Tunisia-Italia: contratto da 460 milioni di euro per il gruppo Prysmian per il progetto Elmed

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AGI - Il gruppo italiano Prysmian, leader mondiale nei sistemi di trasmissione di energia, si è aggiudicato un contratto da 460 milioni di euro per la posa del cavo sottomarino Elmed, progettato per collegare le reti elettriche italiana e tunisina. L'annuncio è stato dato a fine settembre, a seguito di una gara internazionale congiunta indetta dal gestore della rete elettrica italiana Terna e dalla Società Tunisina per l'Energia Elettrica e il Gas (STEG). Questo investimento, uno dei più grandi nel settore delle infrastrutture energetiche euro-mediterranee, è ancora soggetto alla finalizzazione di alcuni dettagli contrattuali, ma rappresenta già un traguardo storico."Si tratta di un progetto di grande importanza per Italia, Tunisia, Europa e Africa. Essere stati selezionati è una testimonianza della nostra esperienza nella gestione di grandi sfide e nella ricerca di soluzioni intelligenti. Entrambi i Paesi trarranno beneficio da questa interconnessione, che contribuirà alla transizione globale verso un'energia più pulita", ha dichiarato Raul Gil, Vicepresidente Esecutivo della Business Unit Transmission di Prysmian. L'interconnessione elettrica collegherà la sottostazione di Partanna in Sicilia alla sottostazione di Mlaabi nella penisola di Capo Bon in Tunisia. Il cavo attraverserà il Canale di Sicilia, raggiungendo una profondità massima di circa 800 metri. Le operazioni di installazione saranno effettuate a bordo della nave posacavi Monna Lisa di Prysmian. Sarà il primo cavo sottomarino a collegare in modo permanente il Nord Africa e l'Europa. Prysmian si è già aggiudicata diversi progetti di interconnessione sottomarina con Terna, tra cui il Tyrrhenian Link, che ha stabilito un record mondiale per l'installazione di un cavo elettrico ad alta tensione in corrente continua (HVDC) a una profondità di 2.150 metri durante le prove in mare. Secondo l'azienda, si tratta di un'installazione record, la prima volta che un cavo di questo tipo viene posato a tale profondità. A questi progetti si aggiungono l'Adriatic Link, che collega le regioni Marche e Abruzzo, e il progetto HVDC Sa.Co.I.3, che collegherà Sardegna, Corsica e Italia continentale. Per la Tunisia, il progetto Elmed rappresenta un'opportunità concreta per rafforzare la propria sicurezza energetica e promuovere la produzione di energia rinnovabile. Per l'Italia e l'Europa, rappresenta un elemento chiave per diversificare l'approvvigionamento energetico e costruire uno spazio energetico mediterraneo più integrato.L'idea di Elmed risale ai primi anni 2000, ma il progetto è stato a lungo bloccato da ostacoli politici e finanziari. Solo di recente ha ricevuto un impulso, nell'ambito del Piano Mattei per l'Africa lanciato dal governo Meloni, e sullo sfondo della crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina. La necessità di ridurre la dipendenza dal gas russo e accelerare la transizione verde ha spinto Bruxelles a sostenere attivamente le interconnessioni con il Mediterraneo meridionale. Anche l'Unione Europea ha inserito Elmed tra i "progetti di interesse comune", riconoscendone il valore strategico, non solo per l'approvvigionamento elettrico, ma anche per la stabilità geopolitica della regione. Nei giorni scorsi è stato firmato a Tunisi un nuovo accordo di finanziamento da 12 milioni di euro tra STEG e la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) per supportare la Tunisia nell'attuazione del progetto. L'accordo, firmato dal Direttore Generale di STEG, Faycal Trifa, e dal Responsabile del Dipartimento Medio Oriente e Nord Africa della BEI, Ulrich Brunnhuber, segna un passo concreto verso il completamento di un progetto del valore complessivo di circa 1 miliardo di euro. La posa del cavo sottomarino è prevista entro la fine del 2025, mentre la messa in servizio dell'interconnessione dipenderà anche dal completamento delle stazioni di conversione di Partanna e Mlaabi, attualmente in fase di progettazione.In definitiva, Elmed non è solo un progetto infrastrutturale del valore di diverse centinaia di megawatt, ma simboleggia anche un nuovo patto energetico e climatico tra Europa e Nord Africa. Una vera e propria "diplomazia del Green Deal", che, attraverso progetti concreti, mira a trasformare il Mediterraneo in un ponte di sostenibilità, sviluppo e cooperazione.