reso più accessibile l’estrazione di risorse come terre rare, metalli preziosi, gas e petrolio, e come la progressiva apertura di nuove rotte marittime commerciali stia ridefinendo gli equilibri economici globali, “specialmente alla luce di una sempre più stretta collaborazione tra Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese”.L’Unione europea considera ormai l’Artico un’area cruciale per la sicurezza energetica e militare del continente, come riconosciuto nello Strategic Compass del 2022. Anche l’Italia, osservatore permanente al Consiglio Artico dal 2013, partecipa con attività scientifiche e un coordinamento istituzionale dedicato. Proprio per questo, la Commissione Esteri della Camera ha avviato un’indagine conoscitiva, da concludersi entro il prossimo anno, volta ad aggiornare la strategia nazionale sull’Artico e a rafforzare la presenza del Paese nella cooperazione scientifica e politica in una regione ormai centrale per la sicurezza internazionale.Formentini: “L’Italia aggiorna la sua visione strategica sull’Artico”“C’è un’ambizione operativa, innanzitutto: fare sull’Artico ciò che è stato fatto con l’Indo-Pacifico, partendo anche da una base di un’indagine conoscitiva già fatta anni fa per la regione”, spiega Paolo Formentini, presidente del Comitato Artico e già alla guida di quello dedicato all’Indo-Pacifico. “Il panorama di studio e consapevolezza finora consolidato deve essere aggiornato, perché tutto è cambiato: la relazione con la Russia si è alterata dopo l’invasione di Mosca dell’Ucraina; Svezia e Finlandia, due player artici di primissimo piano, sono entrati nella Nato, e soprattutto si è affacciata la Cina nella regione.”Per Formentini, l’Artico rappresenta un’estensione diretta delle dinamiche euro-atlantiche e indo-pacifiche. “La Cina è per ora presente solo a livello commerciale e di ricerca, ma vediamo che Pechino è attivissima e, nonostante non sia un Paese regionale (ma si percepisce Stato vicino all’Artico, o jin beiji guojia), ha una dottrina sull’Artico con l’obiettivo di essere ancora più attiva. Qualcosa che ricorda il comportamento cinese nell’Indo-Pacifico, sebbene quella regione sia contigua alla Repubblica Popolare”.Rotte polari e corridoi strategiciL’attualità conferma questa interconnessione tra bacini. All’inizio di ottobre 2025, la nave portacontainer cinese Istanbul Bridge ha completato il primo viaggio di linea tra Cina ed Europa lungo la “Via della Seta Polare”, segnando un evento storico nella navigazione artica. Partita da Ningbo-Zhoushan, ha seguito la Rotta Marittima del Nord lungo la costa siberiana fino al porto britannico di Felixstowe, proseguendo poi per Rotterdam, Amburgo e Danzica. Il viaggio, durato circa 20 giorni — la metà rispetto ai 40-50 necessari passando per Suez — trasportava componenti per l’energia solare e batterie agli ioni di litio, simbolo della spinta tecnologica cinese.L’apertura di questa rotta ha un triplice valore: commerciale, perché riduce tempi e costi del traffico tra Asia ed Europa; geopolitico, perché consolida la presenza della Cina nell’Artico e diminuisce la sua dipendenza da chokepoint come Malacca e Suez; e ambientale, poiché la navigabilità è resa possibile dallo scioglimento dei ghiacci, con conseguenti rischi per l’ecosistema artico.“È evidente che i due comitati, Artico e Indo-Pacifico, si trovino a incrociare dinamiche e interessi: l’assertività cinese è un tema di valore globale e si incrocia in questi due bacini”, osserva Formentini, che pone l’accento sulle rotte commerciali e sui corridoi strategici. “Se non siamo attenti e in qualche modo presenti in prima linea, rischiamo che tutto il Mediterraneo sia tagliato fuori da certe dinamiche. Russia e Cina potrebbero avere più interesse a passare verso il Nord per collegare Oriente e Occidente. Ed è per questo che, mentre pare avviato il percorso di pace nella Striscia di Gaza, serve dare impulso a Imec.”Il corridoio India–Medio Oriente–Europa, spiega Formentini, rappresenta infatti “uno dei collegamenti cruciali per il futuro della geoeconomia dell’Europa meridionale”, offrendo un’alternativa indo-mediterranea ai passaggi vulnerabili di Suez e Bab el-Mandeb, messi a rischio dalle destabilizzazioni prodotte dagli Houthi. “Garantire la funzionalità del Mediterraneo significa salvaguardare la nostra porta commerciale verso Oriente e verso il futuro”, sottolinea.Una visione strategica per la politica esteraIl lavoro del Comitato Artico, come quello Indo-Pacifico, è caratterizzato da una composizione bipartisan, in linea con la rilevanza strategica del tema. “Tutto questo significa che il Parlamento si occupa di temi cruciali per il Paese, riacquisendo una centralità anche nella pianificazione strategica”, spiega Formentini.Del Comitato fanno parte, oltre al presidente Paolo Formentini (Lega), il vicepresidente Andrea Orsini (FI-Ppe) e il segretario Benedetto Della Vedova (Misto). Ne sono membri anche Giangiacomo Calovini, Emanuele Loperfido e Stefano Giovanni Maullu (FdI), Andrea Crippa (Lega), Fabio Porta e Lia Quartapelle Procopio (Pd), Francesco Silvestri (M5s), Nicola Fratoianni (Avs), Federica Onori (Azione) e Maria Rosaria Carfagna (Noi Moderati).(L’intervista è parte di “Indo-Pacific Salad”, che nell’edizione di questa settimana approfondisce i legami tra le dinamiche geopolitiche della regione artica e indo-pacifica. Per iscriversi, basta seguire il link)