Trump sdogana Hamas: “Sarà la polizia a Gaza per un certo periodo di tempo”. Al nemico di Israele assicurato un ruolo nella Striscia

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Al punto 13 dell’accordo del piano di Trump siglato dalle parti per porre fine alla guerra a Gaza si legge: “Hamas e altre fazioni concordano di non avere alcun ruolo nella governance di Gaza, direttamente, indirettamente o in qualsiasi forma”. Sulla carta, dunque, almeno in un primo momento, i fondamentalisti islamici venivano esclusi dal futuro della Striscia. Non solo: della loro presenza non sarebbe dovuto rimanere nulla, perché – punto 6 – “una volta restituiti tutti gli ostaggi, i membri di Hamas che si impegnano a una coesistenza pacifica e a smantellare le proprie armi otterranno l’amnistia. Ai membri di Hamas che desiderano lasciare Gaza verrà garantito un passaggio sicuro verso i paesi di destinazione”. Questo però era il testo di base, quello dell’intesa su cui tutti hanno concordato, mentre dettagli e specifiche venivano rimandate a una fase successiva. Fase che è andata in scena al vertice di Sharm, in Egitto, e con una dichiarazione di Trump che fino alla vigilia non era stata ipotizzata.Al summit che si è svolto sotto la regia di Usa ed Egitto e davanti a una trentina di leader (inclusa Meloni), Trump ha offerto una soluzione allo scoglio – inevitabile e dirimente – del mantenimento della sicurezza nella Striscia, e ha aperto a un ruolo per Hamas come forza di polizia palestinese: “Vogliono porre fine ai problemi e lo hanno detto apertamente, e abbiamo dato loro l’approvazione per un periodo di tempo”. Una apertura – o meglio, uno sdoganamento – al nemico uno di Israele che rientra nella fase 2 dell’accordo per garantire un futuro di pace al Medio Oriente.La risposta che arriva dalla Casa Bianca sembra segnare la linea rispetto all’obiettivo, di difficile realizzazione e tanto meno verificabile, del disarmo di Hamas. Questo nonostante poco prima del discorso alla Knesset Trump avesse ribadito che il gruppo rispetterà il piano di disarmo e che la questione della consegna delle armi sarebbe stata affrontata. Hamas nel fine settimana ha però respinto, almeno pubblicamente, l’idea del disarmo e voci autorevoli del gruppo hanno dichiarato che poteva essere uno scenario solo nel caso del ritiro delle Idf e di un “riconoscimento dei diritti nazionali palestinesi”. A oggi, l’ipotesi che circola è che gli islamisti possano ammettere una smilitarizzazione graduale e parziale, liberandosi di armi pesanti e offensive – tra cui missili a corto e medio raggio – ma senza rinunciare alle altre, a meno che non venga riconosciuto un loro ruolo ufficiale e di predominio sul territorio. La dichiarazione di Trump, di fatto, va verso un loro riconoscimento.Al di là dei vertici diplomatici, sul campo i miliziani di Hamas hanno già ripreso a pattugliare le strade ormai devastate della Striscia, indicando che non intendono per ora cedere le armi, come previsto dall’accordo. Tanti gli scontri che negli ultimi giorni hanno coinvolto Hamas e altri clan nella Striscia: gli islamisti, tra gli altri, hanno colpito la famiglia oppositrice Abu Warda nell’area portuale di Gaza, provocando morti e decine di sfollati feriti. Media gazawi riferiscono che anche Saleh al-Jafarawi, un noto influencer della Striscia, è stato ucciso durante gli scontri armati tra Hamas e le milizie a Gaza City. I filmati che circolano online mostrano il suo corpo. Secondo Times of Israel, al-Jafarawi è stato ucciso dalle milizie mentre copriva l’episodio. Al-Jafarawi è salito alla ribalta durante la guerra per via dei video da lui girati diventati virali, con centinaia di migliaia di follower sui social media. Ha attirato l’attenzione per la prima volta con un video registrato il 7 ottobre 2023, in cui elogiava i lanci di missili di Hamas. Durante la guerra si era anche filmato mentre reagiva terrorizzato e in lacrime ai raid aerei israeliani. E’ stato tuttavia anche accusato sui social media di aver intascato milioni di dollari raccolti come donazioni per i residenti di Gaza. Il regolamento di conti nella Striscia coinvolge diversi clan: quello dei Doghmush, attivo nei quartieri di Tel Hawa e Sabra, a Gaza city; il clan Al Mujaida, con base a Khan Younis, allineato ad al Fatah, storicamente ostile ad Hamas, che già lo scorso 3 ottobre aveva perso decine di uomini nel corso di un raid di Hamas, che a sua volta avrebbe riportato perdite; il clan Khanidak a Khan Younis e nell’area di Shujayya, a Gaza city, se ne aggiunge un altro legato ad Al Fatah, cioè il clan Khalas, anch’esso accusato di ricevere sostegno operativo – con raid mirati di supporto – e armi dalle IDF.A incidere sulla decisione di Trump di aprire a una forza di polizia ai terroristi nella Striscia anche l’Egitto che, a detta dello stesso presdene Usa, “ha svolto un ruolo cruciale, in particolare con Hamas. La leadership egiziana è stata determinante, poiché Hamas rispetta questo Paese e la sua guida, rendendo il loro coinvolgimento molto importante nel processo”. Il Board per l’amministrazione transitoria è peraltro un altro dei temi che ha dominato i colloqui sul Mar Rosso, e a guadagnarsi la prima nomination di Trump è proprio l’egiziano Abdel Fattah al-Sisi, padrone di casa che ha dato a tutti appuntamento a novembre al Cairo per una conferenza sulla ricostruzione.L'articolo Trump sdogana Hamas: “Sarà la polizia a Gaza per un certo periodo di tempo”. Al nemico di Israele assicurato un ruolo nella Striscia proviene da Il Fatto Quotidiano.