Maurizio Landini, che la Crusca la confonde con la mietitrebbia, l’altra sera in tv ha detto che Giorgia Meloni "fa la cortigiana di Trump". E non si sa se ridere o piangere. Lui voleva dire "cortigiano", ma nella furia della parità di genere ha pensato di declinare pure l’insulto. È la sindaca di un fraintendimento lessicale. In tutta evidenza Landini ignora che "cortigiana" non è la versione inclusiva di "cortigiano", bensì la più antica delle professioni, e non quella del diplomatico. È il lapsus perfetto dell’epoca corretta: nel tentativo di non discriminare, si scivola sulla lingua e si finisce in un bordello semantico. Meloni, che invece il vocabolario lo consulta, gli ha risposto postando la definizione: "Prostituta". Chapeau. O forse, vista la scena, cappello piumato. Landini resta lì, tra un "compagno" e un "cortigiano", prigioniero del suo stesso dizionario alternativo, dove Messalina è un diminutivo di messale e "patriarcato" significa solo che il capo è sempre lui. Landini: "Meloni è la cortigiana di Trump", la risposta della premier: il video