Fondazione Museo Shoah contro Roccella : “Chi banalizza i viaggi della Memoria non ne comprende la funzione”

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E’ dura la posizione della Fondazione Museo Shoah sulle parole della ministra Roccella che ieri, intervenuta al convegno dell’Ucei ‘La storia stravolta e il futuro da costruire’, ha affermato come dalla politica sarebbero state “incoraggiate e valorizzate” le visite scolastiche al campo di concentramento nazista di Auschwitz allo scopo di trasmettere l’idea che l’antisemitismo fosse solo una questione legata al fascismo. “Ridurre o banalizzare i viaggi della Memoria significa non comprenderne la funzione. Non servono a cancellare l’odio, ma a insegnare che l’odio non può essere la risposta”, ha detto Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah, sulla valenza dei viaggi della Memoria, sottolineando “il valore educativo e umano di queste esperienze. Quando anni fa fui nominato presidente della Fondazione Museo della Shoah – ricorda Venezia – un noto giornalista televisivo mi disse una frase che mi lasciò profondamente colpito: ‘Ma ancora con la Shoah? Lo capisci che ormai sono tutti stufi?’. Quelle parole mi rimasero impresse, perché avevo ancora negli occhi e nelle orecchie l’incontro con i giovani nei campi di sterminio, accompagnati dai Sopravvissuti, tra i quali anche mio padre, Shlomo Venezia. Ricordo l’impatto emotivo straordinario che quei momenti avevano sui ragazzi: giovani normalmente disinteressati o distratti, che invece si mostravano desiderosi di conoscere, quasi di toccare con mano coloro che consideravano dei veri ‘eroi’. Oggi, a distanza di anni, i viaggi della Memoria sono diventati oggetto di polemiche e di schieramenti. È importante ribadire il loro vero significato, alla luce di un’esperienza maturata in decine di incontri e testimonianze”.Secondo Venezia “è certamente positivo che i giovani sentano il desiderio di difendere l’umanità e i valori civili: questo è un segnale incoraggiante, da accogliere con soddisfazione. Ma non dobbiamo dimenticare una lezione fondamentale tramandata dai Sopravvissuti alla Shoah: nessuno di loro ha mai pronunciato parole di odio, aggressività o vendetta. Penso, ad esempio, a Edith Bruck e alle tante testimonianze di chi, dopo la liberazione, non ha cercato la vendetta, ma ha scelto la vita, la memoria e la parola. ‘Non alla violenza’ è stato il loro insegnamento più grande, persino nei confronti di chi aveva distrutto le loro famiglie e le loro vite. Oggi, purtroppo, assistiamo a una pericolosa semplificazione. Si tende a essere ‘contro qualcuno’ più che ‘per qualcosa’. Si invoca l’odio, la punizione, l’isolamento dell’altro. Ma tutto ciò è in contrasto con i valori trasmessi da chi ha vissuto l’orrore della Shoah. Alcuni sostengono che i viaggi della Memoria siano stati inutili, perché incapaci di contrastare l’antisemitismo dilagante. È un’illusione pensare che pochi giorni di viaggio possano estirpare un male secolare, profondo, radicato. Eppure, nonostante mezzi limitati e scarsa attenzione pubblica, questi viaggi continuano a rappresentare uno degli strumenti educativi più forti che abbiamo. Grazie soprattutto all’impegno straordinario di docenti e accompagnatori. Essi permettono di toccare con mano la storia e di trasmettere ai giovani il senso più autentico della memoria, fatta non di retorica, ma di responsabilità. Ridurre, banalizzare o strumentalizzare i viaggi della Memoria significa non comprendere la loro funzione. Essi non servono a cancellare l’odio, ma a insegnare che l’odio non può essere la risposta”, conclude Venezia.Queste le parole della ministra RoccellaLa ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, ieri ha detto: “Tutte le gite scolastiche ad Auschwitz, cosa sono state? Sono state gite? A che cosa sono servite? Sono servite, secondo me – e sono state incoraggiate e valorizzate – perché servivano effettivamente all’inverso. Servivano cioè a dirci che l’antisemitismo era qualcosa che riguardava un tempo ormai collocato nella storia, e collocato in una precisa area: il fascismo. Le gite ad Auschwitz secondo me sono state un modo per ripetere che l’antisemitismo era una questione fascista e basta“: queste le dichiarazioni della ministra della Famiglia. “E quindi il problema era essere antifascista non essere antisemita – ha affermato – Allora, io penso che il problema oggi sia fare i conti con il nostro antisemitismo, fare i conti con il nostro passato senza illuderci che tutto si è affinato in un’epoca storica e in un’area politica, cosa che trovo difficile sostenere“.Questo articolo Fondazione Museo Shoah contro Roccella : “Chi banalizza i viaggi della Memoria non ne comprende la funzione” proviene da LaPresse