Non è mai stato facile lavorare nelle “Opere di bene” di Daniele Nembrini dedicate alla formazione professionale. Lo sanno alla perfezione decine tra le centinaia di dipendenti fissi e collaboratori che negli anni hanno dovuto fronteggiare le imposizioni e le sfuriate dell’imprenditore e manager di Bergamo, vicino alla Curia e a CL, che dal 3 luglio 2024 è indagato insieme ad altre 11 persone per vari reati tra i quali malversazione, falsi in atti e bilanci delle Fondazioni San Michele Arcangelo e Ikaros, cariche che ha lasciato lo scorso anno. Ma a parte alcuni periodi nei quali arrivavano in ritardo, stipendi e collaborazioni erano sempre pagati, anche se spesso con voci decurtate od omesse, nonostante per anni le famiglie degli studenti continuassero a sborsare rette di migliaia di euro l’anno per ogni iscritto. Nell’ultimo periodo, però, i dipendenti lamentano un arretrato di tre mesi di stipendio e molti collaboratori attendono ancora il saldo di sei mensilità. Intanto a Bergamo e dintorni si fanno sempre più insistenti le voci di crescenti difficoltà del sistema-Fondazioni con le banche finanziatrici.Dopo che i pubblici ministeri Emanuele Marchisio e Silvia Marchina, coordinati dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, hanno avviato le indagini su milioni di contributi pubblici scomparsi tra decine di operazioni societarie, mentre Nembrini (che si vantava del suo “voto di povertà”) viveva nel lusso e comprava un patrimonio immobiliare da 6 milioni per la propria famiglia, e su possibili violazioni dei requisiti per ricevere i fondi di Regione Lombardia, Pnrr e Anpal Servizi, inizia a sgretolarsi il muro di paura e omertà che per anni ha schermato il “fondatore”. Dall’interno delle “Opere” cominciano a filtrare racconti di prima mano sul clima lavorativo spesso infernale instaurato dall’imprenditore.Un ex formatore ha scritto al Fatto: “Ho lavorato a Ikaros per cinque anni come docente in regime di libera professione. Negli anni i pagamenti dovuti ai docenti, soprattutto a quelli come me in libera professione, erano talvolta ritardati di mesi con la scusa che la Regione non avesse erogato i fondi. In quest’ultimo anno scolastico però la situazione si è aggravata: al personale dipendente da tre mesi non arriva lo stipendio. Dopo una intera estate in cui dalla Fondazione mi si negavano al telefono e non rispondevano alle mie email, ho dovuto affidarmi a un legale per cercare di recuperare quasi 20mila euro che ho maturato lavorando da novembre a giugno, ma non ho ancora avuto risposta. Eppure, nonostante i pagamenti fossero in ritardo, durante tutto lo scorso anno scolastico non sono mai mancato a scuola, per non creare discontinuità formativa e rischiare di danneggiare in particolare i ragazzi del quinto anno, visto che la mia materia è fondamentale negli scritti e negli orali alla maturità)”. Il formatore quest’anno non è stato riconfermato, a differenza di altri che però hanno dovuto accettare di ricevere solo una parte delle loro spettanze.Sono in molti adesso a raccontare che Daniele Nembrini trattava con estrema durezza e metteva all’angolo chi non si adeguava pedissequamente ai suoi ordini. Secondo alcune segnalazioni all’esame degli inquirenti, il “fondatore” delle “Opere di bene” imponeva al personale turni di lavoro straordinario poi di fatto non retribuiti e non autorizzava i dipendenti a registrare sul portale digitale delle risorse umane le attività in trasferta, computandole come “servizio esterno”, non pagando così le relative indennità. Chi non si allineava alle disposizioni di Nembrini, se assunto a tempo determinato, non veniva riconfermato alla scadenza del contratto, se assunto a tempo indeterminato subiva pesanti ritorsioni.Una dipendente che non aveva accettato straordinari serali sistematici non retribuiti si dimise dopo che le fu imposto un cambio di orario, dalle 13 alle 22, millantando l’esigenza di aprire la sede a favore degli studenti. Un dirigente entrato in contrasto con Nembrini fu trasferito da Bergamo nel Bresciano sinché non si dimise. Una dirigente, appena informò di essere in gravidanza, fu sottoposta a vessazioni sistematiche con l’imposizione di presenziare ad attività lontane dalla sua residenza. Il 30 marzo 2022 un legale scrisse a tutela di una formatrice entrata in urto, insieme a due dipendenti, con il “fondatore”: “Nembrini si fermava più volte rivolgendosi alla dottoressa … e al … urlando veementemente e ripetutamente il termine coglioni. … Le urla e le offese continuavano anche nei corridoi” della sede di via Previtali a Bergamo. Ma se alcuni erano sferzati, altri venivano privilegiati. Come il fisioterapista e il personal trainer della famiglia Nembrini, assunti e messi a libro paga delle sue Fondazioni,Mentre alle Fondazioni si lavorava in un clima a metà tra la paura e l’esaltazione, all’esterno Nembrini voleva però che fosse sempre proiettata l’immagine di un gruppo coeso. Racconta un altro educatore: “Alle convention l’autocelebrazione sfiorava momenti di delirio settario, con regali scambiati fra gli alti adepti, tipo un guanto del Papa e altre simil reliquie. A ottobre 2021 si è toccato l’apice con una scena grottesca, dopo il contratto preliminare di acquisto del convento di un ordine di religiose confinante con la scuola di Calcio (Bergamo), chiamato ‘il castello’. Davanti alla folla dei suoi dipendenti, mentre gli altoparlanti sparavano una marcia militare Nembrini salì su una piccola ruspa e abbattè il muro divisorio”. Un’altra fonte svela al Fatto il finale tragicomico: “Due anni dopo, siccome non aveva mai firmato il rogito ma nel frattempo non aveva nemmeno pagato quanto dovuto alle suore, nonostante le sue Fondazioni usassero già il loro immobile, Nembrini fu costretto a rendere le chiavi e a far tirare su una nuova recinzione”.L'articolo Bergamo, “dopo lo scandalo formazione gli stipendi non arrivano” proviene da Il Fatto Quotidiano.