Dopo giorni di riunioni politiche e lavorio tecnico il consiglio dei ministri ha dato via libera al Documento programmatico di bilancio, cornice della manovra vera e propria, il cui testo sarà approvato solo nei prossimi giorni causa tensioni in maggioranza sul contributo delle banche e sull’estensione della Rottamazione 5. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha comunque “illustrato” ai colleghi – questa la formula usata nel comunicato ufficiale – i contenuti principali della legge di Bilancio. Che si preannuncia mignon: con interventi per soli 18 miliardi di euro, contro i 16 ipotizzati nei giorni scorsi, sarà comunque la più leggera da molti anni a questa parte. Tanto che lo stesso ministero si aspetta che non abbia alcun impatto positivo sulla crescita. Nonostante un contesto “in cui permangono forti elementi di incertezza“, rivendica comunque il titolare del Mef, “l’impegno del governo, in questo scenario, è proseguire da un lato nell’azione di sostegno del potere di acquisto delle famiglie, delle imprese e per il sociale, dall’altro assicurare la sostenibilità della finanza pubblica“. Attraverso quel consolidamento fiscale che il governo Meloni ha abbracciato con entusiasmo e sta realizzando anche grazie al drenaggio fiscale che fa salire il peso delle imposte sui redditi da lavoro. Il Tesoro di fiscal drag non parla, ma fa sapere che “proseguirà il percorso di riduzione della tassazione sui redditi da lavoro che il governo sta portando avanti dall’inizio della legislatura”. Il riferimento è al taglio del cuneo fiscale in realtà avviato durante l’esecutivo di Mario Draghi, ampliato da Meloni e reso stabile dal 2025 sostituendolo con un sistema di bonus fiscali che in alcuni casi hanno penalizzato una fetta di contribuenti. L’intervento annunciato è quello di cui il viceministro Maurizio Leo parla da un paio d’anni e che finora era sempre stato rinviato: la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35 al 33%. Lo stanziamento previsto per il prossimo triennio è di 9 miliardi, quindi la sforbiciata si applicherà ai redditi fino a 50mila euro – attuale limite di quello scaglione – e non sarà ampliata fino ai 60mila come chiedeva Forza Italia. Altri 2 miliardi saranno stanziati per il 2026 per “favorire l’adeguamento salariale al costo della vita”: pare di capire che andranno alla detassazione degli aumenti contrattuali.La “pace fiscale” chiesta a gran voce da Matteo Salvini, provato dalle performance elettorali della Lega alle regionali e dal nulla di fatto sul fronte della “abolizione della Fornero“, riguarderà stando a fonti governative le cartelle recapitate fino a tutto il 2023 ma “verranno esclusi coloro che non hanno mai presentato la dichiarazione dei redditi“. Ancora non chiaro se la sanatoria sarà limitata esclusivamente a chi ha dichiarato tutto il dovuto ma poi non ha versato, requisito comunque insufficiente per tagliar fuori i contribuenti che usano l’Agenzia delle Entrate come una finanziaria che concede prestiti senza alcuna valutazione del merito di credito. Quanto alle pensioni, resta buio fitto sulla platea che godrà del costoso stop all’aumento di tre mesi dell’età pensionabiledestinato a scattare nel 2027, l’anno delle prossime elezioni politiche.Per la famiglia e contrasto alla povertà le risorse previste si fermano a 3,5 miliardi in tre anni, per ora senza dettagli sulla scansione temporale. Ufficiale che la disciplina per il calcolo dell’Isee sarà rivista intervenendo “sul valore della casa e sulle scale di equivalenza, con effetti complessivi di quasi 500 milioni di euro annui”. La prima casa verrebbe in pratica esclusa dall’indicatore, ma prevedendo limiti al valore dell’immobile. Per l’anno prossimo arriva poi la proroga delle detrazioni al 50% per i lavori di ristrutturazione e riqualificazione delle prime case.Le imprese, dopo le lamentazioni del numero uno di Confindustria Emanuele Orsini, incassano il ritorno di un meccanismo di super ammortamento dei costi sostenuti per comprare beni strumentali “per un valore complessivo di 4 miliardi di euro“. Nel triennio saranno confermati il credito d’imposta per le aziende con sede nelle zone economiche speciali e sarà rifinanziata la “nuova Sabatini”, un incentivo finanziario per l’acquisto di macchinari. La plastic e la sugar tax continueranno poi a non entrare in vigore: stavolta la proroga arriva fino alla fine del 2026, con relativa perdita di gettito.Il sistema sanitario nazionale, oltre ai rifinanziamenti previsti l’anno scorso dalla legge di bilancio, “pari a oltre 5 miliardi per il 2026, a 5,7 miliardi per il 2027 e a quasi 7 miliardi per il 2028”, riceverà altri 2,4 miliardi di euro per il 2026 e 2,65 miliardi per il biennio successivo. Serviranno tra l’altro per finanziare il piano straordinario di assunzioni che il ministro della Salute Orazio Schillaci aveva già indicato come priorità ma era rimasto sulla carta per mancanza di fondi.Tra le coperture, anticipa il comunicato, ci sarà anche il sudato contributo “a carico degli intermediari finanziari e assicurativi”. Ma anche questa volta non si tratterà di una tassa decisa unilateralmente dal governo: si procederà solo dopo l’ok dei tassati. E le trattative con l’Abi non sono ancora chiuse.L'articolo Verso una manovra da 18 miliardi. Sì al taglio della seconda aliquota Irpef, 2 miliardi per “adeguare i salari” e 4 per accontentare le imprese proviene da Il Fatto Quotidiano.